Faida a Forcella: cancellati
6 ergastoli per killer e mandanti

Faida a Forcella: cancellati 6 ergastoli per killer e mandanti
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 16 Luglio 2018, 22:53 - Ultimo agg. 18 Luglio, 06:59
3 Minuti di Lettura
Cade l’aggravante della premeditazione, cadono i «motivi futili e abbietti». Tecnicismo a parte, il risultato è questo: niente ergastolo per i killer dei Buonerba, i famigerati «capelloni» di via Oronzio Costa, quelli che tra il 2014 e il 2015 ingaggiarono una guerra armata con i Sibillo, per la conquista di un paio di strade a Forcella, quelli che insanguinarono il centro storico provocando la morte di persone colpite per errore.
Prima Corte di Assise appello, presidente Monaco, il verdetto non passa inosservato: per il boss Gennaro Buonerba (difeso dagli avvocati Leopoldo Perone e Sergio Simpatico), Antonio Amoroso (difeso dall’avvocato Stefano Viglione) e Luigi Criscuolo si passa dalla condanna all’ergastolo rimediata in primo grado (firmata due anni fa dal gup Dario Gallo) alla più tenue condanna a venti anni di reclusione. Mano morbida anche per gli altri imputati: per Assunta Buonerba (difesa dall’avvocato Perone), Luigi Scafaro (difesa dall’avvocato Antonio Rizzo); Salvatore Manzio la condanna passa da trenta a venti anni, con un livellamento verso il basso frutto di quanto avvenuto nel corso del processo bis. In sintesi, in attesa di leggere le motivazioni, sembra decisivo il ragionamento sull’aggravante della premeditazione: in primo grado, aveva infatti assunto peso una frase intercettata («questa occasione ce la manda il padre eterno»), a proposito della presenza della vittima designata all’esterno di una pizzeria della Maddalena. Forti di una soffiata, i killer lasciarono il covo e puntarono su Salvatore D’Alpino, alias ‘o brillante, all’esterno di una pizzeria. 
Tutta la sequenza venne registrata in presa diretta: prima dalle cimici piazzate in un appartamento di via Costa, poi per strada, grazie alle telecamere esterne alla pizzeria. Furono le telecamere a inquadrare il killer Antonio Amoroso in posa plastica, con bermuda e volto travisato mentre prende la mira e fa fuoco in un’area attraversata da decine di passanti. 
IL VIDEO
Un delitto mediatico, per il quale vennero arrestati killer e mandanti. Due anni fa, però la confessione non spinse il giudice Gallo ad attenuare la pena. Ergastolo per aver portato a termine un agguato predeterminato - scrisse - per aver chiuso i conti con il clan rivale. Poco rilievo venne data dal giudice all’ammissione di responsabilità personale da parte degli imputati, una sorta di copione che viene interpretato nelle aule di giustizia in vista di una condanna esemplare. Di diverso avviso i giudici della prima Corte di assise d’appello, che hanno rivalutato proprio quella frase pronunciata, quel «ce l’ha mandato il padre eterno» potrebbe infatti alludere a un evento improvviso, del tutto inaspettato. Fatto sta che a distanza di due anni dal primo grado di giudizio, niente pene esemplari, niente ergastolo, a dispetto di indagini condotte dalla Mobile che chiusero il cerchio attorno ai killer di via Costa, strada ribattezza «vicolo della morte», da uno dei boss dei «capelloni» ignaro di essere intercettato. 
© RIPRODUZIONE RISERVATA