Ecco le discariche di veleni coperte con ville e palazzi

Ecco le discariche di veleni coperte con ville e palazzi
di Rosa Palomba - Inviato
Mercoledì 25 Maggio 2016, 10:14 - Ultimo agg. 13:06
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Licola - Blocchi di cemento e canne di simil bambù. Altissime e fitte. Una barriera che copre un'infinità di terreni. Anche di giorno è impossibile vedere cosa nasconde la muraglia. Svettano però i tetti delle case. Migliaia di palazzine e villette. Messe su in pochi giorni, anche le più belle e raffinate. Anche quelle che secondo l'ex boss Nunzio Perrella sarebbero state costruite su tonnellate di veleni. Qui, a Licola come a Varcaturo, Monterusciello, Giugliano e nei Comuni a nord di Napoli: Terra dei Fuochi.

Tanti vani allestiti su cave dismesse, colmate con vagonate di scarti industriali provenienti da ogni parte d'Italia. Inchieste, denunce, arresti. Scandalo in tutto il mondo. E residenti uccisi dal cancro, qui più che altrove; almeno secondo i dati di residenti e Asl che inutilmente invocano l'istituzione di un Registro dei Tumori. Nomi grossi dietro le sbarre; camorristi e amministratori locali coinvolti in un unico mortale affare. E non è finita.

Proprio qui, dietro questa cinta di piante che nessuno ha mai pensato di estirpare per fare un po' di «luce», una nuova bomba ecologica potrebbe presto esplodere. E in queste ore, alla Direzione distrettuale Antimafia, il procuratore Giuseppe Borrelli avrebbe già affidato una nuova inchiesta ai pm Catello Maresca e Maria Cristina Ribera. A svelare malaffare e complicità è ancora l'ex boss pentito Nunzio Perrella, negli anni 80 tra i primi a rendersi conto che «i rifiuti sono oro». Ed è ancora lui a svelare adesso che a Licola, in via Madonna del Pantano, 250 villette sono state costruite a ridosso dell'ex cava Micillo, «riempita - dice Perrella - con i fanghi dell'Italsider e i rifiuti Enel». Scorie.

Attraversando la lunga strada del Giuglianese e a un passo da Pozzuoli, di bei parchi ce ne sono tanti. A differenza della tante scatole di cemento sorte ovunque e abitate soprattutto da extracomunitari, qui vive tutta gente che un lavoro ce l'ha e anche una vita normale. Impiegati della Nato, professionisti, qualche magistrato. Molti comprarono casa qui per sfuggire al caos di Napoli, per attraversare ogni giorno un territorio che costeggia il lago D'Averno, Cuma, un'area archeologica e paesaggistica che sarebbe il paradiso in terra. Permessi, licenze: tutto regolare. Tranne quelle fondamenta gettate nel terreno insalubre. Un luogo affascinante e suggestivo. Sarebbe. Perché nei giorni scorsi Perrella ha continuato a raccontare del via vai di camion verso la cava Micillo, all'epoca già dismessa, vuota e quindi da riempire. Un via vai di cui nessuno si sarebbe mai accorto, pensando che quei mezzi si dirigessero verso una fabbrica di calcestruzzo.

Tutto da verificare, adesso. Ma Perrella è considerato attendibile. Oltre vent'anni fa ha investito un fiume di soldi in droga, costruzioni e traffico di rifiuti illeciti. Raccontando il legame tra il clan Mallardo e le amministrazioni locali non solo del Napoletano ma di mezza Italia. I suoi difensori Fernando e Gianluca Maria Rossi, attendono la convocazione del procuratore Borrelli, per assistere alle dichiarazioni spontanee di Perrella. L'ex boss del rione Traiano di Napoli, ormai libero anche se vive in una località segreta e spesso sotto scorta della Procura, avrebbe deciso di ri-calarsi nel ruolo di «dichiarante» e di tornare davanti ai giudici. Secondo i suoi difensori la scelta sarebbe legata alla volontà di «consacrare» le sue esperienze prima di renderle pubbliche in un libro che sta scrivendo e in un film, la cui regia potrebbe essere già stata affidata a un attore-regista-ex onorevole settentrionale. Testimonianze in celluloide in cui il «colletto bianco» che ha sempre dichiarato di «non aver mai sparato ma di avere invece mosso capitali imponenti nei traffici illeciti», appunto. Un miliardario traffico di veleni regolarmente in arrivo da tutta Italia, con cui tra gli anni 80 e 90 sono state riempite le cave di tufo dismesse nell'area flegrea come in quella vesuviana.

«Se il mio assistito - dice l'avvocato napoletano Fernando Rossi - dovesse rendere dichiarazioni che potranno metterlo in difficoltà, sarò io stesso a chiedere che venga inserito in un programma di protezione per testimoni». All'Antimafia di Napoli, sulla vicenda decine di fascicoli sono stati rapidamente aperti. Intrecci e legami che adesso potranno far emergere scenari in qualche modo già noti ma nomi nuovi. Un vaso di Pandora mai completamente aperto. E non è escluso che nella caccia ai veleni sotterrati Perrella possa essere utilizzato come guida di magistrati e forze dell'ordine. In ogni caso, le sue dichiarazioni di questi giorni potranno presto diventare oggetto di trivellazioni e sondaggi del terreno su cui fanno bella mostra di sé le 250 villette da lui stesso indicate. Case fondate sui veleni e bagnate dal sangue: il geometra Basile, uno dei costruttori di tanti parchi residenziali ed ex proprietario del parco acquatico Magic World, fu ucciso secondo un copione tipico della camorra. Attesa di magistrati, forze dell'ordine e residenti. Quale sarà il parco su cui si indaghera? Nella Terra dei Fuochi, altri cittadini stanno già tremando. © RIPRODUZIONE RISERVATA