E in aula il boss pentito chiede giustizia per il figlio assassinato

Il luogo dove fu ritrovato Francesco Sabatino. Nel riquadro la vittima
Il luogo dove fu ritrovato Francesco Sabatino. Nel riquadro la vittima
di Leandro Del Gaudio
Martedì 27 Giugno 2017, 09:39 - Ultimo agg. 09:40
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Non ha voluto rinunciare ad essere presente in aula, ma ha ascoltato la requisitoria del pubblico ministero, lì a pochi metri dall'aula di giustizia. Rigorosamente scortato da due uomini del servizio centrale di protezione, Ettore Sabatino era presente ieri in Tribunale, per la prima udienza a carico dei presunti killer del clan Lo Russo, vale a dire lo stesso clan che Ettore Sabatino ha guidato nelle vesti di fiduciario dei capitoni di Secondigliano: ma anche lo stesso clan che gli ha ucciso il figlio Francesco, nel corso di una vera e propria esecuzione da mattatoio. Eccolo Ettore Sabatino, jeans e maglietta a mezze maniche, mimetizzato nel pubblico di udienza, tra le aule 412 e 413, in attesa della richiesta di condanna dei pm Henry John Woodcock. Per un paio di ore ha assistito alla ricostruzione fornita dalla Dda di Napoli sul delitto consumato in uno scantinato di Miano, il 5 marzo del 2013, fino ad ascoltare la richiesta di condanna vibrata dalla Procura: 27 anni di reclusione per Luigi Cutarelli, 24 anni di carcere per Antonio Buono, 15 per il boss pentito Carlo Lo Russo.

Viene esclusa l'aggravante della premeditazione, perché il delitto del figlio del boss pentito arrivò probabilmente al culmine di un litigio con uomini del suo stesso circuito criminale, ma si insiste sull'aggravante del fine camorristico.  Furono 25 le coltellate che vennero sferrate da Luigi Cutarelli, ritenuto tra i giovani e sanguinari fedelissimi del clan di Carlo Lo Russo (che all'epoca era detenuto, ndr).

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