Diciassettenne accoltellato a Napoli, indagine sui cellulari di quattro minori: chat al setaccio

Diciassettenne accoltellato a Napoli, indagine sui cellulari di quattro minori: chat al setaccio
di Leandro Del Gaudio
Sabato 30 Dicembre 2017, 22:59 - Ultimo agg. 1 Gennaio, 11:56
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Vogliono controllare i cellulari di altri tre ragazzini. Non solo quello di F.C., il 15enne finito nel carcere di Airola con l’accusa di essere il capo del branco che ha ferito Arturo in via Foria. Ma anche quelli di altri tre amici del 15enne, ai quali hanno chiesto i telefonini cellulari, in vista di una perizia sul contenuto dei messaggi scambiati via social e delle conversazioni avvenute nella fascia oraria - tra le 17 e le 17.25 - del 18 dicembre, quando Arturo è stato picchiato e ferito con venti coltellate. Una nuova mossa investigativa, che porta la firma del pm Ettore La Ragione e del procuratore dei minori Maria De Luzemberger, che coordinano il fascicolo sull’aggressione di uno studente inerme, lungo la trafficata via Foria. Ed è proprio la questione logistica ad essere al centro dell’iniziativa adottata dagli inquirenti dei Colli Aminei. A leggere la richiesta di analisi dei cellulari, si comprende che la Procura punta a mettere a fuoco, con il maggiore grado di certezza possibile, la posizione assunta dal 15enne in cella e dai suoi amici.
 


Tra questi, c’è anche G.L.P., altro minore indagato per l’aggressione di Arturo, anche se scagionato più o meno in tempo reale, grazie a un alibi ritenuto attendibile: il minore lavora presso uno dei negozi di artigianato dei Ferrigno, e la sua presenza nel negozio del centro storico, quel pomeriggio di lunedì 18 dicembre, è stata attestata da più di un testimone. A questo punto non è impossibile intuire il ragionamento degli inquirenti, che puntano a fugare ogni dubbio: dall’analisi del cellulare, è possibile ottenere la geolocalizzazione dei contatti scambiati dal minore, per capire se G.L.P. fosse in via Foria o a diverse centinaia di metri, in zona Decumani. Stesso ragionamento ovviamente per F.C. e per gli altri del gruppetto. Stessa analisi dei cellulari per altri due minori, che sono stati individuati nelle ore immediatamente successive l’agguato a carico di Arturo e che risultavano essere in compagnia del 15enne poi finito in manette. Uno screening assistito sulle conversazioni tramite i social (facebook e whatsapp, in particolare), ma anche su eventuali telefonate di altri soggetti in quei minuti in cui si è consumato il ferimento dello studente, in modo da individuare altri potenziali testimoni. Difeso dal penalista Emireno Valteroni, il 15enne F.C. è in cella dallo scorso 24 dicembre. Sostiene di essere estraneo all’aggressione, prova a smontare gli elementi che lo tengono in cella, tanto da fornire – di sua sponte - il telefonino usato quel pomeriggio per dimostrare di essere altrove rispetto al luogo dell’aggressione. 

 

Al momento, la misura cautelare a carico del 15enne si regge sul riconoscimento di due vittime dell’azione del branco: sulla testimonianza di Arturo, ma anche su quella di un altro ragazzo, riuscito a scampare a un tentativo di aggressione pochi minuti prima, sempre lungo via Foria.
Il resto è storia di indizi, di particolari ad effetto: come il caso del giubbino, indicato dal gip come un elemento rilevante. Stando alla ricostruzione operata dagli inquirenti, F.C. venne trovato in piazzetta San Carlo all’Arena senza giubbino, nonostante avesse di recente avuto il morbillo e il clima di quel pomeriggio fosse gelido. Per quale motivo? Era un espediente per evitare riconoscimenti o solo una distrazione tipica di chi esce di casa per fumare una sigaretta, indossando solo una felpa? 

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