Deiulemar, udienza beffa:
i reati fiscali sono prescritti

Deiulemar, udienza beffa: i reati fiscali sono prescritti
di Teresa Iacomino
Giovedì 22 Giugno 2017, 12:41
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TORRE DEL GRECO. Pene che potrebbero essere ridotte, alcuni reati prescritti e capitali che a oltre cinque anni dal crac tardano a tornare nelle tasche degli investitori: rischia di trasformarsi in una beffa il processo sul fallimento della Deiulemar compagnia di navigazione, la società armatoriale fallita nel maggio del 2012 e nella quale quasi tredicimila persone avevano investito oltre 720 milioni di euro.

L'ultimo boccone amaro gli oltre ottanta obbligazionisti che ieri mattina si sono messi in moto alle prime luci dell'alba per raggiungere la Capitale, l'hanno dovuto ingoiare ascoltando le parole del procuratore generale della Corte d'Appello di Roma, Vincenzo Saveriano, che al termine dell'attesa requisitoria ha invocato la sua richiesta di condanna nei confronti dei sei imputati ancora alla sbarra per il default multimilionario. In tutto il pg ha chiesto 55 anni e 4 mesi nei confronti dei tre fratelli Della Gatta (Pasquale, Angelo e Micaela); della moglie e della figlia del defunto ex amministratore unico della Deiulemar, il «capitano» Michele Iuliano, Maria Luigia Lembo e Giovanna Iuliano; per l'unico fondatore del gruppo ancora in vita, Giuseppe Lembo. Una riduzione delle pene se venissero accolte dai giudici le proposte avanzate da Vincenzo Saveriano per quasi 25 anni totali rispetto agli oltre 79 anni comminati in primo grado dal tribunale capitolino.

La richiesta ha mandato su tutte le furie il popolo dei risparmiatori, che hanno deciso di sfogarsi utilizzando il loro principale canale di comunicazione, i social network: «Sono blindatissimi», scrive Costantino ancora prima che il procuratore generale abbia tradotto in numeri le parole pronunciate nel corso della sua requisitoria. «Ridotta la pena? Meritano l'ergastolo, altro che riduzione. Subito la galera», rilancia Gennaro; mentre Marco parla di «udienza farsa».

Delusione viene espressa a nome dei rappresentanti che fanno parte del comitato dei creditori dall'avvocato Monica Cirillo: «L'ultima parola spetta ai giudici spigea la rappresentante dell'Adusbef nell'area vesuviana e siamo convinti che alla fine i magistrati confermeranno le condanne in primo grado». Un aspetto sul quale ha rimarcato il proprio intervento come uno dei rappresentanti delle parti civili intervenuti ieri in aula l'avvocato della curatela fallimentare Davide Sangiorgio, che ha tenuto a ribadire come la conferma delle pene inflitte in primo grado sia un punto imprescindibile.

Dal canto suo il procuratore generale ha motivato la complessiva riduzione delle pene (12 anni a Pasquale e Angelo Della Gatta; 10 anni e 8 mesi a Giuseppe Lembo; 7 anni e mezzo a Giovanni Iuliano; 7 anni e 2 mesi a Micaela Della Gatta; 6 anni a Maria Luigia Lembo le richieste) con il fatto che i reati fiscali ascritti agli imputati sono andati in prescrizione. Una notizia positiva dall'udienza in Corte di Appello è comunque venuta fuori: il pg Saveriano ha infatti ammesso il reclamo del pm del tribunale di Roma contro la decisione dei magistrati di primo grado di non condannare gli imputati per associazione a delinquere e distrazione abusiva di risparmi. Un punto, questo, contro il quale appare scontato si opporranno nelle loro arringhe difensive gli avvocati degli armatori, le cui controdeduzioni sono in programma a metà settembre, alla ripresa dei lavori già fissati dopo la pausa estiva.

Se tutto dovesse andare come nelle previsioni, la sentenza di Appello del crac Deiulemar sarà emessa entro il 2017. Quando cioè dovrebbe essere stato abbondantemente pagato il secondo riparto economico agli obbligazionisti, con un ritorno dell'1,5% rispetto a quanto investito. Con questo ristoro, ogni risparmiatore avrà recuperato - in poco meno di 5 anni e mezzo - 25 euro ogni mille investiti. Con buona pace di chi nel 2012 parlava di grandi disponibilità economiche e proprietà immobiliari tali da soddisfare tutti i risparmiatori.
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