Discorso ai sindaci per il referendum:
De Luca indagato per voto di scambio

Discorso ai sindaci per il referendum: De Luca indagato per voto di scambio
di Leandro Del Gaudio
Mercoledì 14 Dicembre 2016, 08:17 - Ultimo agg. 16:07
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L’invito «a non fare i fessi», ma anche «a mandare i fax con i numeri dei voti per il sì» dai rispettivi municipi. Poi: l’appello a rimanere uniti, di fronte a un governo con il quale c’è un’interlocuzione vantaggiosa, per la quale saranno investiti milioni in Campania e ancora l’esortazione «ad andare porta a porta e a segnalare i voti raccolti per il sì» in vista del quattro dicembre, il giorno del referendum costituzionale. 

Sono questi i punti che hanno spinto la Procura di Napoli ad imprimere una svolta nel corso dell’inchiesta sull’appello del governatore Vincenzo De Luca a oltre trecento sindaci e amministratori campani. Un’inchiesta che sale di livello, che raccoglie testimonianze, che prova a fare chiarezza. E che macina atti istruttori. C’è una novità che non passa sotto traccia: la Procura di Napoli ha deciso di ipotizzare l’accusa di istigazione al voto di scambio, nel corso degli accertamenti condotti sull’assemblea dello scorso 15 novembre nell’hotel Ramada. 
 

 

Si procede, in sintesi, da un fascicolo senza ipotesi di reato (per fatti non costituenti reato), a una precisa ricostruzione accusatoria che consente alla Procura di Napoli di convocare testimoni e di organizzare un’inchiesta mirata sulle parole del governatore Vincenzo De Luca. Facile immaginare a questo punto che la posizione del presidente della Regione sia al vaglio degli inquirenti, che intendono verificare se c’è stata un’istigazione al voto di scambio nei confronti dei trecento amministratori riuniti al Ramada. 

Inchiesta condotta dal pool mani pulite guidato dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, al lavoro il pm Stefania Buda, che ieri mattina ha dato inizio a una serie di convocazioni. Ieri è toccato al portavoce ufficiale del governatore della Campania, il giornalista Paolo Russo, rispondere alle domande del pm. È stato ascoltato come persona informata dei fatti, nel tentativo di ricostruire ruoli e retroscena della macchina organizzativa messa in piedi per la campagna referendaria e per portare acqua alla causa del «Sì», in vista del voto dello scorso quattro dicembre. 

Da fascicolo esplorativo dunque a inchiesta con un capo di accusa, che raccoglie testimonianze e incrocia dati di polizia giudiziaria. Facile immaginare che nei prossimi giorni verranno ascoltati anche altri responsabili della campagna elettorale per il «sì», come il figlio dello stesso De Luca e altri responsabili della comunicazione dell’ex premier Renzi, particolarmente attivi fino a qualche giorno fa in Campania per mantenere compatte le fila per la riforma costituzionale. 

Ma torniamo all’inchiesta sulle parole di Vincenzo De Luca. Ricordate quei 25 minuti? Un audio che ha fatto il giro del web e che oggi ha spinto la Procura di Napoli ad accendere i propri riflettori. In sintesi, De Luca incoraggiava i sindaci a mandare fax nei quali indicare i voti raggranellati: accanto a sé, De Luca ha il portavoce Paolo Russo, che non a caso è stato ascoltato come teste ieri in Procura. 

Ci sono passaggi su cui gli inquirenti puntano a fare chiarezza. Da un lato, il governatore invita a fare clientela (prendendo come esempio il sindaco cilentano Franco Alfieri, ironicamente indicato da De Luca come un campione di clientele), magari offrendo «fritture di pesce» o «gite in barca» ai propri elettori; dall’altro, invece, il ragionamento di De Luca si fa serio e diretto: «Per la prima volta qui in Campania useremo i fondi europei anche per gli studi professionali». Poi: «Ci sono 400 laboratori - insisteva al Ramada - sono tanti voti, mandatemi fax con numeri realistici dei voti per il Sì. Fate il porta a porta e non pensate ad altro”».

Ma c’è anche un’altra circostanza su cui la Procura ha deciso di vederci chiaro. È il ruolo di commissario in pectore alla sanità campana con cui De Luca si presenta alla platea dei sindaci. Stando a quanto trapela dalle pieghe delle indagini, il riferimento agli studi professionali, ai laboratori e ai manager non sarebbe piazzato a caso. Anzi. È proprio questo uno dei punti che spinge gli inquirenti a verificare il ruolo del governatore (e futuro commissario alla sanità) nell’ipotesi di istigazione al voto di scambio. Soldi in cambio di voti, secondo uno schema investigativo che la Procura di Napoli ha deciso di mettere a fuoco.

Uno scenario che fa comunque i conti con una serie di aspetti concreti: da un lato, nessun fax sarebbe stato realmente spedito alla segreteria di De Luca per indicare i voti sicuri per il «sì» (ma è anche vero che la notizia del comizio, con tanto di audio integrale della serata del 15 novembre, era stata pubblicata dal Fatto quotidiano appena pochi giorni dopo il comizio); dall’altro, c’è la debacle elettorale del fronte del «sì», specie in Campania, ovviamente a dispetto delle chimere vagheggiate dallo stesso De Luca. Tocca ora ad altri potenziali testimoni essere ascoltati dagli inquirenti, che puntano ad acquisire informazioni e testimonianze da altri testimoni del comizio del Ramada o di altri incontri prelettorali, magari nel tentativo di rispondere a un domanda su tutte: al di là delle battute sulle fritture di pesce, cosa c’entra il riferimento ai miliardi in arrivo in Campania da parte del presidente della Regione?