Torre Annunziata, l'ultima notte pirotecnica di Marco: a casa poche ore prima del crollo

Torre Annunziata, l'ultima notte pirotecnica di Marco: a casa poche ore prima del crollo
di Dario Sautto
Sabato 8 Luglio 2017, 09:13
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TORRE ANNUNZIATA - Era tornato da nemmeno un paio d'ore, quando la sua casa si è sbriciolata. Come ogni notte, infatti, Marco Cuccurullo, 27 anni, il figlio del dirigente del Comune Giacomo e terza vittima nel crollo dello stabile di via Rampa Nunziante, era rientrato molto tardi da lavoro. «Lui era un esperto di fuochi d'artificio», racconta in lacrime un'amica della fidanzata, che lo ricorda nei pressi di uno dei bar di via Gino Alfani. 

Qui lei, come in tanti a Torre Annunziata, si sono raccolti in silenzio, speranzosi e in attesa di buone notizie. Infatti c'erano decine di familiari, amici e conoscenti dei residenti del palazzo caduto in Rampa Nunziante, a Torre Annunziata. Erano tutti col fiato sospeso, auspicando un esito favorevole della vicenda che non c'è stato. E la rabbia alla fine è stata maggiore, visti i tanti i falsi allarmi, che hanno reso l'altalena di emozioni ancora più insopportabile. Quasi come il torrido caldo di queste giornate. 
 


Marco lavorava in una ditta che cura spettacoli pirotecnici. Era un tecnico specializzato: aveva trasformato la sua passione per i fuochi d'artificio in un'occupazione. Curava, infatti, tutti gli aspetti della tempistica. La sua specialità era quella dei fuochi a mare: i più belli e amati. La sua fidanzata, Francesca, ha atteso notizie per tutto il giorno in via Gino Alfani. Il suo silenzio è stato rotto più volte da frasi che a un certo punto sembravano un mantra. Infatti la ragazza ripeteva, attonita e con lo sguardo perso, «gli voglio bene». Ogni tanto dava un occhio al cellulare, mentre il dito scorreva sull'album fotografico. Sono infatti tanti gli scatti che li ritraggono assieme ancora su quello smartphone. E ogni volta scandiva: «Eccolo Marco, che bel sorriso». Ma sono pure tante le immagini del giovane anche sul suo profilo Facebook. 

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