Crepe, crolli e preghiere all'ombra
del bradisismo nei Campi Flegrei

Crepe, crolli e preghiere all'ombra del bradisismo nei Campi Flegrei
di Nello Mazzone
Mercoledì 31 Agosto 2016, 09:04 - Ultimo agg. 20:26
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«Di notte mi cacciarono dalla mia casa del Rione Terra perché mi dissero che poteva crollare tutto per colpa del bradisismo, ma da trent'anni vivo a Monterusciello dove cadono calcinacci ogni volta che la terra trema. Vivo nell'incubo da quel giorno e ogni sera recito il rosario per tutte le vittime del terremoto». Filomena Spinelli ha 74 anni e più della metà della sua vita l'ha passata da sfollata. Prima dal Rione Terra, agli inizi degli anni Settanta. Poi da via Napoli, quando la seconda crisi bradisismica del 1983-84 costrinse al secondo esodo di massa in terra flegrea: in 20mila furono trasferiti dal centro storico alle case popolari di Monterusciello. E la paura di Filomena, che abita in via Novaro al Lotto 11, si rinnova ogni volta che la terra ballerina dei Campi Flegrei trema. Come accaduto due giorni fa. Dai quartieri napoletani di Fuorigrotta, Bagnoli e Pianura fino alle periferie di Quarto e Pozzuoli. Oltre 250 mila persone che convivono con letti che tremano, lampadari che tintinnano, vetri delle finestre che vibrano ogni volta che il magma ribolle nel cuore della Solfatara e la terra sale di qualche millimetro.
 

 

L'epicentro di questa geografia della paura è la Caldera flegrea ai cui lembi c'è Fuorigrotta. In via Diocleziano e via Nuova Bagnoli il bradisismo fa paura. «Ho quasi una fobia del terremoto, ho installato sul telefonino una app che mi aggiorna su tutti gli eventi sismici non solo in zona, ma in tutta Italia racconta Salvatore Giannella, che lavora in un centro scommesse - ma sono preoccupato anche perché spesso avverto scosse che l'app non segnalava, poiché erano inferiori a 1.5 gradi. Ho paura di tutto questo sciame».

Da queste parti ci si trova nel mezzo della «zona rossa», dove si incrociano il rischio sismico e quello vulcanico. Perché nei Campi Flegrei il terremoto è solo l'altra faccia del problema. Come ad Agnano, appena qualche chilometro più in là. Lungo via Antiniana, tra concessionarie di auto e officine meccaniche, sbuffano le fumarole. Manco fossero i geyser islandesi. Tra mefitico odore sulfureo e guard-rail consumati dai fumi della terra ballerina. Qui, secondo i sismografi dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia due giorni fa e soprattutto un anno fa si sono registrate le scosse più forti del continuo sciame che ogni giorni caratterizza la zona della Solfatara. «Affaccio sulla Solfatara e ho avvertito la scossa l'altro pomeriggio dice Serena Aprea, 25enne di Posillipo che un anno fa si è trasferita in via San Gennaro Agnano con il marito Strato Cammarota non ho paura perché ci ho fatto l'abitudine, anche se gli intonaci dei balconi dell'intero palazzo sono crollati».

Gli ultimi cedimenti di intonaco dagli spigoli dei balconi dello stabile a poche decine di metri dall'Accademia Aeronautica di Pozzuoli e dalla scuola superiore «Petronio» ci sono stati 48 ore fa. Lungo quella arteria stradale, su cui piovono calcinacci, dovrebbero passare mezzi di soccorso e colonne della protezione civile in caso di fuga per le calamità naturali. Autocolonne che dovrebbero dirigersi verso l'imbocco della Tangenziale di via Campana, tra cantieri fermi da anni e reti arrugginite dalle pastoie burocratiche dietro delle quali sta nascendo il nuovo svincolo. Nei piani di protezione civile locale quel nuovo svincolo è strategico: da lì transiteranno migliaia di persone, mezzi di soccorso e ambulanze, ma oggi si formano code di centinaia di metri tra semafori volanti e curve a gomito su un doppio senso di marcia.

Stesso, paradossale discorso per l'altra via di fuga progettata, tracciata sulla carta dei piani di esodo e finora rimasta solo un perenne cantiere aperto: la nuova via Agogna collegherebbe Pianura direttamente con l'innesto della Tangenziale di Agnano, evitando la strettoia delle sinuose curve degli Astroni, impossibili ai mezzi di soccorso. Ma quella strada che dovrebbe mettere in salvo migliaia di vite umane non c'è ancora. Completata per l'80 per cento. E rimasta lì a ricordare a tutti che il tempo stringe, soprattutto se vivi in piena zona rossa.

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