Politica e corruzione, i numeri:
in Campania record di condannati

Politica e corruzione, i numeri: in Campania record di condannati
di Daniela De Crescenzo
Venerdì 15 Giugno 2018, 22:52 - Ultimo agg. 16 Giugno, 08:56
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Corruzione: il record spetta alla Campania. Lo dimostrano i dati raccolti dal professor Rocco Sciarrone dell’università di Torino e pubblicati nel volume intitolato “Politica e corruzione partiti e reti di affari da tangentopoli a oggi” (edito da Donzelli). La ricerca, presentata nei giorni scorsi all’istituto Suor Orsola Benincasa, analizza le sentenze passate in giudicato e arriva a una drammatica conclusione: fino a tangentopoli si corrompeva di più al Nord, oggi la tendenza si è invertita e la tangente diventa sempre più appannaggio delle regioni meridionali. E questo soprattutto perché nel sistema delle mazzette è cambiato il ruolo del politico che è diventato più il riferimento di un comitato di affari che di un partito. E quindi è aumentata anche la cosiddetta zona grigia quella in cui il ruolo del corrotto, del corruttore e del mediatore finiscono con il confondersi mentre tutti si muovono su di un terreno fortemente inquinato dalla malavita organizzata.
LE MAZZETTE
Secondo i dati raccolti da Sciarrone, che riguardano specificamente la corruzione che coinvolge i politici, ovvero soggetti che detengono cariche politiche-amministrative a livello locale, regionale e nazionale, le condanne in Cassazione sono state in Italia 400 fino al 1994; 317 tra il 1995 e il 2004; 534 a partire dal 2005 ai giorni nostri. Quindi, dopo tangentopoli c’è stato un calo delle corruttele che sono poi riprese più vigorose di prima. Ma il fenomeno ha cambiato segno. Prima di tangentopoli, infatti, solo nel 35 per cento dei casi si rilevava un arricchimento personale dei politici corrotti, dopo la percentuale è saltata al 60 per cento. E non solo: le reti corruttive sono diventate stabili e la tangente si è fatta sistema slegandosi dall’apparato produttivo che l’aveva generata e trasformandosi da mezzo a fine. 
I settori di attività più coinvolti sono l’edilizia pubblica e privata, la sanità, i servizi, le infrastrutture e la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. La ricerca traccia un vero e proprio identikit del corrotto: su 541 politici censiti solo 14 sono le donne, pari al 2,6 per cento, l’età media è intorno ai 64 anni, prevalgono i laureati (52 per cento) e proporzionalmente pesano di più i consiglieri regionali. Non solo: alle tangenti vere e proprie si sostituiscono le cosiddette utilità che vanno dall’utilizzo di una casa a quello di una escort. Spesso il fine è il voto di scambio.
IL PRIMATO
Spiega Sciarrone: «Al 1995, il Nord appare la macroarea più rappresentata (43 per cento contro il 39 per cento del Sud). L’inversione di tendenza si rileva invece nell’immediato post-1994, quando l’incidenza del Sud raggiunge il 65 per cento peso che rimane sostanzialmente invariato nel decennio successivo».
E non solo: «Scendendo rispetto al dettaglio territoriale, è possibile osservare che le regioni con il maggior numero di reati rilevati in Cassazione sono nell’ordine la Campania, la Lombardia, la Sicilia, la Puglia, la Calabria e il Lazio», sottolinea il ricercatore che spiega: «Ai tempi di tangentopoli la politica era uno dei motori della corruzione oggi, invece, è al servizio del malaffare». In Campania, dunque, oggi si pagano più mazzette che in Lombardia, la regione madre di tangentopoli.
LE RICERCHE
E i dati raccolti da Sciarrone coincidono con quelli pubblicati nello scorso dicembre da Libera: secondo l’associazione antimafia nel 2017 ci sono stati appalti irregolari per 3,4 miliardi e danni dell’erario per 5,3 miliardi a causa di sprechi e gestioni non corrette di fondi pubblici. 
La cifra racchiude tutti i tipi di danno: da quello di immagine dovuto alla corruzione (39 milioni di euro) agli ammanchi per le ruberie sui fondi dell’Unione Europea (1 miliardo), alle consulenze inutili (10 milioni), alla gestione colabrodo del patrimonio pubblico che ha generato ammanchi per 2 miliardi euro. E anche in questa classifica primeggia la Campania che ha il maggior numero di persone denunciate per reati specifici: 1.175, pari al 14,5 per cento del totale.
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