Bufera Cisl, indagata Lucci:
​«Affitti, regali e rimborsi»

Bufera Cisl, indagata Lucci: «Affitti, regali e rimborsi»
di Leandro Del Gaudio
Sabato 14 Gennaio 2017, 08:53 - Ultimo agg. 15 Gennaio, 15:32
2 Minuti di Lettura

È suddivisa in sezioni la denuncia nei confronti dell'ex segretaria regionale della Cisl Lina Lucci. C'è il capitolo fondi per il pagamento dei canoni di locazione in via Santacroce, dove la Lucci ha vissuto nella sua mission partenopea; poi c'è la questione della fantomatica ristrutturazione di un appartamento riconducibile alla Lucci, ma anche i capitoli che riguardano le spese per progetti virtuali (mai realizzati, anche se costati soldi veri, secondo la denuncia), spese di rappresentanza, regali ed elargizioni varie. Sospetti al veleno segnalati nell'ambito della denuncia-dossier presentata in Procura dal commissario della Cisl Ragazzini che, ora più che mai, si dice disponibile ad essere ascoltato in Procura nei prossimi giorni. Sospetti che rendono obbligata una mossa da parte della Procura: Lina Lucci risulta infatti indagata per appropriazione indebita, in un procedimento che ora - al di là delle accuse di parte - attende verifiche e riscontri concreti. Inchiesta condotta dal pm Giuseppe Cimmarotta, magistrato in forza al pool guidato dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio che, nei prossimi giorni, convocheranno in Procura registi e autori del dossier.

Ma andiamo con ordine, a ripercorrere le fasi di una vicenda complessa che vede la Lucci assumere una doppia posizione: da un lato le accuse mirate dei vertici del sindacato che ha presieduto per anni; dall'altro, invece, la donna viene considerata parte offesa, sulla scorta di una controdenuncia presentata alla Digos appena qualche giorno fa.

In sintesi, le accuse alla Lucci sono state confezionate dal commissario Piero Ragazzini, grazie a una vera e propria attività di intelligence privata condotta all'interno del sindacato. La donna sarebbe stata intercettata con registrazioni «fai da te» da parte di uno dei membri del sindacato. Ci sono decine di clip, oltre ad altro materiale, ora al vaglio degli inquirenti, che a questo punto possono andare in una sola direzione: convocare i titolari della denuncia, convocare le persone informare dei fatti e dare una veste legale (nel senso di utilizzabile nel corso di un processo) al materiale confezionato in modo segreto nell'ambito del dossier offerto ai pm. E poi valutare se andare avanti contro la Lucci, o ritenerla parte offesa in un eventuale processo per diffamazione e violazione della privacy. Come è noto infatti, appena pochi giorni dopo aver saputo dell'esistenza della denuncia, la donna si è rivolta alla Digos sostenendo di essere vittima di diffamazione e violazione della privacy.

Continua a leggere sul Mattino Digital

© RIPRODUZIONE RISERVATA