«Chiedo scusa per mio figlio», la lettera della mamma alla preside e alla docente colpita dallo schiaffo

«Chiedo scusa per mio figlio», la lettera della mamma alla preside e alla docente colpita dallo schiaffo
di Melina Chiapparino
Lunedì 21 Maggio 2018, 22:18 - Ultimo agg. 22:26
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«Vi supplico di salvare mio figlio, aiutatemi e non lasciatemi sola». Il grido d’aiuto arriva dalla mamma del 13enne che ha colpito un insegnante con uno schiaffo per cui la donna, caduta a terra ha necessitato del ricovero ospedaliero. L’episodio è accaduto il 16 maggio, tra le mura dell’Istituto Comprensivo “Moscati – Rodari” a Miano, periferia che non nasconde l’alta incidenza di episodi criminali ma che, stavolta, dà il buon esempio dopo una vicenda punita duramente con la sospensione del minore fino alla fine dell’anno. «Non posso fare a meno di queste parole per dirle ancora una volta quanto sono dispiaciuta e ferita per il grave comportamento di mio figlio – scrive la mamma del minore in una lettera indirizzata alla preside della scuola - mi sento anche io ingiustamente e inaspettatamente colpita, come donna, come madre».

Nel documento, che è stato protocollato dall’Istituto, non mancano riferimenti al quartiere difficile dove si può scivolare in esempi sbagliati. «Ho cercato di educare mio figlio nel migliore dei modi ma non è sempre facile nel quartiere dove viviamo, in cui i nostri figli purtroppo vedono e sentono cose che non vanno bene alla loro età – scrive la donna - sono piccoli e fragili ma vogliono essere e sembrare grandi e forti». Quella mattina, lo studente di terza media si è giustificato spiegando che si trovava vicino alla porta della classe e stava agitando il braccio per colpire i compagni che lo canzonavano dal momento che aveva fatto incursione in un aula che non era la sua. Nonostante si sia trattato di un minore senza precedenti di comportamenti devianti o aggressivi e con un buon rendimento scolastico, la dirigenza scolastica lo ha subito allontanato dall’Istituto interdicendogli qualsiasi attività didattica.

Da quel giorno sia il ragazzo che la madre, hanno più volte chiesto scusa alla preside, all’insegnante e a tutta la comunità scolastica fino alla lettera recapitata alla preside Giuseppina Marzocchella. «Come madre mi sento fallita- si legge nella lettera - mio figlio è colpevole e non ha scuse, da quando era piccolo lo mando nella vostra scuola perché mi fido di voi che educate alla legalità e ai buoni valori, perché per i ragazzi del quartiere la vostra scuola è un luogo di rifugio, con tanti progetti e iniziative». L’insegnante colpita non ha denunciato il minore ed anche la comunità scolastica ha riconosciuto lo studente come un ragazzino tranquillo e che non era mai stato protagonista di atti prevaricatori. «La preside e tutti i professori sono sempre tanto disponibili con noi mamme e con i nostri figli- conclude la donna - non meritavate, nessuno merita, un comportamento come quello e quando mi hanno chiamata, il mondo mi è crollato addosso, vi prego di perdonarmi e perdonare mio figlio per il dispiacere che vi ha provocato».

Se è vero che, la dirigenza ha necessariamente dovuto punire quell’azione in modo duro, è pur vero che «bisogna fare attenzione alla condizione psicologica ed emotiva dello studente che si è ritrovato in questa situazione- spiega la preside Marzocchella – perché dobbiamo fare in modo che l’evoluzione dei fatti sia solo riabilitativa e non comporti nessun scompenso emotivo o reazioni negative». Per questo motivo l’Istituto “Moscati – Rodari”, inviando una nota ufficiale al Miur e all’Ufficio Scolastico Regionale della Campania, ha proposto un percorso di accompagnamento psico- educativo per i minore e la sia famiglia. Si tratta di un percorso volto ad incrementare le risorse emotive e relazionali dell’alunno che potrà svolgersi all’interno delle attività dello sportello di ascolto già attivo nella scuola.

«E’ previsto inoltre uno spazio di accoglienza e consulenza, per supportare psicologicamente la famiglia dell’alunno che verrà a sua volta presa in carico » aggiunge la preside che sottolinea come uno degli obiettivi principali del percorso dia quello di garantire un adeguato sviluppo delle competenze sociali e relazionali del minore, tale da consentire l’ammissione all’Esame di Stato. «La scuola deve far rispettare norme e regole- ha concluso Marzocchella – ma anche accompagnare i ragazzi nei percorsi di recupero e non lascare mai soli loro e le famiglie».




 
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