Chiaia, la vedova Materazzo dai pm
Quattro ore per il possibile movente

Chiaia, la vedova Materazzo dai pm Quattro ore per il possibile movente
di Leandro Del Gaudio
Martedì 6 Dicembre 2016, 00:03 - Ultimo agg. 7 Dicembre, 08:50
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Hanno ripercorso una storia familiare scandita da momenti felici, ma anche da scontri e incomprensioni, litigi e finanche contenziosi giudiziari. Tarda mattinata, ai piani alti della Torre b, non passa inosservata la presenza di una donna: si tratta di Elena Grande, la vedova di Vittorio Materazzo, ingegnere ucciso lo scorso 28 novembre sotto casa, in viale Maria Cristina di Savoia. È stata ascoltata come testimone nel corso delle indagini condotte dalla Procura di Napoli sulla morte del professionista 51enne, alla luce di quanto emerso finora, nel corso dei primi dieci giorni di indagini. Quattro ore, tanto è durato il faccia a faccia tra la vedova e i pm Francesca De Renzis e Luisanna Figliolia, magistrati in forza al pool coordinato dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso. Massimo riserbo investigativo, facile immaginare che le domande abbiano battuto sul rapporto tra Vittorio e il fratello più piccolo, vale a dire Luca Materazzo, al momento unico indagato per l’assassinio dell’ingegnere. A porte chiuse, i pm hanno chiesto informazioni su eventuali litigi tra i due fratelli, ovviamente al di là del contrasto legale per i beni lasciati in eredità dal patron della famiglia Lucio Materazzo.

Possibile che l’attenzione sia caduta sui momenti di tensione, che avevano portato in passato lo stesso Vittorio a chiedere l’intervento dei carabinieri.
Era accaduto nel lontano 2003, quando Vittorio denunciò il fratello più piccolo (all’epoca poco più che ventenne), sostenendo di aver subito un’aggressione, di essere stato picchiato al termine di una lite per motivi banali. Ieri, la donna ha fatto riferimento anche a episodi più recenti, sempre e comunque da inserire in uno scenario di normalità. Litigi e scontri da ritenere normali, tali da poter accadere in qualsiasi famiglia, specie in un confronto generazionale tra fratelli con oltre dieci anni di età di differenza. Accompagnata in Procura dal suo legale, il penalista Luigi Ferrandino, la donna non avrebbe fatto cenno a episodi scatenanti, di quelli in grado di scuotere la quiete familiare, riferendosi a fatti e circostanze che non avevano destato una particolare preoccupazione. A questo punto, la parola passa ai tecnici. Come è noto, domani saranno effettuate le comparazioni tra il Dna dell’indagato e quello emerso dalle tracce lasciate dall’assassino sul luogo del delitto, ma anche nella zona dove ha provato a rifugiarsi e a cancellare le prove.


 
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