Possibile che l’attenzione sia caduta sui momenti di tensione, che avevano portato in passato lo stesso Vittorio a chiedere l’intervento dei carabinieri.
Era accaduto nel lontano 2003, quando Vittorio denunciò il fratello più piccolo (all’epoca poco più che ventenne), sostenendo di aver subito un’aggressione, di essere stato picchiato al termine di una lite per motivi banali. Ieri, la donna ha fatto riferimento anche a episodi più recenti, sempre e comunque da inserire in uno scenario di normalità. Litigi e scontri da ritenere normali, tali da poter accadere in qualsiasi famiglia, specie in un confronto generazionale tra fratelli con oltre dieci anni di età di differenza. Accompagnata in Procura dal suo legale, il penalista Luigi Ferrandino, la donna non avrebbe fatto cenno a episodi scatenanti, di quelli in grado di scuotere la quiete familiare, riferendosi a fatti e circostanze che non avevano destato una particolare preoccupazione. A questo punto, la parola passa ai tecnici. Come è noto, domani saranno effettuate le comparazioni tra il Dna dell’indagato e quello emerso dalle tracce lasciate dall’assassino sul luogo del delitto, ma anche nella zona dove ha provato a rifugiarsi e a cancellare le prove.