Catacombe, la coop replica:
«Equivoco, qui nasce la speranza»

Catacombe, la coop replica: «Equivoco, qui nasce la speranza»
di Giuliana Covella
Giovedì 8 Novembre 2018, 08:53
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Tre ore di faccia a faccia tra il cardinale Crescenzio Sepe e don Antonio Loffredo, parroco della Sanità e animatore con i ragazzi della coop La Paranza delle Catacombe di San Gennaro, finite nel mirino della Santa Sede che ha contestato gravi irregolarità nella gestione e il mancato rispetto degli accordi economici sulla gestione del bene.
Sepe ha trasferito a don Loffredo le indicazioni che monsignor Gianfranco Ravasi, presidente della Pontificia commissione di Archeologia Sacra, ha consegnato lunedì scorso al vescovo di Napoli in un incontro che, fonti vaticane, riferiscono cordiali ma schietto. In sostanza Sepe, riferendo il pensiero di Ravasi, ha invitato Loffredo e la cooperativa che gestisce le Catacombe ad allinearsi alle indicazione della Santa Sede. Indicazioni - ha ribadito Sepe - che valgono per tutti i siti archeologici che il Vaticano, sulla base del rinnovato patto concordatario del 1984, gestisce in Italia e che hanno un valore teologico, prima che storico, per la Chiesa Cattolica rappresentano il nucleo originario della diffusione della fede nell’occidente romano. In questo quadro sarebbe anche stato discussa la disponibilità vaticana di rinunciare alle quote degli incassi del passato perché è desiderio, anzitutto del Pontefice, di non minare il coraggioso lavoro del sacerdote e dei ragazzi della Sanità, ma in cambio di una pronta adesione alle regole di gestione della Santa Sede, a cominciare proprio dalla divisione in parti uguali tra la cooperativa e la Pontificia Commissione.
Quando dopo tre ore di colloquio con Sepe, Loffredo ha lasciato largo Donnaregina è parso più chiaro che un’intesa sulla futura convenzione deve avere un altro perimetro. E di questo hanno parlato cardinale e parroco. E su questo si apre il lavoro delle prossime settimane.
IL CASO 
L’intervento di Ravasi era giunto inaspettato, come un fulmine a ciel sereno, dato che con la firma della convenzione nel 2009 tra Curia e Vaticano si prevedeva sì il versamento del cinquanta per cento degli incassi, ma che di fatto non è mai avvenuto proprio per il riconoscimento implicito della funzione sociale assunta dal più ampio progetto che ruota intorno alle Catacombe di San Gennaro. Riconoscimento che tuttavia non sarebbe stato sancito in alcun atto ufficiale. Una questione abbastanza «delicata» come l’avevano definita i soci della Paranza che, grazie a questo progetto, hanno segnato il loro riscatto personale e di un intero quartiere. 
LA COOPERATIVA 
La cooperativa La Paranza era nata infatti nel 2006 da un gruppo di giovani della Sanità. La cooperativa, di cui è presidente Giovanni Maraviglia, partì inizialmente con la gestione delle Catacombe di San Gaudioso nella Basilica di Santa Maria della Sanità. Un primo passo del processo che ha portato al successivo recupero, alla gestione e all’apertura al pubblico delle Catacombe di San Gennaro. Oggi sono 34 i dipendenti che lavorano come guide turistiche e altri 16 che curano manutenzione e pulizia del sito, oltre a tanti volontari che nel 2017 hanno generato un flusso di circa 104.000 visitatori l’anno. 
LE REAZIONI 
Poco dopo la conclusione dell’incontro ieri sera un comunicato della cooperativa ha provato a fare sintesi della giornata.
«Le rimostranze dei vertici del Vaticano sono frutto di un equivoco - è scritto nella nota - Monsignor Iacobone, Segretario Generale della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra da poco più di un anno, forse ignora che l’Arcidiocesi e la Pontificia parteciparono con L’Altra Napoli e la nostra cooperativa al bando storico-artistico promosso dalla Fondazione con il Sud, con il progetto “San Gennaro extra moenia una porta tra passato e futuro”. La Paranza sottoscrisse un accordo per la valorizzazione delle Catacombe di Napoli, nonché la formazione di nuovi operatori per la gestione, promozione e valorizzazione dei siti». «Sviluppo occupazionale e sociale» sono obiettivi raggiunti, a detta dei soci, poiché «a tutti era chiaro, nel 2008, che nel Rione Sanità la tutela e la rivalutazione del patrimonio storico-artistico non potesse prescindere da questo». E, sui dubbi circa la gestione: «con i proventi dei biglietti è stato possibile non solo offrire opportunità di lavoro ai giovani del quartiere, ma anche salvare le Catacombe dal degrado e dall’abbandono in cui versavano». Fondamentale il sostegno dei privati, spinti dalla «bellezza del nostro sogno». Poi i traguardi raggiunti: «un impianto di illuminazione con tecnologie avanzate, restauri che hanno riportato alla luce gli affreschi, abbattimento delle barriere architettoniche». «Tutto ciò - aggiungono - è stato fatto informando la Pontificia Commissione e seguendone le indicazioni. Il nostro modello virtuoso ha prodotto un notevole incremento di visitatori e i risultati sono noti a tutti». Una nuova convenzione è ciò che si auspica «in tempi brevi, ma coerente con quanto sottoscritto nel 2008». «Iacobone - conclude la nota - di certo saprà armonizzare la feconda sperimentazione in atto alla Sanità, all’interno del nuovo atto».
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