Caso Lucci, dal pm l'uomo
​delle intercettazioni pirata

Caso Lucci, dal pm l'uomo delle intercettazioni pirata
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 16 Gennaio 2017, 10:24
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È lui l'uomo chiave della denuncia contro Lina Lucci, l'ex segretario regionale della Cisl Campania oggi finita al centro di un'inchiesta penale. Si chiama Salvatore Denza, è un responsabile del sindacato entrato negli ultimi mesi in una sorta di bufera, a metà strada tra media e indagini giudiziarie. È un potenziale testimone, nell'ambito dell'inchiesta che vede coinvolta la Lucci, in un fascicolo che punta a verificare ipotesi di appropriazione indebita dei fondi dei tesserati. Un ruolo chiave, quello di Denza, secondo quanto emerge dalla denuncia presentata in Procura dal commissario Piero Ragazzini.

Stando al dossier presentato ai pm napoletani, Denza avrebbe messo assieme 45 file audio, materiale raccolto nel corso delle telefonate e conversazioni intrecciate dalla stessa Lucci. Quanto basta a spingere la Procura a dare inizio all'inchiesta proprio a partire dalla sua posizione. La sua testimonianza può infatti essere decisiva per verificare il contenuto del dossier contro la Lucci, ma anche per ricostruire eventuali rapporti di forza - specie tra le correnti interne al sindacato regionale - nei mesi caldi che hanno condotto al commissariamento dell'organo regionale. Decine e decine di file audio, conversazioni immagazzinate che potrebbero servire ai pm per capire cosa realmente è accaduto negli ultimi mesi nel cuore della Cisl regionale. Materiale tecnicamente inutilizzabile, in quanto frutto di un'iniziativa privata, che spinge la Procura all'unica verifica possibile: la convocazione dei diretti interessati, ovviamente come potenziali testimoni, per attribuire una veste formale al contenuto raccolto in questi mesi.

Inchiesta coordinata dal pm Giuseppe Cimmarotta, magistrato in forza al pool guidato dal procuratore aggiunto Luigi Frunzio, si indaga per appropriazione indebita. Stando alla denuncia presentata da Ragazzini, la Lucci si sarebbe appropriata di alcune centinaia di migliaia di euro. Nel dossier ci sono diverse sezioni poste all'attenzione: quella legata ai soldi per il fitto di una casa in via Santacroce, alla ristrutturazione di un immobile, alle consulenze date a professionisti, ma anche a progetti finanziati con i soldi dei tesserati ma mai cantierati realmente; e ancora: regali o rimborsi (generi alimentari o vestiario) che avrebbero inciso sulle casse dell'organizzazione sindacate. Una mole di accuse respinte con veemenza da parte della Lucci. Difesa dal penalista Giro Sepe, a partire da questa mattina la leader sindacale chiederà di essere interrogata dal pm, a partire da una serie di punti su cui ha battuto nel corso di alcune interviste: la donna si dice vittima di un'azione di dossieraggio clandestino, portata avanti sia con intercettazioni private sia con una piccola videocamera sistemata nel suo ufficio. 


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