Caso Beneduce, le intercettazioni: «Così il nipote di Flora mi diede duemila euro»

Caso Beneduce, le intercettazioni: «Così il nipote di Flora mi diede duemila euro»
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 29 Gennaio 2018, 23:13 - Ultimo agg. 30 Gennaio, 09:35
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Duemila euro prima del voto, la probabile promessa di incassarne altre diecimila a cose fatte, insomma dopo il successo elettorale. 

Eccole le intercettazioni che stanno alla base dell’accusa di voto di scambio a carico di Flora Beneduce, consigliere regionale di Forza Italia, candidata al Parlamento per le politiche del quattro marzo, come esponente di Forza Italia. Nei suoi confronti pesano alcune conversazioni intercettate all’interno dello studio di Antonio Di Guida, imprenditore maranese che finisce sotto inchiesta per il suo ruolo di regista di operazioni elettorali ritenute quanto meno sospette. Lì, all’interno del suo ufficio, le cimici e le telecamere piazzate dai carabinieri del Ros immortalano la conversazione tra Di Guida e Armando Sarracino, uno dei presunti portatori di acqua nella bagarre elettorale che si scatena per un posto in Consiglio a maggio del 2015. 

Ed è proprio il ragionamento di Armando Sarracino a spingere gli inquirenti a ipotizzare l’accusa di voto di scambio, a proposito della partita di giro che verrebbe fuori dal dialogo intercettato. Telecamera nascosta puntata nella stanza di lavoro di Antonio Di Guida, Sarracino (che è indagato per voto di scambio) si alza e va a chiudere la porta dell’ufficio, in modo da creare l’ambiente giusto per parlare di strategie e retroscena. Spiega Armando Sarracino: «Allora Tonino ti fermo un attimo, allora quando io sono andato dalla Beneduce...». 
 
Microspie accese, Sarracino spiega come andarono i fatti a proposito del sostegno elettorale per la Sarracino: «Quando sono andato dal nipote (Tommaso De Rosa, secondo la ricostruzione fatta dai militari del Ros), ha detto il nipote: che tieni e che vuoi?».

Una domanda che avrebbe provocato la reazione piccata di Sarracino, almeno secondo quanto emerge dalle sue stesse parole. «I soldi? No, non ne ho proprio parlato con lei... ti giuro sopra i figli... ora ti sto dicendo davvero tutta la verità». 

Già, ma come si arriva allo schema «soldi in cambio di voti»? Se Flora Beneduce non parla di denaro o di ricompensa, cosa spinge gli inquirenti a battere la pista del voto di scambio? Sarracino insiste: «Io a questo punto gli ho detto, “voi lo sapete quello che ci vuole per fare una campagna elettorale... però io se tu mi dici uno faccio lo stesso quello che ho pensato di fare... se mi dai due... faccio lo stesso... se non mi dai niente voto lo stesso la Beneduce...». 

Ed ecco il punto cruciale, quello della presunta bustarella da duemila euro: «Hanno apprezzato questa cosa da parte mia... dopo una settimana... sono venuti... mi hanno dato questa busta, c’erano duemila euro dentro... me li sono presi... diciamo che mi sono fatto duemila fatti miei...». 

Un’inchiesta coordinata dal pm Simone De Roxas, magistrato al lavoro sotto il coordinamento del procuratore di Napoli nord Francesco Greco, alla luce di verifiche e accertamenti fatti dai carabinieri del Ros. Fatto sta che una volta raggiunto il successo elettorale, seguono brindisi e raduni di ringraziamento per i sostenitori della Beneduce, mentre una cimice viene piazzata nella Bmw dell’imprenditore Di Guida. Ed è nella fuoriserie dell’imprenditore, che si farebbe di nuovo riferimento al denaro, alle presunte bustarelle a posteriori, per ricompensare chi si era speso sul territorio come portatore di acqua. È il sette agosto del 2015, quando dalla conversazione tra Di Guida e Sarracino, «si evinceva - scrivono gli uomini del Ros in una informativa - che Armando Sarracino ancora non aveva ottenuto da Flora Beneduce i 10mila euro promessigli nel caso di affermazione elettorale, oltre ai duemila euro eche aveva già ricevuto». 

Quanto basta a spingere Di Guida a fare una domanda abbastanza a senso unico al suo interlocutore: «Armando, manco niente?». 

Ma agli atti ci sono altre circostanze su cui la Procura di Aversa potrebbe chiedere il processo a carico della Beneduce. Come la storia della raccomandazione di Teresa Frecciarulo per una sua assunzione nello studio legale di Tommaso De Rosa, nipote della Beneduce. Circostanze su cui tutti gli indagati sono pronti a scrollarsi di dosso l’accusa di aver fatto girare bustarelle zeppe di centinaia di euro in cambio di pacchetti di voti da indirizzare in favore di alcuni politici in corso per Palazzo Santa Lucia. Circostanze che hanno spinto i vertici di Forza Italia a parlare di una giustizia ad orologeria, finalizzata a colpire e condizionare la corsa al voto delle prossime politiche. 
 
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