Caso Arturo, una perizia riapre l’inchiesta sul parente del boss

Caso Arturo, una perizia riapre l’inchiesta sul parente del boss
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 17 Settembre 2018, 23:04 - Ultimo agg. 18 Settembre, 15:08
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Ha passato in rassegna un elenco di oltre seicento telefonate, poi ha spulciato più di 16mila immagini ricavate da facebook, ha incrociato contatti e analizzato il contenuto di alcuni messaggi. Alla fine ha una posizione chiara: «Tra le 17 e le 17.40 C.T. alias il “panaro” era impegnato nel disputare la semifinale di un torneo di calcetto nel quartiere di San Carlo all’Arena, all’interno del campetto della chiesa di Santa Maria degli Angeli». La firma è quella del consulente Carmine Testa, professionista oggi al lavoro per conto della famiglia del ragazzino indagato, nel corso del processo sul tentato omicidio di Arturo, lo studente circondato e accoltellato dal branco il 18 dicembre scorso. Ricordate la posizione del più giovane dei quattro? All’epoca non aveva compiuto 14 anni, tanto da spingere la Procura dei minori ad iscriverlo nel registro degli indagati, senza procedere nei suoi confronti però a una richiesta di rinvio a giudizio. Nei suoi confronti è in corso un procedimento amministrativo, con tanto di interventi di assistenti sociali, mentre è di questi giorni un elemento di novità. Difeso dall’avvocato Carla Maruzzelli, il ragazzino nega di aver fatto parte del branco che ha aggredito Arturo. E la sua posizione viene sostenuta da una consulenza di parte che scava nella trama di contatti intrecciata da C.T. in quel pomeriggio di metà dicembre, quando la vita di uno studente rimase in balìa di un branco di vigliacchi. Ma quali sono le conclusioni del consulente? C.T. passa buona parte della mattinata e del primo pomeriggio ad organizzare una partita di calcio. In ballo c’è la semifinale del torneo di calcio del quartiere, un appuntamento sul quale il minore sembra spendersi con un certo interesse: «Chi teniamo in porta? Chi mettiamo? Quello la partita se la viene solo a vedere...», in un crescendo di attenzione per l’evento pomeridiano. Alla luce dei messaggi facebook e delle conversazioni via whatsapp, l’appuntamento per tutti è alle 16.30 in una zona convenuta da tutti i componenti della squadretta: «Ci vediamo alle quattro e mezza oggi in miez ‘a pacella», dice riferendosi a una piazzetta in zona San Carlo all’Arena. Alle 15.50, c’è un vocale in cui C.T. comunica all’amico di calcetto i cambi di squadra. Scrive allora il consulente: «Il contenuto delle telefonate fa emergere che il C.T alle 16.45 ha una partita di calcetto». 
 
Ed è seguendo le conversazioni del minore, che vengono identificati anche gli altri componenti della squadra, anche tenendo conto dei cambi all’interno del gruppo, che poi sono stati decisi dal «mister», nome affibbiato al calciatore più carismatico del gruppetto. Ma ci sono altre conversazioni che attirano l’attenzione del consulente di parte. Sono le 16.44, quindi un minuto prima dell’orario prestabilito per l’inizio del match, che C.T. contatta l’amico Vincenzo, dicendogli di «scendere» dalla propria abitazione, che si «trovano tutti quanti lì». Continuano le conversazioni via chat, a proposito del «chi viene in porta», fino a concludere con il «facimm paura». 

Che succede dopo? Sono le 18.38 del 18 dicembre, quando C.T. riprende la conversazione con l’amico: siamo in una fascia oraria in cui l’aggressione ai danni di Arturo si è già consumata (tra le 17.20 e le 17.25), quando - secondo le conclusioni di parte - C.T. doveva essere impegnato nella partita in parrocchia. Cosa è successo in quella fascia oraria? C.T. si è allontanato dagli amici di calcetto e si è unito al gruppo di Checco (F.C.) nell’aggressione di Arturo? O ha partecipato al match in parrocchia, rimanendo estraneo ai fatti di via Foria? Contro il minore under 14, la Mobile ha raccolto alcuni elementi ritenuti validi da pm e giudici: contro C.T., le accuse di uno dei minori arrestati, che lo tira esplicitamente in ballo. E non solo. Stando ad alcune intercettazioni, emerge il timore dei presunti aggressori nel parlare di C.T., visto il suo rapporto di parentela con un presunto camorrista del rione Sanità. Difeso dal penalista Emireno Valteroni F.C. (Kekko) è atteso il prossimo nove novembre dinanzi ai giudici, assieme agli altri due presunti complici tuttora detenuti. 
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