Napoli, nel carcere di Poggioreale ci sarà un centro prescrittore per le terapie dell’epatite C

test salivari
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di Ilenia De Rosa
Venerdì 16 Novembre 2018, 16:25 - Ultimo agg. 18:35
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In Campania ci sarà il ventottesimo centro prescrittore per le terapie dell’epatite C: troverà posto nel carcere di Poggioreale e sarà a servizio non solo dei detenuti. Questo l’annuncio dato da Mario Forlenza, direttore generale Asl Napoli 1 centro, che ha introdotto «L’Epatologia nel terzo millennio», il corso di aggiornamento che si sta svolgendo al centro congressi Federico II in via Partenope. Organizzato dal Dipartimento di medicina interna - centro di Epatologia dell’Ospedale Evangelico Betania – il corso vede la partecipazione di specialisti di tutta Italia, ad accogliere i relatori il dottor Ernesto Claar, responsabile dell’evento e presidente dell’Aigo Campania, l’associazione italiana gastroenterologi ospedalieri. 

Nella giornata inaugurale l’annuncio del direttore Folrenza, alla presenza in sala anche di Ugo Trama, responsabile in Regione Campania della Uod «Politica del farmaco e dispositivi». «Stiamo lavorando per avere un ulteriore centro prescrittore in Campania per i farmaci per l’epatite C - spiega - D’altronde l’epatite C è una patologia molto diffusa tra la popolazione carceraria e in generale in Campania, la stiamo monitorando e metteremo a disposizione anche nostre risorse economiche, se necessario». 
 

All’esterno della sede del corso, test salivari per individuare i casi di epatite C ancora non diagnosticati. Due giorni di controlli destinati alla popolazione sul lungomare di via Caracciolo, promossi dall’Aigo Campania (associazione italiana gastroenterologi ed endoscopisti digestivi ospedalieri) in collaborazione con l’Asl Napoli 1 Centro e l’associazione dei pazienti EpaC.

«Abbiamo avuto un incremento della risoluzione della patologia epatica da virus C grazie ai 4 centri aziendali e ai nuovi trattamenti antivirali - aggiunge Rosa Ruggiero coordinatore organizzativo rete epatologia Asl Na 1 centro - La risoluzione dei casi ha raggiunto un totale del 97 per cento ed è un dato estremamente positivo.

ECCO I DATI 

La Campania, grazie ad una perfetta organizzazione nata dalla collaborazione tra clinici ed istituzioni, è la regione italiana con la più alta percentuale di trattamenti dell’infezione da HCV per numero di abitanti: 0,35% (dati elaborati grazie al supporto e alla collaborazione del dottor Ugo Trama, responsabile in Regione Campania della Uod Politica del farmaco e dispositivi, e del dottor Crescenzo Ilardi, referente statistico in sanità della Direzione generale Regione Campania) seconda la Puglia (allo 0,32%) terza la Lombardia (con lo 0,29%). Più trattamenti si traduce in meno casi di cirrosi epatica, meno epatocarcinoma e in ultima analisi un numero significativo di decessi evitabili.
Restando alla Campania, il numero di soggetti affetti da HCV avviati alle cure fino allo scorso 11 ottobre è 20.194, con la percentuale di successo fissata al 98.2%.

«Il dato è ancor più entusiasmante – spiega il dottor Ernesto Claar – se consideriamo che si riferisce ai pazienti con malattia di fegato avanzata e ad anziani (70-79 anni) che, fino a ieri, hanno avuto la priorità. I soggetti con età inferiore a 40 anni trattati in Campania sono meno di mille ed è su questi che deve concentrarsi l’impegno dei prossimi mesi al fine di intercettare il sommerso e prevenire la diffusione dell’infezione. Continuare a garantire un adeguato accesso alle cure si traduce in una riduzione della migrazione sanitaria verso altre regioni. Anche per l’epatite B siamo in grado di controllare l’infezione e la progressione della malattia in percentuali vicine al 100%, ma rimane il problema dell’immigrazione da Paesi in cui il vaccino per i nuovi nati non è obbligatorio, come invece è per l’Italia dal 1991».

«La Campania – spiega il dottor Ernesto Claar, presidente di Aigo Campania e coordinatore del corso di aggiornamento – è purtroppo la regione in cui si registra la maggiore percentuale di bambini sovrappeso e obesi. La prolungata presenza di grasso nel fegato può indurre gravi conseguenze, tante che nel giro di pochi anni il 20% dei soggetti con steatosi è destinato a sviluppare una vera e propria epatite ‘da grasso’ che può progredire (fino al 18% dei casi) allo stadio di cirrosi epatica».

Si stima infatti che solo in Campania ci siano circa 1.700 soggetti, per lo più donne, affetti da colangite biliare primitiva e solo il 60% risponde alle terapie tradizionali. Nonostante ciò, fino ad oggi solo pochi pazienti sono giunti ai centri di riferimento per fruire delle eventuali cure con i farmaci di ultima generazione. «Di qui – conclude il coordinatore del corso L’epatologia nel terzo millennio – l’esigenza di una campagna di sensibilizzazione ed un messaggio di tranquillità alla nostra popolazione, che non dovrà mai più ricorrere alla migrazione sanitaria».
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