«Così abbiamo salvato il 17enne
lasciato solo in coma etilico»

«Così abbiamo salvato il 17enne lasciato solo in coma etilico»
di Giuseppe Crimaldi
Venerdì 11 Gennaio 2019, 00:00 - Ultimo agg. 09:18
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Non scesero dal cielo, e nemmeno da una stella. Molto più semplicemente fu il caso - anzi un doppio caso, poi capiremo perché - a volerli far passare lungo via Palepoli la notte dell’ultimo dell’anno: lì si accorsero di un ragazzo abbandonato su una panchina che stava morendo, intervennero subito e se oggi quel 17enne è sopravvissuto al coma etilico e all’ipotermia il merito è tutto loro. A Santa Lucia qualcuno già li chiama gli Angeli di Capodanno. Sono tre napoletani, i soli che di fronte ad una massa umana di indifferenza si fermarono a rianimare G.S., lo studente di Poggioreale andato in coma etilico e poi abbandonato dai suoi stessi amici con i quali voleva trascorrere il Capodanno.

«Vorrei tanto riuscire a rivedere chi mi ha salvato», aveva detto al «Mattino» G.S. solo qualche giorno fa affidando l’appello al nostro giornale. Ieri mattina si sono fatti vivi due dei tre salvatori: Carmine Marra e suo nipote Ciro Brandi. Li abbiamo messi in contatto con il 17enne, e ieri - finalmente - G. li ha potuti abbracciare e ringraziare. Insieme con Ciro e con suo zio c’erano anche un altro loro amico e una ragazza inglese di colore: dunque quegli sprazzi di ricordi che il minorenne era riuscito a raccontare al risveglio in ospedale erano giusti.

«Quella sera - spiegano Carmine e Ciro - dopo aver visto lo spettacolo dei fuochi sul lungomare decidemmo di proseguire verso piazza del Plebiscito passando per via Palepoli. Erano quasi le tre quando ci accorgemmo di G. accasciato su una panchina. Invocava aiuto con un filo di voce. Si vedeva che stava già male, ma era in compagnia di un amico: «Ora ci penso io ad avvisare la famiglia - ci disse - Certi che lo avrebbe fatto, dopo avergli raccomandato di chiamare anche un’ambulanza proseguimmo». Dopo quasi altre due ore zio e nipote fanno il percorso inverso, ed ecco che una semplice coincidenza si trasforma in miracolo. Il 17enne, sotto gli occhi distratti del popolo che festeggia il nuovo anno, è sempre lì, sulla panchina. Gelato e ricoperto di vomito. Il polso appena si sente, il cuore sta cedendo. 

 

«Il ragazzo stava morendo - ribadisce Carmine - Erano passate più di due ore e mezza dal primo incontro, e ci eravamo fidati degli amici della sua comitiva. I quali, invece, se n’erano andati abbandonando l’amico come uno straccio per strada. G. aveva il colorito terreo, dalla bocca gli uscivano bava e schiuma, la situazione era disperata. Così uno di noi è corso sul lungomare per richiedere l’intervento di un’ambulanza. Ma ci hanno risposto che era un servizio dedicato a quella zona e che loro di lì non potevano muoversi. Allora abbiamo preso il suo cellulare e chiamato l’ultimo numero composto, che poi era quello della sorella di G.. Aver rivisto quel ragazzo sano e salvo, oggi, per noi è stato il più bel regalo».
 
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