Campania, aborto assicurato
ma l'80% dei medici è contro

Campania, aborto assicurato ma l'80% dei medici è contro
di Ettore Mautone
Giovedì 23 Febbraio 2017, 08:45
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Interruzione volontaria di gravidanza (Ivg): in Campania la legge 194 del 1978, sebbene a macchia di leopardo, è rispettata in tutte le province. Partiamo da Napoli: presso il pronto soccorso ostetrico del policlinico collinare, sono 3 i medici non obiettori su 42 in servizio, che garantiscono il servizio di Ivg e l'aborto terapeutico (ossia effettuato oltre il limite di legge dei 90 giorni dal concepimento).

Nell'omologa struttura del policlinico di piazza Miraglia (Ateneo Vanvitelli) su un organico di 12 unità un terzo (4) sono non obiettori, dedicati prettamente all'Ivg. Al Cardarelli su 14 specialisti 13 sono obiettori e solo 1 assicura l'Ivg in due sedute a settimana. Nella Asl Napoli 1 centro i due centri Ivg sono attivi al Loreto Mare e al San Paolo, collegati ai reparti di ginecologia. In ognuno lavorano 17 specialisti: al Loreto Mare 2 sono non obiettori (1 addetto esclusivamente all'Ivg), con 7 anestesisti e 2 infermieri. Al San Paolo ci sono invece 5 ginecologi non obiettori di cui 3 dedicati al servizio Ivg con cui si alternano 10 anestesisti. Sul territorio si aggiungono altri 29 ginecologi nei distretti. A Napoli 3 Sud l'unico attivo è il centro di Ivg di Vico Equense dove c'è un unico specialista non obiettore. Alla Napoli 2 nord provvedono all'Ivg tre ospedali: Pozzuoli, Frattamaggiore e Giugliano. Hanno invece chiuso, negli ultimi anni per carenza di personale, Mercato San Severino, Cava de Tirreni, Aversa e S. Maria Capua Vetere.

Altrove tutto il personale non obiettore è stato concentrato nelle aziende ospedaliere (Ruggi a Salerno, il San Sebastiano a Caserta, Rummo a Benevento). A sud di Salerno c'è anche l'ospedale di Vallo. Un quadro a macchia di leopardo che, pur contando circa l'80% dei medici obiettori, quasi un record nazionale, non inficia il servizio.
Le difficoltà? Esistono ma sono riferite soprattutto a carenze di personale, segnatamente anestesisti e infermieri. In alcuni casi, come ad Avellino, addirittura c'è una prevalenza di ginecologi non obiettori (5 su 9) rispetto ai camici bianchi che si sottraggono all'Ivg per ragioni etiche. Qui senza liste di attesa, entro tre giorni si effettua la visita e in una settimana si prenota l'Ivg. Centro diventato per questo attrattore di richieste anche da altre province. Qui la frequenza media con cui viene praticata l'Ivg è di 24 volte a settimana (entro i 90 giorni dal concepimento), per 1.200 aborti annui a cui si aggiungono altre 150 interruzioni di gravidanza terapeutiche (165 circa l'anno). Garantiti anche il sostegno sociale e psicologico. La principale carenza è semmai della farmacia sguarnita delle prostaglandine di ultima generazione e a più basso costo.

«A mio avviso avverte Costantino Di Carlo, docente associato e ginecologo del centro Ivg del policlinico Federico II - servirebbe un centralino regionale con pochi addetti che, in tempo reale, conosca le disponibilità dei diversi centri effettuando prenotazioni sulla base della vicinanza territoriale e dell'urgenza. In questo modo, si potrebbe razionalizzare la distribuzione dei carichi di lavoro fra le varie strutture». Un centro di prenotazione unico era peraltro previsto già da una delibera regionale, la 1016 del 2008, a tutt'oggi disattesa. «Né io né le due colleghe che attualmente praticano interruzione volontaria di gravidanza al Policlinico Federico II ci limitiamo a questa attività nell'ambito della ginecologia e ostetricia. Da docente universitario ritengo che anche a questo aspetto della medicina sia necessario dedicare attività di ricerca e di didattica, per migliorare le conoscenze». Sui reclutamenti di medici non obiettori al San Camillo a Roma, si pronuncia Silvestro Scotti, presidente dell'Ordine dei Medici di Napoli: «Ritengo dice Scotti che l'obiezione di coscienza debba essere un vincolo etico che ciascun camice bianco dovrebbe comunicare all'atto dell'iscrizione all'Ordine di appartenenza laddove oggi è un adempimento svolto soprattutto nell'ambito di un rapporto di lavoro con l'ospedale dove si viene assunti. Ciò presta il fianco, quando si cambia idea dopo l'assunzione, a distorsioni».

In Campania, stando agli ultimi dati del ministero della Salute (2013), il numero delle Ivg per 1000 donne tra 15-49 anni è mediamente del 7,4 per mille in calo, rispetto al 2012, del 2,8%, tra i più bassi di quelli osservati nei paesi industrializzati anche per ragioni culturali. Una fetta consistente di queste interruzioni di gravidanza riguarda la popolazione immigrata che alimenta un sommerso che ancora esiste. «Va anche detto rileva Fabio Sirimarco, primario di ginecologia del Cardarelli - che l'Ivg non è sempre un intervento banale e che nonostante si pratichi nei centri più attrezzati può dare luogo ad eventi avversi gravi che comportano dall'asportazione dell'utero fino alla morte».

In Campania la carenza riguarda invece la rete dei consultori dove la legge prevede che si svolgano altre importanti funzioni informative, preventive, educative oltre che di sostegno e orientamento per le donne. Rete che dipende dalle Asl e che, a 40 anni dalla loro istituzione, in Campania è ridotta male. L'ultima novità su questo fronte l'ha scritta il Tar Lazio (sentenza 8990 del 2 agosto scorso) secondo cui i ginecologi obiettori impiegati nei consultori devono comunque accertare lo stato di gravidanza e sono tenuti a prescrivere anche farmaci ormonali contrariamente a quanto sostenuto dalle associazioni antiabortiste che vedono un confitto con la libertà di coscienza prevista dall'articolo 9 della legge 194 del 1978.