Bullismo: nelle scuole della Campania oltre 600 casi «conclamati»

Bullismo: nelle scuole della Campania oltre 600 casi «conclamati»
Martedì 12 Dicembre 2017, 11:19 - Ultimo agg. 17:51
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Sono stati 616 i casi di bullismo accertato nelle scuole campane nell'anno scolastico 2016-2017: sono i dati della ricerca «L'incidenza del bullismo nelle scuole della Campania», voluta dal Garante regionale dell'Infanzia e dell'adolescenza. Sul campione del 22% sono stati dunque 616 i casi «conclamati» con picchi più alti nelle provincie di Napoli e Caserta. Nello specifico, nella provincia partenopea, sono stati registrati in media 3 casi per scuola, con una eccezione per un istituto comprensivo, dove, invece e purtroppo, sono stati 70 casi. Nella provincia di Caserta, si registra una media di 2,5 casi per scuola. Si discostano da questa media due istituti nei quali si sono manifestati 39 e 90 casi di bullismo.

Per il 60% dei docenti, il bullismo incide «molto» sull'andamento dell'attività didattica e sulle relazioni in classe; il resto del campione, ritiene, invece, che «poco» o «abbastanza». Su base regionale, il 28% dei docenti ritiene di non essere in grado di gestire autonomamente il problema. Una percentuale che raggiunge il 38% nella provincia di Napoli. Aumentare la consapevolezza delle famiglie e dei ragazzi, spingere chi è vittima a non provare disagio nel «denunciare», monitorare i casi sono alcuni dei 'metodì per cercare di contrastare il fenomeno, di bloccare il bullismo prima che i ragazzi ne diventino vittime.

«Purtroppo abbiamo un dato davvero negativo che ci fa preoccupare e che indica come questo fenomeno sia in aumento». Lo ha detto Rosa D'Amelio, presidente del Consiglio regionale della Campania, in merito ai dati della ricerca sull'incidenza del fenomeno di bullismo all'interno degli istituti scolastici regionali. «Siamo stati i primi in Italia ad approvare una legge sul bullismo e cyberbullismo - ha affermato - Ogni anno ospitiamo, con Ragazzi in aula, circa 3mila studenti». «Da loro, già prima dell'approvazione della legge regionale - ha sottolineato - sono arrivate proposte elaborate da loro proprio su questi fenomeni. Segno che i ragazzi avvertono il problema». «Noi abbiamo finanziato la legge con 200mila euro - ha aggiunto - Dobbiamo lavorare in direzione dell'educazione dei ragazzi, ma anche con le nuove tecnologie perché oggi, molti di questi casi avvengono nell'ambito scolastico, ma purtroppo anche attraverso la Rete». «Dobbiamo formare anche le famiglie affinché percepiscano i segnali che arrivano dei loro ragazzi - ha concluso - Perché spesso il ragazzo si vergogna di dirlo alla famiglia e si interviene quando si è già parecchio in ritardo».

«Prevaricazione, reiterazione e sproporzione di forza tra chi agisce e chi subisce». È cosi che Paola Brunese, giudice del Tribunale per i minorenni di Napoli indica i tre elementi alla base del bullismo. Intervenuta alla presentazione della ricerca sul fenomeno del bullismo in Campania, Brunese spiega che la «prevaricazione può essere con una violenza diretta, per esempio da da maschi verso altri maschi o femmine» oppure «indiretta, che è soprattutto femminile e consiste nel manipolare il gruppo dei pari per isolare soggetto debole». La reiterazione della prevaricazione è un altro elemento del fenomeno perché «non è mai un caso isolato». «Infine abbiamo la sproporzione della forza -ha aggiunto - tra chi è autore e che si avvale di complici omertosi e vittima del bullismo». «Bisogna attenzionare il problema - ha affermato - e indurre insegnanti genitori a cogliere i segnali che arrivano dalle giovani vittime e spingerli a non avere vergogna, perché spesso la vittima si emargina si sente quasi responsabile della violenza che subisce». «È necessario comunicare anche il coraggio - ha sottolineato - che può aiutare a far emergere una fenomeno che è un pò sottovalutato». «Sono giudice penale ormai da trent'anni e posso dire che i casi che arrivano nell'aula di tribunale - ha concluso - sono sensibilmente inferiori a quelli che in realtà possono verificarsi all'interno della scuola per strada».

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