Boscotrecase, poligono di tiro sotto casa per il baby boss

Boscotrecase, poligono di tiro sotto casa per il baby boss
di Dario Sautto
Sabato 25 Febbraio 2017, 10:22
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BOSCOTRECASE - I fori dei proiettili nel muro che delimita la proprietà di famiglia e una scatola di munizioni in cantina. Un poligono di tiro allestito nel cuore del fortino del clan Gallo-Limelli-Vangone, sotto casa del nipote del boss. E proprio lui, appena 16enne, è stato denunciato a piede libero insieme alla madre 55enne per detenzione illegale di munizioni. 

Siamo in via Sepolcri, a Boscotrecase, in una strada di confine con Torre Annunziata e Boscoreale, alle spalle del cimitero torrese e a poche centinaia di metri dall’ospedale. In zona tante villette, case basse, piccole abitazioni bifamiliari, dove si vive al piano terra, al massimo al primo livello. Tra quei «bassi» si trova la roccaforte del clan di camorra, divenuto noto perché per un periodo guidato dai Giuseppe Gallo, oggi detenuto: era il boss finto pazzo, capace di incassare ogni mese la pensione di invalidità da 700 euro per una patologia psichiatrica grave, ma accusato dall’Antimafia di essere uno dei più pericolosi capi della camorra vesuviana. 

Ieri mattina i carabinieri della stazione di Torre Annunziata, guidati dal luogotenente Egidio Valcaccia e dal capitano Andrea Rapone, hanno fatto irruzione in una casa al piano terra di via Sepolcri, dove vivono mamma e figlio. Ad insospettirli erano stati proprio quei fori, chiaramente creati sparando con una pistola, forse tempo fa, forse qualche ora prima. A terra nessuna traccia, così come in casa. La «sorpresa», però, è arrivata in cantina: all’interno di una scatola, i militari hanno trovato 22 cartucce calibro 12 marca Baschieri e Pellagri. Le munizioni sono state subito sequestrate, ma l’arma non è stata trovata. 

Madre e figlio sono stati denunciati a piede libero per detenzione abusiva di munizioni in concorso: la donna alla Procura di Torre Annunziata, il 16enne alla Procura per i Minori di Napoli. Le indagini, però, parono adesso e si concentrano in particolare su quei fori riscontrati nel muro di cinta della proprietà del nipote del boss. Suo nonno è uno dei capi del clan Gallo-Limelli-Vangone, storicamente rivale dei Gionta di Torre Annunziata e protagonista di una sanguinosa faida di camorra a cavallo tra gli anni ‘90 e primi del 2000. Con il padre in carcere, adesso potrebbe essere stato incaricato lui di gestire gli affari di famiglia, nonostante sia appena un ragazzino. E potrebbe aver deciso di allestire un poligono di tiro sotto casa, per fare pratica con le armi. Non è escluso che possa aver sparato contro quel muro proprio nei giorni scorsi, in una sorta di tiro a segno domestico. 

I riscontri degli investigatori permetteranno di capire quello che è successo: principalmente se quel poligono di tiro sia stato utilizzato da poco, magari per provare un’arma nuova. Oppure se si tratta di fori «datati». Ma l’ipotesi è che a sparare, recentemente, possa essere stato proprio il 16enne, nipote del boss e ora «uomo di casa» in una delle storiche famiglie camorristiche del Vesuviano.
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