Bilancio «dopato» a Casoria:
in 25 verso il processo

Bilancio «dopato» a Casoria: in 25 verso il processo
di Marco Di Caterino
Venerdì 23 Febbraio 2018, 12:41
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Casoria. Avvisi di chiusura indagine per l'ex sindaco di Casoria Vincenzo Carfora, per tutti i componenti dell'allora giunta - tra questi anche Tommaso Casillo, attuale vicepresidente del consiglio della Regione Campania - e anche per tutti i consiglieri di maggioranza, i revisori dei conti e un funzionario del Comune. Venticinque persone, che a vario titolo sono indagate per falso ideologico, abuso di atti d'ufficio, falso in atto pubblico: reati che sarebbero stati commessi nel 2013, quando era in carica come primo cittadino Vincenzo Carfora. L'inchiesta, svolta dai carabinieri della compagnia di Casoria e diretta dai pubblici ministeri Giovanni Corona e Valeria Palmieri, sostituti della Procura di Napoli Nord, diretta da Francesco Greco, era scattata in seguito a una circostanziata denuncia presentata dell'ex parlamentare Francesco Polizio (un passato da sindaco di Casoria) dopo che il figlio, Emilio Polizio - all'epoca consigliere comunale aveva votato contro la manovra di bilancio, motivando il diniego per «evidenti irregolarità», poi riscontrare nel corso dell'indagine.

In quel 2013, l'amministrazione approvò il rendiconto di bilancio per l'anno precedente, inserendo tra le entrate circa 29 milioni di euro, come crediti derivanti da multe stradali accumulate tra il 2000 e il 2011. Un artifizio contabile, perché quella somma era di fatto aleatoria e non strutturale, al fine di fare fronte a spese previste per circa 15 milioni, ed evitare così di sforare il patto di stabilità. Per questo episodio la Procura di Napoli Nord ha indagato oltre all'allora sindaco anche Sergio D'Anna, Valeria Esposito, Tommaso Casillo, Antonio Lanzano, Mariano Marino e Pasquale Tignola, componenti della giunta, che approvarono la delibera di giunta sul bilancio «dopato» dai 29 milioni di euro delle multe. Stesso reato contestato ad Alfonso Setaro, responsabile del settore finanziario del Comune che diede parere di regolarità tecnica della delibera incriminata e a Bonaventura Tralice, Luigi Maiello e Ciro Di Matteo, revisori dei conti, che nella loro relazione non ebbero nulla da contestare su quella somma iscritta a bilancio.

 

La sfilza di avvisi di chiusura indagine continua con Raffaele Bene, Marco Colurcio, Gianluca Cortese, Stefano Ferrara, Salvatore Iodice, Massimo Mileto, Raffaele Petrone, Orsino Esposito, Giuseppe Monaco, Rosa Sosio, Andrea Capano, Aniello Cerbone, Paolo Pugliese, consiglieri della maggioranza Carfora, che approvarono la delibera dei 29 milioni di euro «fantasma», per non sforare il patto di stabilità, in modo tale «da non decurtarsi il gettone di presenza», che sarebbe stato seguito dal ridimensionamento dello stipendio del sindaco e assessori. E infatti ancora l'ex sindaco Carfora, con Alfonso Setaro, quale dirigente del settore finanziario del Comune, Bonaventura Tralice, Luigi Maiello e Ciro Di Matteo, revisori dei conti, hanno ricevuto il provvedimento perché attestarono il rispetto del patto di stabilità per l'anno finanziario 2012, con l'aggravante di aver così favorito «l'ingiusto vantaggio per i consiglieri comunali, sindaco e assessori» che non si ridussero gettone di presenza e stipendi, decurtazione che scatta nel momento in cui si sfora il patto di stabilità.
L'indagine è ora nelle battute finali, perché devono essere ascoltati dai magistrati solo alcuni degli indagati. Poi inevitabilmente scatterà la richiesta di rinvio a giudizio da parte dei pm, visto che essi non hanno ritenuto, per nessuno degli indagati, proporre un decreto di archiviazione.
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