Beni confiscati alle mafie, all’Agenzia
si cambia: più uomini e risorse

Beni confiscati alle mafie, all’Agenzia si cambia: più uomini e risorse
di Gigi Di Fiore
Martedì 25 Settembre 2018, 08:47 - Ultimo agg. 08:52
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Una prima avvisaglia sulle modifiche in vista c’era stata agli inizi di agosto quando il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, aveva firmato il regolamento dell’Agenzia per i beni confiscati alle mafie. Nel decreto sicurezza approvato dal Consiglio dei ministri sono stati rivisti gli stessi temi caldi di un mese e mezzo fa: il ruolo degli amministratori giudiziari, l’utilizzo dei beni immobiliari sequestrati, l’ampliamento di organico.
I BENI SEQUESTRATI
È il tema più delicato, quello nevralgico nell’attività assegnata all’Agenzia. Troppi, negli anni, i beni inutilizzati, le imprese fallite, per mancanza di fondi indispensabili alla manutenzione e al ripristino della legalità (contratti di lavoro, imposte) nella gestione di attività prima in mano a chi si curava poco di rispettare le leggi.  
L’articolo 48 del decreto legislativo di sette anni fa, ora rivisto dal governo Conte, fissa le regole sull’utilizzo dei beni immobili confiscati. Già prima era possibile che fossero mantenuti nel patrimonio statale per assicurare risorse al funzionamento dell’Agenzia. Una condizione su cui era necessaria l’autorizzazione del presidente del Consiglio dei ministri. Ora quel potere passa al ministro dell’Interno.
Ai Comuni, quegli stessi beni, potevano essere trasferiti per «finalità istituzionali o sociali ovvero economiche, con vincolo di reimpiego dei proventi per finalità sociale». Ma, mentre prima, gli stessi beni entravano a far parte del patrimonio di Comuni e Province, ora saranno inclusi nel «patrimonio indisponibile» degli stessi enti. E, se in un anno, non sarà stata trovata una destinazione sociale pubblica, il trasferimento al Comune sarà revocato con la contestuale nomina di un commissario. Significa che i Comuni avranno tempi stretti per assegnare gli immobili confiscati, altrimenti quell’attività sarà commissariata. Tempi più stretti, per evitare inerzie, con la precisazione che i beni saranno patrimonio «indisponibile» nei bilanci comunali.
I RICAVI
Anche sui ricavi delle attività legate ai beni confiscati vengono introdotte novità nel decreto sicurezza. Ora viene concessa la possibilità che il 30 per cento dei fondi ricavati sia assegnato al fondo disponibile per i contratti del personale dell’Agenzia. Nel caso di mancato utilizzo, gli immobili confiscati possono essere, con bandi pubblici, inseriti tra gli alloggi da concedere in fitto a persone «in particolare condizione di disagio economico». Sarà il Comune a concedere agli enti che gestiscono l’edilizia pubblica (Iacp in testa) questo patrimonio da poter inserire nei bandi di assegnazione pubblici. Ma hanno diritto di prelazione all’acquisto degli immobili cooperative edilizie delle forze armate o di polizia, enti pubblici con finalità di investimento immobiliare, fondazioni bancarie, associazioni di categoria.
C’è un ritocco sulla destinazione in percentuale delle somme ricavate dalla vendita, che entrano a far parte del Fondo unico giustizia e riassegnate al bilancio di due ministeri: Giustizia e Interno. Prima la percentuale era del 50 per cento a ciascun ministero. Ora è diminuita al 40 per cento. Il restante 20 per cento resta all’Agenzia per le proprie attività. Che ne sarà dei beni rimasti invenduti? Dopo tre anni, restano nel patrimonio dello Stato. 
IL PERSONALE
Sulle 170 unità previste in organico, non tutte ora dovranno provenire per obbligo da altri uffici della pubblica amministrazione. Nel decreto sicurezza si introduce la possibilità che 70 entrino in organico per concorso pubblico. E si tratterà delle figure più specialistiche in materia di beni confiscati. Novità anche per gli amministratori giudiziari. Erano vincolati ad un massimo di tre incarichi contemporanei, ora non c’è più una limitazione così rigida, se l’amministratore giudiziario ha incarichi da coadiutore. Alla confisca, fino all’assegnazione e all’utilizzo successivo, l’Agenzia deve gestire il bene nominando un coadiutore che può anche coincidere con l’amministratore giudiziario designato al momento del sequestro. Novità anche sulle 4 sedi secondarie dell’Agenzia, in aggiunta a quella centrale di Roma. Prima erano individuate, anche se, nella precedente versione del decreto legislativo, ne erano state soppresse tre lasciando solo Reggio Calabria. Nella nuova versione, lasciando sempre Reggio Calabria, si indica genericamente che il direttore può istituire, per particolari esigenze, «fino a un massimo di 4 sedi secondarie, in regioni dove sono presenti in quantità significativa beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata».
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