Baia Domizia, sotto chiave 43 villette:
l’ombra del clan dei Casamonica

Carabinieri sequestrano 43 villette all'ex Villaggio Svedese
Carabinieri sequestrano 43 villette all'ex Villaggio Svedese
di Mary Liguori
Giovedì 7 Giugno 2018, 08:37 - Ultimo agg. 09:38
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Comprò i bungalow del Villaggio degli Svedesi, 220 villini indivisibili dalla struttura turistica con piscine e pineta, ma l'idea iniziale era, sin dal principio, quella di trasformare il villaggio in un residence da vendere a «pezzi».

Via le famiglie bionde e alte oversize, quella classe medio-bassa svedese che veniva a trascorrere le vacanze a Baia Domitia negli anni Sessanta accedendo a un fondo pensionistico di Stoccolma, da San Cipriano d'Aversa è partito il piano lottizzazione. Era il 2014 quando Luigi Mennillo si mise in testa l'idea di trasformare il sito per villeggianti in una lottizzazione residenziale. I proprietari delle 43 villette sequestrate ieri hanno infatti spiegato di aver visionato le «case per la villeggiatura» nel 2014, vale a dire un anno prima che Mennillo rilevassse le quote della «Serra resort», unica proprietaria dell'«Italy village». Insomma, il piano di frazionare il Villaggio e lottizzare le strutture preesistenti risale ai mesi precedenti al momento in cui l'imprenditore diventò proprietario della struttura.

Da ieri è indagato per lottizzazione abusiva perché tra Sessa Aurunca e Baia Domitia-Cellole il solo indirizzo concesso è quello turistico-commerciale, l'area è anche sottoposta a vincoli paesaggistici e, a quanto pare, per realizzare la lottizzazione si è intervenuti senza autorizzazione sulle particelle catastali, ora frazionate, ora accorpate, degli immobili..
 
Un filo kitch, di lusso barocco fatto di ostentazione, simbolo del clan del «mondo di mezzo», unisce la mala zingara del Lazio a Casal di Principe. Ma non solo quella. A spulciare le parentele di Luigi Mennillo vien fuori che è cognato di Maurizio Schiavone, - hanno sposato due sorelle - parente del noto «Sandokan». Maurizio Schiavone, nel 2002, spuntò in un'ordinanza in cui il principale indagato era nientemeno che Vittorio Casamonica, il boss di Mafia Capitale che ebbe esequie degne di un principe e la cui famiglia, da quarant'anni a questa parte detta legge in quel di Roma. Se il re è morto, il regno non è perduto. E chi resta fa quel che può. Indagini in corso per stabilire se il patrimonio investito a Baia Domitia possa essere collegato al potente clan capitolino. Per ora è solo una remota ipotesi.

Nel 2015 Luigi Mennillo chiuse l'affare Italy Village per una cifra alquanto contenuta: 400mila euro. Vendette 43 dei 220 villini a prezzi oscillanti tra i 15mila e i 40mila euro. La speculazione si è concretizzata in un paio di milioni di euro. Il resto dei bungalox ha continuato a fittarli e tutt'ora ne è il gestore in quanto il gip Sergio Enea ha respinto la richiesta di sequestro per il complesso della struttura richiesto dal pm Domenico Musto della Procura diretta da Maria Antonietta Troncone. I proprietari dei 43 villini finiti sotto chiave non sono indagati: secondo gli inquirenti erano in buona fede quando comprarono quelle casette in cui trascorrere le vacanze. Si tratta di persone residenti tra Casapesenna e Casal di Principe. Qualcuno vive a Pescara. Naturalmente, potranno rivalersi a suon di ricorsi. L'indagine è stata condotta dai carabinieri e dalla guardia di finanza e ha visto impegnate le fiamme gialle della compagnia di Mondragone, diretta dal capitano Silverio Papis, e i militari dell'Arma della compagnia di Sessa Aurunca, coordinata dal capitano Giuseppe Fedele.
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