Appalti Consip, «sistema Romeo»
chiesta rogatoria internazionale

Appalti Consip, «sistema Romeo» chiesta rogatoria internazionale
di Valentina Errante
Domenica 19 Febbraio 2017, 10:10 - Ultimo agg. 13:28
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ROMA. La rogatoria per ricostruire le movimentazioni della società inglese riconducibile all'imprenditore Alfredo Romeo, è già partita da Napoli, perché adesso si cercano i soldi. I pm vogliono ricostruire tutti i tasselli del cosiddetto sistema Romeo: tangenti, pagate con i fondi neri realizzati attraverso false fatturazioni e con i 350mila euro prelevati dall'imprenditore napoletano con assegni intestati a se stesso. Soldi che avrebbero assicurato la vincita degli appalti, grazie a una rete di facilitatori della quale farebbero parte anche l'imprenditore toscano Carlo Russo e il suo amico Tiziano Renzi, padre dell'ex premier. Le mazzette sarebbero state nascoste sotto varie voci, per questo, i magistrati di Napoli e Roma, che indagano in coordinamento investigativo, stanno cercando individuare anche la complessa rete di finanziamenti e sponsorizzazioni nei confronti di enti e fondazioni da parte di società riconducibili all'imprenditore napoletano. E sotto esame non c'è solo l'appalto Consip, la mega commessa da 2,7 miliardi di cui Romeo si è accaparrato 609 milioni di euro. Oltre alla gara nella quale Russo e Renzi senior si sarebbero attivati per facilitare Romeo, ci sarebbe anche l'appalto Grandi stazioni: sarebbe stato Russo a convincere l'imprenditore a partecipare e a fargli vincere la commessa, almeno secondo il Noe dei carabinieri. Uno scenario che sarà più chiaro la prossima settimana o probabilmente a marzo, quando Russo e Renzi senior, indagati per traffico di influenze, saranno sentiti dal pm Mario Palazzi.

I pm hanno fatto partire la rogatoria, vogliono vedere i bilanci della società inglese riconducibile all'imprenditore napoletano, perché le conversazioni, registrate per mesi, lasciano pochi margini ai dubbi: le tangenti venivano pagate con il collaudato sistema delle false fatturazioni o sotto la voce di consulenze, a fronte di prestazioni inesistenti. E Romeo si sarebbe servito delle «società estere e in particolare di società inglese, nella sua disponibilità o dei suoi familiari». L'inchiesta conta già su alcune gole profonde che hanno ammesso ai pm di avere ricevuto da Romeo «cospicue somme di danaro provenienti, per ammissione e per quanto riferitogli dall'imprenditore, dalle sue società». Ma ci sono anche le «segnalazioni per operazioni sospette», arrivate dall'Uif di Bankitalia alla Guardia di Finanza e riguardano la «monetizzazione in contante da parte di Romeo di circa 350mila euro, attraverso il cambio di assegni a me medesimo negoziati, in particolare, presso istituti di credito con sede a Napoli».

Il ruolo di Russo, l'imprenditore farmaceutico che avrebbe anche fatto incontrare il padre del premier con l'imprenditore, è sempre più centrale e riguarda anche un'altra gara. A rivelarlo agli investigatori sono state le intercettazioni. In base a quanto scrivono i pm campani nel decreto di perquisizione Romeo nel corso dei colloqui nel suo ufficio «ha l'abitudine di abbassare il tono della voce e di scrivere di suo pugno su pezzetti di carta i nomi (iniziali) delle persone e dei destinatari delle tangenti, nonché l'importo e la causale» passando poi il pezzetto di carta al suo interlocutore «conferendo dunque anche forma scritta alle transazioni illecite».

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