Alunni fantasma nel Napoletano, l'esercito dei baby lavoratori in nero

Alunni fantasma nel Napoletano, l'esercito dei baby lavoratori in nero
di Cristina Liguori
Domenica 31 Dicembre 2017, 10:55
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Matilde, 12 anni, incollava tacchi alle scarpe in chissà quale opificio abusivo. Marco invece seguiva il padre, idraulico. Luca era destinato a diventare carpentiere. Gli altri, figli di pregiudicati e contrabbandieri, forse avrebbero seguito la strada dei propri padri. Nomi di fantasia, vite reali. Destini diversi l'uno dall'altro, ma un fattore in comune: tutti, appena adolescenti, hanno lasciato la scuola. O forse sono stati costretti dai familiari. Probabilmente, se avessero potuto scegliere, avrebbero preferito continuare a studiare, almeno fino a 16 anni, come prevede la legge e come fa la maggior parte dei loro coetanei. Questo diritto invece gli è stato negato e anziché afferrare penne e libri sono stati obbligati a maneggiare solo colle tossiche, pinze, chiavi inglesi, tronchesi e sigarette di contrabbando. Grazie ai carabinieri però questi 13 giovani, di cui 9 ragazze e 4 ragazzi, forse ritroveranno la loro adolescenza e torneranno tra i banchi di scuola.

Una vasta operazione dei carabinieri della Compagnia di Giugliano, diretti dal capitano Antonio De Lise, ha portato infatti alla luce diversi casi di dispersione scolastica. Per questo i militari dell'Arma hanno deferito in stato di libertà 24 persone, residenti tra Giugliano e Qualiano, e segnalato i giovani al tribunale dei minori e ai servizi sociali.
 
L'operazione però nasce in un ambito di intervento molto più ampio. Il Comando della Legione dei Carabinieri Campania ha messo in campo numerose iniziative per contrastare un fenomeno purtroppo molto diffuso soprattutto tra Napoli e provincia. I militari hanno svolto in questo periodo più di 1000 controlli ispezionando ben 966 istituti scolastici e segnalando 86 minori ai servizi sociali.

Circa 60, invece, le persone deferite all'autorità giudiziaria. In Campania questo fenomeno rappresenta purtroppo un fardello, una piaga sociale che alimenta la microcriminalità e spesso anche il bullismo. L'assenza di cultura, di formazione, e di conseguenza di libertà condiziona gli adolescenti fino a farli diventare dei veri e propri baby boss a danno di se stessi e dell'intera collettività. I carabinieri hanno monitorato gli istituti scolastici, soprattutto quelli professionali, per cercare di contrastare tale dispersione e creare maggiore sinergia tra Arma, docenti, e famiglie. Nella maggior parte dei casi i ragazzi sono tornati a scuola e hanno ripreso a studiare con discreta costanza e ottenendo anche buoni risultati.

Purtroppo per molti però si è trattato solo di una frequenza straordinaria, interrottasi dopo poche settimane o un paio di mesi. Integrarsi in classi con compagni pressoché sconosciuti, recuperare le ore di lezione perse, le interrogazioni e i compiti purtroppo è difficile per chi non ha avuto una costante formazione.
Per i casi emersi negli istituti professionali di Giugliano e Qualiano si è seguito l'andamento generale. I giovani sono tornati a scuola, qualcuno vi è rimasto, qualche altro è stato obbligato a lasciare di nuovo per tornare al lavoro. Il più delle volte non si tratta di casi di povertà e indigenza, ma di spregio alle regole e totale indifferenza verso l'istituzione scolastica. I ragazzi vengono regolarmente iscritti come prevede la legge, ma poi costretti a lavorare, o nel peggiore dei casi a delinquere nella convinzione che nessuno se ne accorga o che nessun dirigente segnali il caso alle autorità competenti. Invece grazie alla stretta collaborazione tra presidi e forze dell'ordine è stato possibile far venire a galla sia la dispersione scolastica che lo sfruttamento minorile. Da questo punto di vista si è però su un altro fronte e su altri reati sui quali i carabinieri indagano. I controlli, promettono i militari, continueranno in tutti gli altri istituti superiori del territorio fino ad arrivare nei campi Rom della zona, dove il fenomeno non attanaglia singole famiglie ma la quasi totalità delle persone. E, peggio del peggio, non riguarda adolescenti ma anche i bambini che non hanno mai varcato in vita loro nemmeno la soglia della prima elementare.
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