Africa in Testa, la Onlus creata da un napoletano che sta costruendo un villaggio in Tanzania

Lui è Franco Testa: anni fa ha iniziato da un viaggio nel 2010, oggi il Villaggio San Francesco mira a diventare autosufficiente

Scuola in costruzione presso il villaggio
Scuola in costruzione presso il villaggio
di Ferdinando Gagliotti
Martedì 5 Settembre 2023, 18:46
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C’è una storia meravigliosa che è nata, anzi sta nascendo, da un viaggio esotico risalente al 2010, e che lega Franco Testa, sessantaduenne dipendente del Comune di Pozzuoli, e un villaggio nell’Africa orientale.

È la storia della onlus Africa in Testa e del Villaggio San Francesco, la cui prima pietra è stata poggiata nel 2013: ci troviamo a Bunda, nella regione del Mara, in Tanzania. In questa minuscola frazione di Mondo, parte di un universo di culture, lingue, storie e colori che è il continente africano, Franco Testa e le Suore Piccole Missionarie Eucaristiche di Bagnoli stanno tirando su qualcosa di miracoloso.

«Sono venuto qui per la prima volta nel 2010», racconta dalla Tanzania Testa, oggi presidente della onlus a cui presta il nome. «Ho fatto questo viaggio dopo aver conosciuto un sacerdote che si trovava a Pozzuoli per un dottorato: gli spiegai che il mio viaggio doveva essere anche finalizzato a compiere qualcosa di significativo. Durante il mio periodo di permanenza qui, mi sono innamorato completamente del posto: le persone mi hanno spiegato che c’erano tanti spazi in cui avrei potuto realizzare molte cose, ma chiaramente non avevo abbastanza soldi. Africa in Testa non esisteva ancora e il mio primo obiettivo diventò costruire una piccola ludoteca in un villaggio, ma terminando la costruzione di una scuola già esistente presso la diocesi di Mwanza, un villaggio nell’interno.

Tornato in Italia, ho parlato con amici che avevano già un’associazione: non avevo riferimenti, non sapevo come inviare i soldi e quindi chiesi a loro di dare il via a questo progetto. Dopo neanche sei mesi ho fatto le valigie e sono partito per restare qui per quattro mesi. Abbiamo iniziato a lavorare con oltre duemila bambini malati di HIV: in quel periodo ho fatto esperienze allucinanti».

 

«Dopo mi sono trasferito a Bunda con un sacerdote, nominato poi vescovo. A lui spiegai dell’obiettivo che avevo e assieme acquistammo un pezzo di terra, dove siamo tutt’oggi. Lui mi disse che si sarebbe occupato dei mattoni, la parte della costruzione sarebbe spettata a me. Così ho iniziato a costruire la mia rete per raccogliere un po’ di fondi e a dieci anni di distanza posso dire che abbiamo costruito l’impossibile. Il Villaggio San Francesco è stato poi inaugurato nel 2018 e un anno dopo contava 17 strutture. Dal 2019 ad oggi ne abbiamo costruite un’altra quarantina. Qualche anno fa mi hanno raggiunto le Piccole Missionarie Eucaristiche e sono qui ancora oggi. In piena pandemia ho pensato di costruire anche le “scuole di mestiere”, perché magari non tutti i bambini sarebbero riusciti a tornare in classe».

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Mattone dopo mattone, quindi, Franco Testa e tutte le persone che hanno scelto di aiutarlo - dalle suore fino ai volontari che sono accorsi man mano nel tempo -, hanno iniziato a costruire non semplicemente un riparo per la gente del posto, ma qualcosa di molto più importante e significativo: «Dopo aver terminato la costruzione della scuola primaria - continua Testa - abbiamo avviato quella della secondaria per dare una continuità anche di un certo livello. L’obiettivo è ultimare il prima possibile questo lavoro. Un’altra grande soddisfazione è aver visto, negli anni, anche gli altri villaggi prendere coraggio e migliorare le proprie costruzioni e le proprie condizioni. È stata una sorta di meravigliosa contaminazione che mi riempie di orgoglio. Il nostro oggi non lo considero neanche più un semplice villaggio: qui vivono 69 bambini orfani, entrano 250 bambini al giorno per frequentare la scuola. Stiamo cercando di dare a questo posto una sua totale autonomia: per il momento ci sosteniamo con il 5x1000».

Se oggi il Villaggio San Francesco continua a crescere, è anche merito del contributo dei volontari che ogni anno scelgono di dedicare parte del proprio tempo a questo progetto: «I volontari che vogliono aiutarci restano qui per quindici giorni, qualcuno anche un mese. La mia idea è innanzitutto quella di mostrare alle persone che cos’è davvero l’Africa, per far raccontare quello che facciamo. Quest’anno sono arrivati quasi quaranta volontari, che fanno qualsiasi tipo di attività: chi insegna le lingue nelle classi, chi lavora in cucina, chi coltiva l’orto. C’è davvero tanto da fare, però bisogna avere lo spirito giusto: se si ha voglia di impegnare così quindici giorni del proprio tempo, qui si è il benvenuto».

Partito da zero, con la sua onlus Testa sta compiendo importanti passi in avanti grazie al supporto dei donatori: «Io non cerco i soldi delle persone, ma le loro privazioni. Sei un fumatore? Se rinunci a un pacchetto di sigarette al mese e scegli di donare quella cifra a questi progetti, dai un grande contributo. Anche un euro sono soldi. I volontari che vengono qui fanno donazioni anche sul posto, anche quando vanno al mercato a fare la spesa».

La onlus raccoglie fondi principalmente attraverso i suoi eventi di beneficenza: «Il 12 settembre, alla darsena di Pozzuoli, faremo la presentazione del nostro nuovo calendario. Per il 19 dicembre invece abbiamo organizzato un concerto al Palapartenope. Ovviamente lo scopo di entrambi gli eventi è raccogliere nuovi fondi per il villaggio. Forse con noi ci sarà anche una bambina della Tanzania, dalla storia molto particolare». Tutte le info sugli eventi e non solo sono raccolte sul sito web della onlus, africaintesta.it.

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