Pistola in faccia mentre affigge necrologi: nuove minacce agli operai della ditta colpita dalla bomba al funerale di don Riboldi

Pistola in faccia mentre affigge necrologi: nuove minacce agli operai della ditta colpita dalla bomba al funerale di don Riboldi
di Pino Neri
Venerdì 15 Dicembre 2017, 13:36
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ACERRA - La pistola è stata puntata in faccia all'operaio della ditta di pompe funebri, azienda che ha subito un attentato a suon di bombe nel giorno del funerale di don Riboldi, il compianto vescovo anticamorra.

«Non attaccare più i manifesti: dammi il furgoncino», avrebbe intimato l'aggressore all'operaio dell'impresa, che in quel frangente, alle sei del mattino, era intento ad affiggere una serie di necrologi in piazza San Pietro, pieno centro di Acerra.  Il veicolo su cui era giunto l'addetto dell'impresa di onoranze funebri, un furgoncino di scarsissimo valore, è stato quindi rapinato dal malvivente che ha agito a mano armata e a volto coperto. Il veicolo è stato poi ritrovato dal proprietario casualmente, dopo aver telefonato ad un'officina meccanica della zona.

L'episodio è stato regolarmente denunciato ai carabinieri da Carmine Pacilio, titolare dell'omonimo servizio funerario di Acerra. La pista principale seguita in questa vicenda è quella del più classico dei cavalli di ritorno, il furto di un autoveicolo che è però possibile recuperare in poche ore con il pagamento ai criminali di una tangente.
 

Intanto l'episodio risale ad alcuni giorni fa ma è emerso solo ora, dopo che Pacilio ha subito l'ennesimo attentato al negozio della sua impresa, ubicato a pochi passi dal duomo, dove c'è il feretro di don Riboldi, il prelato anticlan: una bomba zeppa di chiodi è stata fatta esplodere sulla porta del negozio alcune ore prima del funerale dell' ex vescovo della città.

Si tratta del decimo attentato di questo e di altri tipi subito da Pacilio nello spazio di tre anni. Imprenditore che ora è stanco ed ha quindi deciso di raccontare tutto quello che gli sta capitando. «Non è la prima volta che rapinano a un mio operaio il furgone della ditta - racconta Pacilio - per cui non mi spiego nemmeno questo accanimento a rapinare di continuo i mezzi della ditta. Inoltre il furgone in questione, che ho comunque ritrovato, non  ha nessun valore ma le modalità della rapina sono state comunque molto violente: il mio dipendente si è ritrovato con una pistola puntata prima al fianco e poi in faccia. Non si può continuare a lavorare sotto questo terrore continuo».                                       
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