Acerra aspetta don Riboldi per l'ultimo abbraccio

Acerra aspetta don Riboldi per l'ultimo abbraccio
di Enrico Ferrigno
Martedì 12 Dicembre 2017, 09:02 - Ultimo agg. 13:27
4 Minuti di Lettura

ACERRA - L'ultimo viaggio di don Antonio Riboldi avrà come destinazione finale Acerra, la città indissolubilmente legata al suo nome. Le spoglie del vescovo anticamorra giungeranno oggi pomeriggio direttamente da Stresa dove è morto domenica scorsa e dove si è tenuta ieri una prima celebrazione funebre solenne. La camera ardente sarà allestita nella cattedrale di Acerra fino alle 15 di domani, quando verranno celebrati da monsignor Antonio Di Donna i funerali. Don Riboldi verrà poi tumulato sotto l'altare laterale sinistro della chiesa patronale. Porte aperte già da oggi, a partire dalle 16 fino alle 21 per i fedeli che vorranno salutare per l'ultima volta il loro vescovo emerito. E gli omaggi alle spoglie del don di tutte le battaglie contro il malaffare e a favore di quelli che definiva, con profonda amarezza, «senzatutto» potranno proseguire anche domani dalle 8,30 alle 12,30.

Alla funzione funebre parteciperanno numerose autorità civili e politiche. Non mancherà il novantaquattrenne monsignor Luigi Bettazzi. Il vescovo emerito di Ivrea, reso celebre per il fitto scambio epistolare con l'allora segretario del Pci Enrico Berlinguer e per il suo attivismo pacifista, era un amico di vecchia data di Riboldi con il quale ha condiviso alcune battaglie civili. Tra i banchi siederanno anche il vescovo emerito Giovanni Rinaldi, successore di Riboldi alla guida della diocesi, e i prelati di Pozzuoli e di Caserta, Gennaro Pascarella e Giovanni D'Alise formatisi sotto la guida di don Antonio. In occasione dei funerali è stato proclamato dal sindaco Raffaele Lettieri il lutto cittadino. Le bandiere saranno esposte a mezz'asta e listate a lutto su tutti gli edifici pubblici; i negozi resteranno chiusi per la durata della cerimonia funebre e le scuole ricorderanno la figura di don Riboldi e il suo impegno anticamorra. Il cardinale Crescenzio Sepe invece, oggi alle 19 presiederà un momento di preghiera nella cattedrale di Acerra.
 
Ieri pomeriggio Stresa ha reso omaggio a don Riboldi con una prima celebrazione funebre officiata dal vescovo di Novara Brambilla. Le spoglie del prelato emerito di Acerra sono state trasportate nella cattedrale dal collegio dei rosminiani dove Riboldi si era recato ad agosto per un periodo di vacanza, soggiorno prolungato a causa di un peggioramento delle sue condizioni di salute. Alla celebrazione hanno partecipato anche il sindaco di Acerra Raffaele Lettieri e il presidente del consiglio comunale Andrea Piatto. Insieme a loro i sindaci di Stresa (Bottini) e di Triuggio (Cicardi) la città natale di don Antonio, ma anche il questore Todaro e il comandante Mascoli dei carabinieri di Novara, nonché il padre generale dei Rosminiani don Vito Nardin. Ai lati del feretro un picchetto d'onore dei carabinieri in alta uniforme ha vegliato sulle spoglie del vescovo brianzolo di nascita, ma con il meridione nel cuore. «Appena bambino, Riboldi ha vissuto il dramma del padre licenziato dalla fabbrica e questo sicuramente lo ha indirizzato verso gli insegnamenti di Antonio Rosmini fondati sulla carità universale», racconta nella sua omelia monsignor Brambilla. Libertà e dignità, partecipazione e promozione furono quindi per il giovane don Antonio il pane quotidiano che porterà sempre con sé nella sua azione pastorale futura. «Una persona straordinaria che riesce a rianimare il suo popolo nel Belice tendendo il filo della speranza», chiosa il vescovo di Novara. Poi le lettere dei bambini terremotati indirizzate alle massime autorità dello Stato, il suo impegno contro le mafie con accanto il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, l'onorevole Piersanti Mattarella, Rocco Chinnici, tutti finiti sotto il piombo dei padrini.

«Ad Acerra la sua opera pastorale contro la camorra non fu di semplice denuncia, ma ispirata profondamento al cambiamento», spiega monsignor Brambilla. «C'era chi lo proponeva per una diocesi più grande, ma lui rispondeva questa me l'ha affidata il papa e non si cambia», rivela don Vito Nardin, il padre generale dei Rosminiani. Già, la sua Acerra, da dove non è voluto mai andare via e che lo attende per salutarlo ancora una volta.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA