I reperti di una domus del I secolo
nel museo dell'istituto Cavalcanti

I reperti di una domus del I secolo nel museo dell'istituto Cavalcanti
di Giuliana Covella
Giovedì 17 Gennaio 2019, 19:07 - Ultimo agg. 19:08
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«Siamo fieri di poter mostrare a chi verrà a visitare le sale della nostra scuola ciò che, da oggi, potrà essere fruito dalla collettività». Con cappelli e divise da chef, gli studenti-guide dell’Istituto alberghiero Cavalcanti sono raggianti nel presentare per la prima volta al mondo esterno quel tesoro che è custodito all’interno del loro istituto e che ha un valore a dir poco inestimabile: piatti e suppellettili di ceramica, cucine, forni, ma anche lucerne fittili, balsamari, attrezzi agricoli e affreschi.
 
 


Reperti archeologici risalenti al I secolo avanti Cristo, che sono stati ritrovati negli anni passati durante la costruzione dell’istituto superiore di San Giovanni a Teduccio e che da oggi tutti potranno ammirare. Una sala museale all’interno dell’Alberghiero di via Taverna del Ferro è stata infatti allestita e inaugurata ieri con i resti di una Domus di epoca romana, unendo l’archeologia alla vocazione didattica (grazie al supporto di Simona Crovato, docente che ha curato lo studio dei reperti e l’allestimento del museo) e parlando dell’antica cultura enogastronomica della Campania felix. Una straordinaria occasione per gli studenti della scuola diretta da Carmela Libertino che - grazie alla Soprintendenza per i Beni archeologici - avranno modo di prendersi cura, come custodi di un Museo, di quel tesoro inestimabile fino ad oggi conservato in un deposito.

«Un’iniziativa che porta finalmente l’archeologia sul territorio - ha detto il sovrintendente Luciano Garella - un insegnamento di tipo diverso delle attività alberghiere quanto mai attuale in relazione a quello che è divenuto un elemento interessante nella città di Napoli, il riavviarsi di flussi turistici significativi. Ci fa piacere che     questa iniziativa cominci con i giovani del Cavalcanti». Da un’indagine archeologica iniziata nel 1978 è emersa una villa in prossimità del Sebeto, sepolta da fango e cenere a causa dell’eruzione del Vesuvio del 79. «L’iniziativa è nata nel 2004 - racconta la preside - con il sostegno della Soprintendenza nella zona dove era stata edificata la nostra scuola. Da lì è stato messo in campo il progetto “Domus Foris Flubeum”. Per noi e per San Giovanni è un motivo di orgoglio e vanto. Sarà un punto di partenza per valorizzare il patrimonio del territorio». Particolarmente interessante dunque non solo il legame con il territorio, ma anche con la vocazione didattica dell’Alberghiero, che si occupa di formare gli studenti nelle materie legate ai ritrovamenti che parlano dell’antica cultura enogastronomica della Campania felix e delle abitudini alimentari e culinarie dell’antica Roma.

All’inaugurazione dove cerimonieri sono stati gli allievi guidati da Ciro Sannino, docente di Enogastronomia, è intervenuto il sindaco Luigi de Magistris che, accompagnato dall’assessore alla cultura Nino Daniele, ha sottolineato come «questa giornata rappresenti la grande voglia dei ragazzi delle nostre scuole, che in questo luogo così difficile e complicato attraverso questo museo consegna alla vita contemporanea quella che è stata la vita di una volta fatta di reperti di un’epoca antica travolta dall’eruzione del Vesuvio poi con gli scavi riportati alla fruizione collettiva e che dimostrano come questa zona è stata ricca di vitalità e umanità. Mi auguro che si possa coniugare storia della città, cultura e sinergia istituzionale che c’è stata in questo caso con le nostre scuole». Entusiasta anche Luca Borriello, presidente Rotary Community Corp Napoli Est, organizzazione che gestisce la Villa romana di Caius Olius Ampliatus per conto della Soprintendenza: «Ritengo straordinario l’intervento perché azioni del genere portano dall’ordinario allo straordinario in un territorio complesso ed è il vero passaggio al futuro che dà nuova dignità ai siti archeologici poco conosciuti».
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