Dall'incanto al degrado, l'offesa a Riva Fiorita

Dall'incanto al degrado, l'offesa a Riva Fiorita
di Giuseppe Crimaldi
Sabato 18 Agosto 2018, 08:30
3 Minuti di Lettura
«Ma che meraviglia questo posto!», esclama il turista francese che insieme con moglie e due bambini quasi per caso è riuscito a guadagnare l'imbocco di via Ferdinando Russo arrivando fino alla conca di acqua cristallina che si affaccia sul Golfo guardando dritto verso il Vesuvio. Stupore e bellezza cedono, però, poco dopo il passo a ben altra - e stavolta amara - meraviglia: «Ma perché tutta questa sporcizia?», chiedono con ai bagnanti che cominciano a bagnarsi nel tratto compreso tra Riva Fiorita e Villa Rosebery. Qualcuno finge di non capire, qualcun altro fa spallucce, intuendo che è meglio stendere un velo pietoso sul degrado che deturpa uno degli angoli da cartolina di Napoli.
 
E dire che siamo davvero in un luogo da mozzafiato. A sinistra il mitico ristorante «Giuseppone a Mare», sulla destra c'è Villa Volpicelli, consacrata ormai da anni come «Palazzo Palladini», storico set della fiction «Un posto al sole» e meta di tanti forestieri che si mettono in posa per i selfie con i cellulari. In mezzo, una conca d'acqua trasparente separata dal mare aperto da un tratto di scogliera. Ed ecco le prime dolenti note. Rifiuti ovunque. Bottiglie di birra abbandonate e mandate in frantumi da chi tira fino a notte fonda in queste notti d'estate; bicchieri di plastica, residui di bivacchi con cibo abbandonato tra le intercapedini dei grossi massi bianchi (che possono attirare topi e altri animali); addirittura cassettine di polistirolo, di quelle utilizzate dalle pescherie. C'è di tutto e di più.

Inutile dire che in questo tratto demaniale di mare aperto a tutti, dove fare il bagno non si trasforma - com'è giusto che sia - in un lusso per pochi e che, anzi, resta accessibile gratuitamente, si concentra tanta gente; moltissime famiglie, mamme, papà, nonni e bambini, tanti bambini. Quei vetri rotti che finiscono anche sul bagnasciuga si trasformano in schegge pericolosissime (l'altro giorno un ragazzino si è tagliato un piede scendendo in acqua). Ma la cosa sembra non interessare a nessuno - e soprattutto agli amministratori locali - se non a quel pugno di piccoli imprenditori che su questo paradiso hanno coraggiosamente investito. «Quando, una volta ogni due settimane - spiegano al «Mattino» - si vedono arrivare gli spazzini, ci rispondono che loro sugli scogli proprio non ci vogliono arrivare chi perché ha un'età, chi perché non si sente tenuto a farlo. Assurdo».

Ma non è finita. Tra gli assurdi legati al disservizio che l'Asìa dovrebbe garantire e non garantisce c'è quello legato alla raccolta differenziata dei rifiuti. Per carità, i cassonetti ci sono. E a curarli ci pensano i gestori di un noleggio di canoe e barche e i titolari di un bar e di un piccolo centro di ristoro. «Ma - spiegano - quando i contenitori si saturano, e d'estate ci vuol poco, nessuno provvede a venirli a svuotare: più volte ci è stato detto che tocca a noi e ai bagnanti risalire la strada fino a via Posillipo per effettuare un corretto smaltimento...». Incalza un altro operatore: «L'altro giorno ho chimato l'Asìa per ben otto volte nella stessa giornata, ma qui alla fine non è arrivato nessuno a svuotare i cassonetti». Ecco come si rischia di distruggere un angolo di paradiso.

A due passi da questo incanto c'è Villa Rosebery, avvolta nei suoi lussureggianti giardini. «Provate a vedere - spiega un residente della zona - e vi renderete conto che fino al cancello d'ingresso della villa presidenziale la strada è linda, senza nemmeno una foglia in terra. Superato quel limite, nessuno provvede a pulire e spazzare».
© RIPRODUZIONE RISERVATA