Napoli, si ripete il miracolo di San Gennaro: l'annuncio di Sepe dall'altare

Napoli, si ripete il miracolo di San Gennaro: l'annuncio di Sepe dall'altare
di ​Ilenia De Rosa
Martedì 19 Settembre 2017, 09:24 - Ultimo agg. 22 Marzo, 03:39
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«Cari amici, con grande gioia e commozione vi annuncio che il sangue di San Gennaro si è sciolto». Lo ha detto, alle 10.05 dall'altare del Duomo, l'arcivescovo di Napoli cardinale Crescenzio Sepe, dando notizia ai tantissimi fedeli dell'avvenuto prodigio dello scioglimento del sangue del Santo Patrono della città. 

«Lo abbiamo trovato completamente sciolto all'apertura della cassaforte - ha spiegato il cardinale Sepe - e dopo la Messa lo presenteremo alla venerazione uscendo dalla Cattedrale per benedire la città, la regione e l'Italia e la Chiesa. Grazie al Signore che ancora una volta ha manifestato la sua bontà nei riguardi di noi tutti napoletani».



L'evidente stato liquido del sangue all'interno dell'ampolla ha spinto l'arcivescovo di Napoli a dare l'annuncio del «miracolo» prima della celebrazione eucaristica e non al termine, come da tradizione. Già all'apertura della cassaforte, le «parenti di San Gennaro» avevano gridato al miracolo: «Il sangue è sciolto, il sangue è sciolto». 

Il ripetersi del miracolo è letto come un buon auspicio per la città di Napoli e per l'intera regione Campania. Il miracolo avviene tre volte l'anno: a settembre, nel giorno appunto di San Gennaro, nel sabato che precede la prima domenica di maggio e a dicembre.



IL POPOLO DI SAN GENNARO

«Pace, serenità, lavoro», queste le principali richieste che i napoletani rivolgono al loro santo protettore. Nell'attesa, centinaia di persone si erano riunite in preghiera presso il Duomo di Napoli. Fede, tradizione, folclore in una giornata di preghiera che contiene una forza simbolica straordinaria. 

Molte le misure di sicurezza usate durante un evento che attrae migliaia di persone. Posizionate barriere con l'obiettivo di evitare eventuali attacchi con auto o furgoni.

Tra i tanti che dalle prime ore della mattina si sono recati nel Duomo di Napoli anche il vicepresidente della Camera dei deputati Luigi Di Maio, fresco candidato premier del Movimento 5 Stelle. Affollatissima, come ogni 19 settembre, la Chiesa Cattedrale di Napoli dove anche quest'anno non hanno fatto mancare la loro presenza il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, anche presidente della Deputazione, organo che dal 1601 governa la Cappella del Tesoro di San Gennaro, e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Tra i banchi anche il presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi, il segretario generale della Corte Carlo Visconti, il comandante della VI Flotta Us Navy, Christopher W. Grady, il vicepresidente del Parlamento della Croazia Furio Radin e l'ambasciatore della Federazione Russa in Italia Sergey Razov.



LA CERIMONIA 

Alle 9.45, puntuale, il cardinale Sepe s'è recato nella Cappella del Santo, dove, con l’ausilio dell’Abate monsignor Vincenzo de Gregorio, del sindaco de Magistris e del vicepresidente della Deputazione Carafa, ha provveduto all’apertura della cassaforte che contiene il reliquiario con le ampolle del sangue. Già sciolto, come ha annunciato lo stesso cardinale dall'altare prima di presiedere la solenne concelebrazione eucaristica.
 

 

L'OMELIA 

«Veniamo da un periodo particolarmente disastroso e doloroso, e non possiamo non ricordare il luttioso terremoto nell'isola di Ischia e i devastanti incendi che hanno causato vittime e danni ingenti all'economia e all'ambiente», ha detto il cardinale Sepe, arcivescovo metropolita di Napoli, nella sua omelia nel giorno della festa di San Gennaro, patrono della città. «Sono stati eventi drammatici che non ci hanno lasciati in pace, come gli inquietanti lampi di guerra che continuano a minacciare la pace da più fronti quali ad esempio le assurde manifestazioni di forza e lotenza nucleare, il terrorismo irrazionale, che continua a insanguinate le città togliendo la vita a persone innocenti. È questo che turba oggi le nostre coscienze ed è questa la preoccupazione da mettere al centro anche della nostra riflessione e della nostra preghiera al Santo Patrono perché apra la mente e i cuori di chi ha nelle mani il potere di scrivere con le sue decisioni la storia e soprattutto la cronaca triste e disarmante dei nostri giorni».

 
 

Fino all'appello finale: «È arrivato anche per Napoli il momento di pensare a che cosa ognuno di noi può fare per gli altri e per la città, prima ancora di chiedere che cosa la città può fare per noi​», ha affermato il cardinale Sepe, nella sua omelia dall'altare del Duomo​. «Non si tratta di decretare l'inadeguatezza o l'indolenza o l'inefficienza di alcuno​ - ha aggiunto -​ bensì di venire loro incontro in modo diverso, facendo emergere le rispettive responsabilità per realizzare il bene comune, lo sviluppo e la civile convivenza.​ Anche per la pace, che è il più essenziale dei bisogni e il più alto dei valori per ogni comunità, è giunto il momento di mettere in campo, come elemento risolutivo, il nostro contributo personale​».​

Il cardinale Sepe ha poi esortato a mettere​ «al centro della nostra riflessione e della nostra preghiera al Santo Patrono» la preoccupazione legata alle «tante micce accese sulla via e sui territori della pace, che non rendono tranquillo il nostro vivere», chiedendo di «aprire la mente e i cuori di chi ha nelle mani il potere di scrivere con le sue decisioni la storia e, soprattutto, la cronaca triste e disarmante dei nostri giorni». La pace, ha aggiunto l'arcivescovo di Napoli, «non è un miracolo, non è una condizione che nasce al momento, come può essere invece una tregua. Essa va perseguita e costruita». 
 

Parole dedicate anche ai poveri e all'emergenza immigrazione: «Usciamo dall'indifferenza e dall'egoismo e rivolgiamo la nostra attenzione al rifugiato, all'immigrato, allo straniero, al diverso, ma anche al barbone che incontriamo all'angolo delle strade e al vicino di casa che si nasconde per vergogna, per mancanza di lavoro, per solitudine». «Riscopriamo - ha detto Sepe - la nostra antica vocazione all'accoglienza, all'ospitalità, alla cordialità dei rapporti». «Facciamo sentire tutti, come ci insegna il sangue del nostro Patrono - ha aggiunto - il calore della nostra vicinanza, della nostra solidarietà, della nostra umanità». «Sono tutti egualmente pellegrini - ha sottolineato - da avvicinare, da accompagnare, da aiutare anche solo con l'ascolto, con una carezza, con un sorriso, con un abbraccio». «È l'impegno questo della Chiesa di Napoli che quest'anno sviluppa il suo cammino pastorale ispirandolo all'opera di misericordia “Accogliere i pellegrini” - ha proseguito - Ma può e deve essere l'impegno di tutti, perché la civile convivenza e la pace del mondo si realizzeranno se sappiamo essere solidali già nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità». «Anche qui a Napoli, nella cura agli ultimi della fila, ai nostri fratelli poveri, senza distinzione di nazionalità o di religione e di colore della pelle - ha concluso - si riflette il nostro reale desiderio di pace».

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