Napoli, il caso Cavalleggeri d’Aosta: periferia ferma tra inquinamento e abbandono

Caserma abbandonata di Cavalleggeri D'Aosta
Caserma abbandonata di Cavalleggeri D'Aosta
di Gennaro Morra
Lunedì 22 Maggio 2017, 10:08 - Ultimo agg. 11:03
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Settecento metri d’asfalto che collegano via Diocleziano a piazza Neghelli, ma viale Cavalleggeri d’Aosta non è solo una strada molto trafficata della periferia occidentale napoletana. Ai suoi lati vie secondarie si diramano all’interno di un territorio ad alta densità abitativa, i cui residenti si sentono parte di una vera e propria comunità. Di fatto la realtà è quella di un quartiere in miniatura incastonato tra quelli più grandi e istituzionali di Fuorigrotta e Bagnoli, che, accorpati, formano la X Municipalità. Una zona delimitata da confini ben definiti, che vanno dal ponte della metropolitana all’inizio di via Cattolica, dalla chiesa di San Ciro a quella dei Sacri Cuori di Gesù e Maria.
 
Qui, fino agli anni '40 del secolo scorso, l’ombra delle ciminiere dell’Italsider domina la caserma dov’è stanziato il VI Gruppo squadrone mitraglieri Aosta, che è parte del reggimento formatosi nella città valdostana, denominato prima “Lancieri” e poi “Cavalleggeri”. Tutto intorno c’è solo campagna. Poi il boom economico degli anni '50 e '60 favorisce il mercato edilizio: Napoli si espande e da queste parti il cemento si mangia la zona rurale, riducendola a piccoli spazi verdi. Si arriva a costruire a ridosso del colosso siderurgico, che nel frattempo è stato affiancato da altre due fabbriche: la Cementir e l’Eternit. Bagnoli e Fuorigrotta diventano quartieri operai, dove il tasso d’inquinamento è altissimo e la vivibilità viene sacrificata in nome del lavoro in fabbrica che sfama migliaia di famiglie.
 
La crisi economica della metà degli anni '80, in concomitanza con altri fattori, decreta la chiusura delle industrie e lo sgretolamento del tessuto sociale. Intanto, anche un pezzo della storica caserma viene demolito per accogliere i container che ospitano parte dei terremotati del 1980. Il campo è sgombrato dopo una decina d’anni e al suo posto nasce un presidio dei carabinieri, mentre la porzione della caserma ancora in piedi viene dismessa e abbandonata.
 


E «abbandono» è la parola più pronunciata dagli abitanti di Cavalleggeri quando gli viene chiesto di commentare il degrado di cui sono spettatori inermi e che ha molteplici responsabilità. Un esempio lampante è la strada che circonvalla la zona militare, che comprende il presidio dei carabinieri e le rovine della vecchia caserma. «Ai tempi della crisi dei rifiuti era diventata una discarica abusiva a cielo aperto – racconta Giansandro Morelli, uno dei tanti cittadini che qui cercano di essere attivi sul piano politico e sociale –. Poi la strada venne ripulita dal Comune, che installò anche le telecamere di sorveglianze. Certo, ci sarebbe da tagliare l’erba lungo i marciapiedi e sgombrare qualche piccola area dove la gente incivile si ostina a lasciare i rifiuti, ma il problema è che questa strada corre lungo la rete di recinzione che delimita parte dell’area dell’ex Italsider, che è sequestrata e commissariata, e il muro che definisce il confine della zona militare, che è del Demanio. Qui intorno non c’è più nulla e la via viene percorsa prevalentemente dai pullman che escono dal deposito Atan».
 
Del muro che circonda la zona militare, nella parte dove si trovano i resti della caserma, spesso qualche senzatetto, perlopiù extracomunitari o rom, ne abbatte un pezzo per creare un passaggio e accamparsi dentro quell’area. Insediamenti che durano qualche settimana, finché le autorità non attuano lo sgombro e la crepa nel muro non viene riparata. Spostandosi di là, il tempo di percorrere poche decine di metri a piedi, ci si ritrova a piazza Neghelli su cui affaccia l’ex asilo. «Una parte fu chiusa diversi anni fa per infiltrazioni d’acqua dal tetto – spiega Mirko Parasole, attivista della Casa del Popolo di Fuorigrotta –. Da allora è stata occupata a più riprese da famiglie napoletane sfrattate. Poi, dopo l’ultima occupazione, un giudice ha fatto apporre i sigilli e nessuno se n’è più curato».
 
Attraversando la piazza, ci s’imbatte in un’altra struttura abbandonata: «Quello è l’ex tribunale-bunker dove negli anni '80 celebrarono il processo a Raffaele Cutolo – racconta ancora Parasole –. All’epoca chi andava a scuola da quelle parti poteva vedere gli agenti di polizia appostati sul tetto coi mitra spianati. Non ci siamo mai spiegati la scelta di processare il boss proprio lì, in una zona circondata da istituti scolastici».
 
A distanza di più di trent’anni le spiegazioni che pretendono i residenti di Cavalleggeri sono altre.
Per esempio, vorrebbero sapere quando quest’area di poche centinaia di metri quadrati sarà riqualificata: «Queste strutture andrebbero riattivate e restituite alla comunità per farne un uso sociale – sostiene Morelli –. Ma gli enti proprietari sono diversi e non è facile metterli tutti intorno a un tavolo. Inoltre, ci sono diverse vicende giudiziarie in atto. Nel frattempo, queste strutture continuano a degradarsi».

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