Ferie e quiz difficili, duemila prof disertano il concorso per presidi

Ferie e quiz difficili, duemila prof disertano il concorso per presidi
di Mariagiovanna Capone
Martedì 24 Luglio 2018, 07:30 - Ultimo agg. 11:00
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Un mezzo flop e soprattutto l'occasione per far emergere molti dubbi sul futuro della scuola. Negli istituti della Campania che hanno ospitato i partecipanti al concorso per dirigenti scolastici non si è presentato oltre il 30 per cento, sebbene si tratti del primo concorso dopo oltre sei anni. Tra coloro che ieri mattina hanno sostenuto la prova c'era anche Annamaria Palmieri, assessore all'Istruzione del Comune di Napoli.

Gli iscritti, secondo i dati forniti dal direttore dell'Ufficio scolastico regionale Luisa Franzese, «erano 6.082 mentre i presenti sono risultati 4.107, cioè il 67 per cento». Il resto è rimasto a casa o, meglio, al mare, visto che gran parte non si è presentato «perché già partito per le ferie e poco invogliato dalla difficoltà dei test», come confermano alcuni partecipanti. Il dato di partecipazione campano è migliore rispetto ad altre città dove si è toccato il 40 per cento delle assenze, ma in fin dei conti è proporzionato al fatto che nella nostra regione c'è il numero più elevato di iscritti.
 
Annamaria M. è alla sua prima esperienza del concorso. «Ammetto di non aver studiato, per via degli esami di Stato e dei recuperi. Ho avuto appena una settimana per prepararmi e ho risposto al 50 per cento delle domande in maniera corretta. Ho però risposto in maniera errata alle altre mentre avrei potuto recuperare almeno un 15 per cento decidendo di non rispondere. Sarà per la prossima volta». La prima prova consisteva in 100 domande da rispondere in 100 minuti, assegnando un punto per ogni risposta esatta, 0 per ogni risposta non data e -0,3 per ogni risposta errata. Selezioni abbastanza dure per scremare il numero di iscritti: sono in tutta Italia ben 35.044, mentre i posti a bando appena 2.425. È andata meglio ad Antonella Marino che ha raggiunto 95 punti, non rispondendo ad appena cinque domande, che studiava «da tre anni per il concorso».

La seconda fase del concorso consiste nel selezionare da questi test gli 8.700 migliori a livello nazionale. La prova scritta consiste in sette quesiti: 5 che riguardano la preparazione del futuro dirigente sull'organizzazione scolastica e sulla parte normativa; due in lingua straniera dove occorrerà avere una certa dimestichezza sulla scuola europea. Gli ammessi alla prova orale (almeno 70 punti allo scritto) dovranno sostenere un colloquio che, oltre ad accertare la preparazione del futuro dirigente, saggeranno le competenze informatiche e nella lingua straniera.

Rosaria Recano ha 62 anni compiuti, tanti anni di esperienza nella scuola e ha partecipato «per curiosità, per capire che tipo di dirigente cerca il Miur per la scuola del futuro. Ebbene dalle domande poste, ne deduco che non si cerca un preside che coltivi didattica, che formi il futuro culturale del Paese, ma una manager che renda la scuola un'azienda, una fabbrica». Per la docente in un istituto comprensivo di Napoli «erano troppe le domande di economia e giurisprudenza, mentre non era presente nessun quesito su didattica o pedagogia. Questo è deludente, anche perché si creerà uno scollamento tra docenti e presidi sempre maggiore».

L'insegnante però aggiunge che «dal punto di vista organizzativo è andata benissimo, tutto trasparente, efficienza al massimo e possibilità di imbrogliare ridotta a zero. Non come nel concorso precedente, quando con i malefici talloncini poteva accadere di tutto e non a caso, esclusa, feci ricorso». Recano ha infatti partecipato al concorso del 2011 ed è una dei ricorsisti riammessi che ha superato poi tutte le prove ma non è stata ancora assunto. Lei, come altri 50 colleghi, aspetta che venga fatta chiarezza poiché «abbiamo ricevuto un trattamento ingiusto rispetto a colleghi di altre regioni che nella nostra stessa situazione sono dirigenti scolastici da oltre 5 anni. L'articolo tre della nostra Costituzione è stato disatteso, evidentemente non siamo cittadini italiani» precisano le portavoci Paola Guarino e Valeria Vaccaro. A febbraio 2019 dovrebbe arrivare la risposta dal Consiglio di Stato e definire se saranno assunti i ricorsisti oppure no ma il nuovo governo ha aperto un'altra prospettiva più vantaggiosa: «Confidiamo nella sanatoria del decreto dignità e speriamo che il governo ci renda la doverosa giustizia».
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