Riparte il pressing su Bagnoli
nuovo duello sul commissario

Riparte il pressing su Bagnoli nuovo duello sul commissario
di Gerardo Ausiello
Martedì 6 Dicembre 2016, 08:15
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A poche ore dal verdetto delle urne si riapre subito il fronte Bagnoli. Proprio mentre a Roma Renzi si recava al Quirinale per rassegnare le dimissioni (congelate fino al via libera alla legge di stabilità), infatti, a Napoli de Magistris rilanciava la battaglia che ha tenuto banco in questi mesi, quella contro il commissariamento: «Penso che cambierà molto anche per Bagnoli - ha osservato il sindaco - È stata respinta la torsione autoritaria.


Si sta dimostrando che con poteri ordinari si può andare veloci e che la teoria delle scorciatoie e dei poteri commissariali non ha funzionato». Il ragionamento dell'ex pm è chiaro: sulla riconversione dell'area ex Italsider si potrà adottare lo stesso metodo che ha permesso di raggiungere l'accordo tra governo e Comune sul Patto per Napoli, ovvero quello dei tavoli tecnici istituzionali. Un'intesa siglata in pochi giorni dopo un lungo periodo di gelo. È uno schema che, c'è da scommetterci, de Magistris riproporrà anche al prossimo inquilino di Palazzo Chigi.



Ma potrebbe davvero cambiare qualcosa? Di sicuro quanto avvenuto nelle ultime ore sarà inevitabilmente uno spartiacque nella vicenda Bagnoli. Sì, perché è stato proprio Renzi a disegnare, con la norma inserita nello sblocca-Italia, la nuova governance per l'area ovest che prevede la figura del commissario (Nastasi) e quella del soggetto attuatore (Invitalia, Agenzia del ministero del Tesoro). Ora che però Renzi sta per uscire di scena, resta un quadro di competenze che era voluto e sostenuto dal governo dimissionario ma fortemente osteggiato dal Comune di Napoli. Dalla sua parte la nuova governance ha la legge, per effetto della quale si è arrivati alla nomina del commissario con un mandato di tre anni (l'incarico scade nel 2018): non è quindi strettamente legata al destino del governo e di Renzi. E allora per mettere in campo un quadro di poteri e competenze diverso si dovrebbe modificare la legge, cosa che al momento appare difficile. Ma ciò non significa che non si terrà conto delle indicazioni di Palazzo San Giacomo. De Magistris chiede che le decisioni su Bagnoli vengano assunte nelle sedi istituzionali, dove si confronterebbero delegazioni tecniche del Comune e del governo.


Ma di quest'ultima continuerebbe a far parte Nastasi.
Esattamente com'è successo con il Patto per Napoli. Ecco il difficile punto di equilibrio che si potrebbe ricercare. Perché ciò avvenga, però, servirà un soggetto in grado di mediare. Chi potrà ricoprire questo delicato ruolo? Di certo non il governatore De Luca, che nella campagna elettorale referendaria ha lavorato pancia a terra per il Sì al fianco di Renzi lasciandosi andare anche ad alcune uscite infelici (dalle frasi choc sulla presidente dell'Antimafia Bindi al famigerato discorso agli amministratori locali all'hotel Ramada) e con cui de Magistris ha rapporti tutt'altro che idilliaci. Potrebbe invece farsi carico di quest'onere De Vincenti, che oggi è sottosegretario alla presidenza del Consiglio, sempre che resti a Palazzo Chigi nell'eventuale governo che dovrebbe nascere. Le incognite, insomma, sono tante e per Bagnoli la strada resta in salita, anche sul piano tecnico-procedurale: è di qualche ora fa lo stop del Tribunale a Invitalia, che non potrà effettuare le analisi propedeutiche alle bonifiche nelle aree sotto sequestro se prima non verrà inviato a Palazzo di Giustizia l'elenco con le date e i dettagli di tutti gli accessi ai siti.
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