Napoli, cinque giovani sfidano il degrado: così rinasce la chiesa abbandonata

Napoli, cinque giovani sfidano il degrado: così rinasce la chiesa abbandonata
di Paolo Barbuto
Mercoledì 21 Febbraio 2018, 12:07
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Questa è una storia di amore e d'utopia. È la vicenda di un gruppo di cinque giovani napoletani incapaci di arrendersi al degrado e all'abbandono; è il racconto di un'antica chiesa destinata a scomparire, colpita dai magli dell'incuria, che all'improvviso rinasce nel cuore di Napoli.

Santa Luciella è un vicolo che giusto nel mezzo del centro storico, fra San Biagio dei Librai e San Gregorio Armeno. Deve il suo nome all'antica chiesa trecentesca costruita proprio in quella stradina. Santa Luciella era chiusa da almeno quarant'anni, divorata da infiltrazioni e crolli: ne abbiamo raccontato il dramma qualche anno fa durante l'inchiesta sulle chiese abbandonate di Napoli. Proprio in quei giorni, nel 2011, un gruppo di ragazzi si interrogava sul proprio futuro e anche su quello della città. Erano decisi a fare qualcosa per smettere di respirare smog e puzza d'immondizia, volevano respirare arte. Massimo Faella, Simona Trudi, Angela Rogliani, Marcello Peluso e Francesca Licata s'incontrarono, fondarono un'associazione e la chiamarono proprio «Respiriamo Arte». Avevano letto di Santa Luciella, decisero che l'avrebbero fatta rinascere. Ci stanno riuscendo.

C'è volto quasi un lustro di lotta alla burocrazia per ottenere l'affidamento di quel rudere ma alla fine sono riusciti ad avere le chiavi dell'antichissima chiesa e il permesso di ristrutturarla. Dopo aver aperto per la prima volta il portoncino di Santa Luciella si sono resi conto che la battaglia sarebbe stata ancora più dura del previsto. Rimettere in sesto il gioiellino del centro storico sarebbe stata un'opera ciclopica, e anche molto costosa.
 
Ma, l'avrete capito, i ragazzi di «Respiriamo Arte» sono tenaci. Hanno deciso di affrontare la vicenda a piccoli passi. Primo obiettivo fermare le infiltrazioni dal soffitto: si sono messi in movimento, hanno chiesto sostegno e finanziamenti. Hanno lanciato appelli anche ai turisti che affollavano il centro storico e visitavano la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo dove la stessa associazione sta riportando in vita la storia della Corporazione dell'Arte della Seta.

All'appello ha risposto il Pio Monte della Misericordia: i governatori dell'istituto, rappresentati dal barone Pasca di Marigliano, hanno deciso di accollarsi l'onere economico della prima porzione dei lavori di Santa Luciella. Donazione approvata all'unanimità. E lavori già iniziati per rimettere in sesto la copertura della chiesetta e cancellare, finalmente, le infiltrazioni che l'hanno devastata per decine d'anni.

«Siamo felici - sorride Massimo Faella, presidente di Respiriamo Arte - anche se siamo consapevoli che la strada da percorrere è ancora lunga. Però ogni percorso inizia con un primo passo e noi siamo riusciti a farlo, grazie al sostegno e alla fiducia del Pio Monte della Misericordia e del barone Pasca di Marigliano».

Gli operai sono al lavoro in cima alla chiesetta. I ragazzi di «Respiriamo Arte» si concentrano sull'interno: hanno ripulito la chiesa, riportato alla luce le maioliche del pavimento che erano sepolte dai detriti. Combattono contro i continui piccoli cedimenti che ogni tanto si verificano, cercano di trovare una soluzione per sostenere il coro ligneo che è in bilico e rischia di crollare.

Il progetto più importante, però, riguarda la terra santa della chiesa. Laggiù, nel buio sottostante la chiesa, ci sono i resti di tanti napoletani dell'antichità. E c'è, soprattutto, un teschio particolare: ha conservato le orecchie e gli anziani della zona dicono che sia una maniera per «ascoltare quel che succede qui sulla terra e riportarlo in alto». La leggenda, raccontata per la prima volta proprio dal nostro giornale, ha fatto il giro del mondo e sono tanti i turisti che si presentano davanti al cancello della chiesa chiedendo di vedere quel teschio: «È la vera star di Santa Luciella - sorride Massimo Faella - quando la chiesa sarà riaperta alle visite sicuramente tutti vorranno vederlo. E grazie a quel teschio tutti riscopriranno la bellezza di Santa Luciella. Siamo emozionati. Forse la nostra non è un'utopia...».
 
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