Napoli, degrado e sporcizia al cimitero di Pianura. I visitatori: «È tutto sudicio»

L'Entrata del cimitero di Pianura
L'Entrata del cimitero di Pianura
di Gennaro Pelliccia
Domenica 17 Settembre 2017, 19:32 - Ultimo agg. 20:11
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Permane lo stato di abbandono in cui versa la Congrega del cimitero di Pianura. Dopo la chiusura forzata imposta, l’undici agosto scorso, dall’unità operativa prevenzione collettiva dell’Asl Napoli 1 distretto 26, a causa dell’esplosione di un tumulo, al primo piano, che provocò la fuoriuscita di materiale necrotico di un defunto e dopo la riapertura avvenuta dopo oltre venti giorni, le condizioni igienicche del luogo di culto restano insostenibile.

Non sono stati eliminati,  infatti, all’interno della palazzina, gli escrementi dei colombi annidati. Lo sporco è ovunque: sulle ringhiere, sui pianerottoli, sulle scale, nell’ascensore e anche sull’altare sacro che accoglie i visitatori in entrata.

Sul tetto, poi, le vetrate, montate su una struttura in ferro, sono rotte consentendo all’acqua piovana di infiltrarsi liberamente all’interno.
 

 

Tale condizione non è stata evidentemente, esaminata dal dirigente dell’Asl che, recentemente,  ha autorizzato la riapertura della Congrega Divin Amore, gestita dalla confraternita SS. Maria del Rosario, ente dipendente dall’autorità ecclesiastica diocesana di Pozzuoli.

«Siamo veramente stanchi, anche di protestare», commenta Giorgio, un anziano che frequenta la Congrega. Ci siamo rivolti ai politici locali, ai prelati, al comune, ma nessuno ha fatto mai nulla di concreto per far pulire e sanificare la palazzina. C’è un menefreghismo totale, una mancanza di rispetto verso i cittadini e i defunti stessi.

«Entro in ascensore e non posso toccare la porta, la pulsantiera, è tutto sudicio pieno di escrementi. E se salgo a piedi la situazione è anche peggiore, le ringhiere sono invase, anch’esse da escrementi», tuona un altro visitatore.
 

Ma all’esterno del cimitero c’è chi spera ancora: «forse continuando a denunciare potremmo arrivare più rapidamente ai responsabili della Congrega e sperare in un intervento risolutore», auspica la signora Maria.

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