Avvocati, braccio di ferro sul rinvio, poi la svolta: si voterà a fine gennaio

Avvocati, braccio di ferro sul rinvio, poi la svolta: si voterà a fine gennaio
di Viviana Lanza
Mercoledì 16 Gennaio 2019, 11:31
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Si vota il 28 gennaio. L'ipotesi rinvio è stata scartata. Gli avvocati penalisti e civilisti di Napoli andranno alle urne a fine mese, dal 28 gennaio al 2 febbraio, già in calendario per le elezioni del rinnovo dell'organismo forense prima che scoppiassero le polemiche. Al centro il nodo dell'eleggibilità di quei candidati che hanno svolto due mandati consecutivi, stabilita dal decreto legge approvato nei giorni scorsi dal governo, in linea con il principio sancito dalla legge del 2017 firmata dall'ex parlamentare e giurista Ciro Falanga e dalla pronuncia della Corte di Cassazione a sezioni unite di dicembre. Interpretazioni diverse della norma hanno reso incandescente il clima pre-elettorale, sollevando il dibattito tra chi sostiene l'incandidabilità per questioni di legittimità e chi per sole ragioni di opportunità. Gli avvocati si sono divisi anche sull'ipotesi di un rinvio delle elezioni che altri Consigli forensi (in Campania Torre Annunziata, Nola, Benevento) hanno stabilito e alla fine si è deciso di andare al voto subito.
 
È durata fino a tarda sera. I venticinque consiglieri uscenti, presieduti dall'avvocato Maurizio Bianco, si sono confrontati sull'ipotesi rinvio proposta dal consigliere Antonio Valentino, candidato con la lista Anf- Sindacato forense di Napoli, e poi hanno nominato i componenti della commissione elettorale. Valentino aveva proposto di rinviare le elezioni di 60 giorni. Il consigliere Gabriele Esposito, che anche a queste elezioni si presenta come candidato indipendente, si è opposto proponendo di votare a gennaio come in calendario. «Sono contento - sostiene Esposito - che la mia opinione sia stata largamente condivisa perché, allo stato, non vedo cause ostative allo svolgimento di regolari elezioni». Questa linea ha prevalso raccogliendo il consenso della maggioranza. Scontenti gli avvocati della lista guidata da Valentino. «Siamo per andare al voto sia chiaro, la nostra lista è formata da tutti candidabili - puntualizza l'avvocato Gianni Scarpato della lista Sindacato forense - Avevamo proposto un rinvio solo per aspettare la conversione in legge del decreto e avere maggiore chiarezza, per evitare i ricorsi che si tradurranno in ulteriori costi per 50mila euro».

Sarà l'avvocato Fulvio Piezzi a presiedere la commissione elettorale. I componenti della commissione sono stati sorteggiati tra i 36 avvocati con più di cinque anni di iscrizione all'albo che avevano manifestato la propria disponibilità. L'avvocato Luigi Rispoli è stato nominato segretario e gli avvocati Nicola Esposito, Giovanni Palumbo, Erika Muccio, Barbara Pirozzi, Concetta Esposito, Rosanna Santoro componenti della commissione. Come supplenti sono stati sorteggiati gli avvocati Giuseppe La Venuta, Anna Sammaria, Alessandra Perez.

«Non esiste» sostiene Ciro Falanga, l'ex parlamentare che ha firmato la legge del 2017 sul nuovo regime per il rinnovo degli ordini professionali. Da avvocato, con un passato alla presidenza del Consiglio forense, e da politico ritiene che «la legge è chiara» e l'alternanza nei ruoli di responsabilità all'interno degli ordini professionali non può che portare un sano rinnovamento. «Mi auguro che prevalga il grande prestigio dell'avvocatura napoletana e si ritrovi la compattezza della categoria».

A favore del voto subito la lista Insieme per l'avvocatura, con l'avvocato Antonio Tafuri capolista, aveva lanciato un hashtag (#noRinvioElezioniCoaNapoli) e poi firmato una sorta di lettera aperta condivisa sui social per sostenere l'alternanza proposta dalla nuova normativa. L'avvocato Sergio Longhi precisa che «in questo clima di bagarre preelettorale, si puntualizza che il parere del professor Verde è stato reso prima che venisse adottato il decreto legge che ha fornito l'interpretazione autentica della disciplina in materia di elettorato passivo delle elezioni circondariali forensi e che, pertanto, dovrebbe azzerare in modo pressoché definitivo la questione della candidabilità delle posizioni superstiti».
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