Carabinieri, primo anno in trincea a Caivano: 223 arresti nel regno dello spaccio

Caserma aperta nel luglio 2022, sequestri di stupefacenti no-stop e cattura di latitanti

La caserma dei carabinieri di Caivano
La caserma dei carabinieri di Caivano
di Giuseppe Crimaldi
Lunedì 28 Agosto 2023, 23:01 - Ultimo agg. 29 Agosto, 17:27
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È l’unico presidio di legalità su un territorio di 27 chilometri quadrati che conta quasi 38mila abitanti: la Compagnia dei carabinieri di Caivano ha soltanto un anno di vita (è stata inaugurata nel luglio del 2022), ma può contare già su numeri da record, sia in termini di arresti che di denunce a piede libero; cifre che indicano drammaticamente non solo quale e quanto sia il peso della criminalità organizzata in quella enclave di illegalità che si chiama Parco verde, ma anche un allarmante percentuale della popolazione criminale residente.

In un solo anno i militari dell’Arma hanno eseguito 223 arresti e 408 denunce in stato di libertà. Significa che una persona ogni due giorni è finita in manette. È superfluo aggiungere che il grosso delle attività legate alla prevenzione e alla repressione dei reati. Tra gli arresti eccellenti c’è da registrare quello del 66enne boss Antonio Angelino, stanato dalla latitanza nel covo di Castel Volturno lo scorso 9 luglio: «Come avete fatto a trovarmi?», chiese all’ufficiale che gli metteva le manette. Simbolicamente ubicata a cento passi dal Parco Verde (e dalla chiesa di don Patriciello), la Compagnia diretta dal capitano Antonio Maria Cavallo supplisce a un vuoto durato decenni in uno dei territori più infestati dalla camorra: il rione è anche una delle aree dell’hinterland napoletano con il più alto tasso di abbandono scolastico e di analfabetizzazione. Terreno fertilissimo sul quale proliferano degrado, camorra e altri orrori.

 

Oggi il Parco Verde viene considerato il più grande supermarket europeo della droga. Lo spaccio di sostanze stupefacenti gestito dalla camorra resta il petrolio dei clan. Va da sé che la stragrande maggioranza degli interventi messi a segno dai carabinieri riguarda questa tipologia di reati. Oggi, però, in questo fortino di illegalità diffusa sta succedendo che - dopo i colpi assestati dagli arresti ordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli - con gli arresti dei capi storici, nuove leve di giovanissimi smaniosi di scalare le gerarchie criminali sono pronti a tutto pur di impadronirsi delle piazze di spaccio. E sono quelli che fanno più paura. Di recente è uscito dal carcere uno dei pochi pezzi da 90 rimasti in zona, Giovanni Ciccarelli: per festeggiare il suo ritorno agli arresti domiciliari, al Parco Verde per un’intera notte furono fatti brillare i fuochi artificiali.

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Imponente è anche la quantità di sostanze stupefacenti sequestrate: dalla cocaina al crack, dalla marijuana all’hashish.

Lo scorso 14 dicembre, nel corso di un blitz sono state arrestate 33 persone in un colpo solo, dieci delle quali “donne capo piazza”, nuove figure apicali del “sistema”. Qui scorrono fiumi di droga: appaltati sostanzialmente grazie a due grandi canali di rifornimento: il primo, gestito da broker albanesi, il secondo nelle mani dei calabresi che controllano i traffici illeciti che avvengono all’ombra del porto di Gioia Tauro. Tra le operazioni più importanti condotte dai militari dell’Arma in questi ultimi dodici mesi ci sono quella che portò - nel corso di una sola operazione - al sequestro di oltre duemila dosi tra coca, crack e marijuana, che portò all’arresto di due persone; e la disarticolazione di una piazza di vendita di sostanze stupefacenti che la camorra aveva impiantato alle spalle della stessa caserma. Un segno di sfida, uno dei tanti, che i clan lanciano per dimostrare il loro primato sullo Stato.

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