Midterm, in gioco la linea sul clima e il muro anti-immigrati

Midterm, in gioco la linea sul clima e il muro anti-immigrati
di Flavio Pompetti
Mercoledì 7 Novembre 2018, 07:23 - Ultimo agg. 08:18
3 Minuti di Lettura
Silenzio di tomba dalla Casa Bianca. Il clan presidenziale ieri è rimasto asserragliato all'interno della West wing come in un concilio della squadra elettorale di un candidato nel giorno del voto. In pubblico sono apparsi solo i numerosi cinguettii con i quali il presidente ha continuato ad invitare al voto per i candidati di sua scelta, e minacciare l'apocalisse nel caso di una vittoria dei democratici. Poco prima della chiusura dei seggi alcuni funzionari hanno ammesso che il margine repubblicano alla camera era sottile, e Trump si è lamentato che gli exit poll non riflettevano abbastanza la risposta che la piazza aveva avuto ai suoi appelli contro l'immigrazione clandestina.
 
 


 


VIOLAZIONE
Prima di chiudere la serata venerdì sera, il primo cittadino è riuscito a raccogliere un'ultima perla di violazione istituzionale, quando ha abbracciato platealmente sul palco in Missouri i giornalisti della Fox News Sean Hannity e Janine Pirro, e li ha invitati al microfono prima di iniziare il comizio: «Quest'uomo ha fatto così tanto per la mia causa» ha detto Trump presentando Hannity al pubblico, in totale oblio del principio di neutralità della stampa. «Davanti a noi c'è uno stuolo di fabbricatori di notizie false», ha replicato il giornalista indicando i suoi colleghi.

LO SCUDO
Se il Senato resterà nelle mani dei repubblicani, come tutti i sondaggi confermavano alla vigilia dell'apertura delle urne, Trump avrà le spalle coperte. Lo scudo di una camera alta amica lo proteggerà da ogni tentazione dei democratici di scalzarlo in anticipo dalla sua poltrona. Se la camera però sarà controllata dall'opposizione, il presidente si metterà in fila con le tante altre anatre zoppe che sono uscite in precedenza dalle elezioni di metà mandato. Una Camera dei rappresentanti democratica non iscriverà mai al ruolo nessuna delle riforme che sono più vicine al cuore del presidente, in particolare quella che dovrebbe inasprire i termini dell'immigrazione. Trump ha fatto lanciare ieri dal ministro per la Giustizia Jeff Sessions un nuovo attacco contro i dreamers, i figli dei clandestini che sono entrati da minorenni negli Usa, e il cui stato giuridico è in una sorta di limbo.
Il ministero ha chiesto alla Corte Suprema di giudicare se la protezione loro accordata è ancora legittima, o se può essere ordinato il loro rimpatrio. Ancora una volta gli 800.000 criminali contro la loro volontà rischiano di diventare moneta di scambio nel nuovo scenario che si aprirà a partire da domani.

LO SCENARIO
In questo scenario Trump potrebbe trovarsi esposto alle nuove inchieste che i democratici vorranno lanciargli contro. Le dichiarazioni fiscali che ha tenuto segrete finora potrebbe diventare dominio pubblico, e mostrare nuovi elementi di sospetto per le relazioni commerciali che lo legano ai russi e ai sauditi. Ma a questo punto il copione è ben definito, e vede Trump lamentarsi con i suoi elettori del martirio al quale è sottoposto dal momento della sua discesa nella politica.
Sarà difficile che nuove rivelazioni, per quanto umilianti e compromettenti, possano avere l'effetto di metterlo in ginocchio.

IL RISCHIO
Il rischio più concreto che Trump corre è quello di aver esaurito la spinta riformatrice che aveva promesso nella sua marcia alla Casa Bianca, e che il cambiamento sia limitato al un taglio delle tasse e alla brusca marcia indietro sulla protezione ambientale. Ma anche in questo campo la rivoluzione resterebbe con le ali spuntate: l'uscita dal patto di Parigi resta per ora un proclama che il nuovo congresso potrebbe rifiutare di ratificare, e il rilancio del carbone fossile come fonte energetica, per quanto sia tornato puntuale nelle tappe dei comizi in Pennsylvania e in Tennessee, è solo un sogno del passato, affossato dalla straripante industria del petrolio scisto.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA