Salerno nella Grande Mela
con le pizze De Luca e Mariconda

Ciro Casella con Imma Pisani e un collaboratore
Ciro Casella con Imma Pisani e un collaboratore
di Luciano Pignataro
Mercoledì 5 Luglio 2017, 08:19 - Ultimo agg. 6 Luglio, 13:24
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A ben pensarci, è strano restare attaccati al ricordo della propria città se qui non hai potuto realizzarti e sei stato costretto ad andare lontano per trovare lavoro. Strano, ma bello. Ed è quello che succede agli emigranti di prima generazione che provano a rientrare almeno durante le feste attratti dal ricordo presepiale del proprio paese di origine.

Per Ciro Casella Salerno sono i piatti di alluminio del Vicolo della Neve con le polpette e la pasta e fagioli azzeccata, la pizza Carminuccio che ha scottato le mani e nutrito intere generazioni di salernitani in pellegrinaggio a Mariconda quando arrivare sin qui sembrava un viaggio. E poi il bar Nettuno, la Salernitana e anche De Luca, ormai icona della città dopo un ventennio di incontrastato comando.

Dopo aver provato diversi lavori Ciro era entrato alla Despair dove si trovava bene, aveva un posto di responsabilità e guardava tranquillo al futuro fino a quando la catena gestita dalla famiglia Della Monica non è saltata. A 40 anni è difficile riciclarsi in un paese come l’Italia e così, complice anche la complicata situazione familiare, arriva alla decisione di fare il salto Oltreoceano, andare dalla nonna che era arrivata in America quasi un secolo prima.
Lui nel Bronx c’era stato negli anni Ottanta, giovanissimo, per far visita ai cugini, e ovviamente era tornato a casa con un pezzetto di sogno americano come souvenir. Ma nel 2010 è tornato per restare.

Ha cominciato a darsi da fare subito, con il fratello e i cugini. Un grande senso del lavoro e della famiglia i due capisaldi che gli hanno dato la forza di ricominciare in un paese di cui conosceva poco o nulla, a partire dalla lingua.
Poi tanta caparbietà unita ad un pizzico di fortuna e la possibilità di rilevare un piccolo locale nel Upper East Side, quartiere di ricchi e famosi, l’opposto di quello che aveva accolto la sua famiglia tanti anni prima ma che comunque gli ha insegnato tanto.

Al San Matteo trovate dunque i piatti della tradizione salernitana, ma solo quelli che hanno bisogno di una ripassata nel forno. Per tutti gli altri ci si può spostare qualche isolato più avanti, dove Ciro con il fratello qualche anno fa ha aperto la trattoria il Salumaio, oppure nel nuovo locale appena inaugurato, che mette insieme cucina e pizzeria ma questa volta per grandi numeri. Nella nuova attività è entrata anche la figlia di Ciro, Marica, con il genero.
Una famiglia, di cui fa parte anche Imma Pisani, pizzaiola del San Matteo, una delle poche a fare questo lavoro a New York insieme a Giorgia Caporuscio di Kestè. Incontrare Ciro a New York significa ritrovare veramente un pezzo di Salerno, quella che è stata seppellita prima dalla movida e poi, negli ultimi anni, dall’apertura di bar fracassoni del centro che violano tutte le leggi sull’inquinamento acustico. Ma un pezzo che resiste e che sta riprendendo vitalità proprio grazie alle nuove aperture di pizzerie, di stile napoletano stavolta.

Una trentina di coperti, che aumentano leggermente durante la bella stagione, con i tavolini all’aperto, arredamento molto rustico, in legno scuro, quasi come un pub. E, alle pareti della piccola sala, tanti cimeli e i ricordi della sua città: dai quadri sul lungomare, alle foto d’epoca, dagli oggetti porta fortuna ai gadget della squadra della Salernitana. Sugli scaffali, tra le tante etichette italiane, spiccano con orgoglio i vini della provincia di Salerno.
Dunque una sorta di Vicolo della Neve a New York, con le paste arruscate cotte nel forno, i piatti in alluminio e diverse pizze dedicate a personaggi salernitani, come De Luca o come la Mariconda, il quartiere della pizzeria da Carminuccio. 

New York accoglie tutti, ciascuno conserva memoria delle radici ma, questo è il miracolo, si sente anche cittadino della città che non dorme mai. E dunque, se quando siete nella Grande Mela avete voglia di profumi di casa venite pure qui. Niente paura, si parla rigorosamente in italiano.
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