Il sogno di Patrizia Malanga
un grande vino a Vietri sul Mare

Patrizia Malanga
Patrizia Malanga
di Luciano PIgnataro
Sabato 19 Agosto 2017, 16:47
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Stanca di stare in città precisamente nella zona di piazza San Francesco a Salerno, Patrizia Malanga ha dato una svolta decisa alla propria vita con l'appoggio del marito Stelio Oricchio.
L'idea è quella di fare vino. Forse a sapere in anticipo i tempi necessari e le difficoltà da superare oggi ci penserebbe un po' in più. Ma non c'è progetto senza visione condita da un pizzico di incoscienza. L'anno in cui si parte è terribile per il mercato del vino: il 2001, l'attacco alle Torri Gemelle gela il mercato americano e mette a dura prova le aziende italiane il cui futuro è ormai affidato all'export. Sono anni difficili, di contrazione anche del mercato italiano dove l'offerta supera costantemente la domanda.
Ma Patrizia non si scoraggia. Dicevamo della decisione di comprare circa due ettari dopo Villa Cantarella a Raito, alle spalle di Villa Guariglia. Vigne di Raito: un piccolo spicchio di Paradiso presepiale dove convivono bouganville, l'azzurro del cielo e del mare, il bianco delle case e gli artisti della ceramica. Macchia mediterranea, limoneto e un po' di vigna che viene subito trattata con il protocollo biologico avviato da Fortunato Sebastiano, giovane enologo irpino allora alle prime armi. L'impianto del vigneto, piedirosso e aglianico, risale al 2003, la prima raccolta è nel 2006 ma l'uva viene conferita a un'azienda della zona. Finalmente nel 2007 la prima etichetta, il vino si chiama Ragis e richiama alla storia del borgo: potente, solare, vivo, fresco. In partenza un po' imbolsito da un eccesso di legno che poi però si ritrova in equilibrio con il frutto.
Sembra fatta, il vino è pronto, poche bottiglie, mai più di qualche migliaio. Eppure è qui che arrivano le difficoltà: Patrizia deve posizionarlo ad un prezzo un po' più alto per rientrare nelle spese di una viticoltura eroica, gestita a terrazzamenti dove la meccanizzazione è impossibile. Ma è qui il primo muro forte, quello della ristorazione che punta sempre al ribasso e che, quando prende una o due casse, paga con ritardi ciclopici, di tre, cinque, sei mesi. Anche un anno.
La vera difficoltà, per Patrizia e per tutte le aziende nate in quel decennio, è creare il marchio, cosa avvenuta negli anni 90. Ma non ci sono nuovi vini eventi, i media sono smaliziati e non sono disposti ad osannare ogni novità come prima mentre la critica si disperde nei mille rivoli delle mille tribù del 2.0.
Non sono mancati i momenti di scoraggiamento: vendere, superare l'ignoranza di molti ristoratori, far capire che una buona bottiglia deve costare è un lavoro ciclopico. Ed è così che d'improvviso Patrizia trova l'uovo di colombo: abbinare la bellezza sconvolgente della proprietà al suo vino, in poche parole far vedere dove nasce il Ragis e farlo acquistare solo in cantina.
Il gioco riesce anche grazie alla ripresa del turismo degli ultimi quattro anno. Ora la vita di Patrizia, seguita da Gennaro Reale che lavora nella nuova piccola cantina finalmente costruita dopo aver superato tutti gli ostacoli burocratici di cui è capace l'Italia dei muri di gomma, scorre più tranquilla. Sono tanti gli stranieri che vengono, mangiano qualcosa di semplice, tipico delle nostre parti, che poi comprano il Ragis e il Vitamenia, il rosato che da qualche anno ha affiancato il rosso. Incasso immediato, 100 per cento, senza lasciare nulla a rappresentanti e rivenditori. Oggi la piccola azienda è un presidio di bellezza in un territorio stupendo e le bottiglie sono dépliant che viaggiano in tutto il mondo. Alla fine la qualità premia sempre chi la sogna e il segreto è essere mossi dalla passione.
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