L’incidenza dei tumori è aumentata di circa l’80% a livello globale negli ultimi 30 anni e, tanto, nonostante gli enormi progressi tecnologici in ambito medico-scientifico che, attualmente, consentono di diagnosticare patologie più meno gravi e/o più o meno rare in maniera molto precisa e rapida. E’ recentissima, infatti, la pubblicazione scientifica sulla rivista specializzata in medicina oncologica, BMJ Oncology, in cui si evidenzia un aumento dell’80% dello sviluppo dei tumori a livello globale. Piu’ nello specifico, i ricercatori hanno esaminato i dati provenienti da 204 paesi tra il 1990 ed il 2019, rilevando che l’ incremento della patologia, negli ultimi 30 anni, non solo si concretizza nella presenza di oltre di 3,26 milioni di casi di cancro ma che gli stessi, purtroppo, avrebbero un esordio precoce, sviluppandosi in pazienti con età inferiore ai 50 anni. In linea teorica si definisce “esordio precoce” la diagnosi che si ottiene tra i 14 ed i 49 anni.
I tumori più rappresentativi, sono quello al seno che costituisce il 16,5%, dei casi più precoci, seguito dal cancro alla prostata e da quello rinofaringeo.
I dati discussi sono certamente preoccupanti ma non possiamo esserne stupiti.
Cattiva alimentazione, uso di alcol e tabacco, inattività fisica ed obesità svolgerebbero un’azione sinergica importante.
A questo punto, allora, vale la pena considerare anche i livelli di inquinamento ambientale. La qualità dell’ambiente, infatti, influisce severamente non solo sullo sviluppo delle patologie croniche, inclusi i tumori, ma svolge un ruolo epigenetico responsabile anche dell’esordio precoce. Ancora, i contaminanti ambientali se accumulati nell’organismo umano interferiscono con le cure del paziente, facendo aumentare così anche il numero dei decessi.
* Direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia