Inseguimento tra rom, Duccio non ce l'ha fatta. A Firenze tensione nel campo nomadi

Inseguimento tra rom, Duccio non ce l'ha fatta. A Firenze tensione nel campo nomadi
Inseguimento tra rom, Duccio non ce l'ha fatta. A Firenze tensione nel campo nomadi
Lunedì 11 Giugno 2018, 14:53 - Ultimo agg. 12 Giugno, 09:41
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Non ce l'ha fatta Duccio Dini, il 29enne travolto ieri da un'auto impegnata in un folle inseguimento lungo le vie di Firenze, nel quartiere dell'Isolotto. Duccio è stato investito mentre era fermo al semaforo per andare a lavoro. Ricoverato in condizioni disperate all'ospedale di Careggi, è stato dichiarato morto al termine di un accertamento dell'attività encefalica durato sei ore. 

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I familiari hanno dato il consenso alla donazione degli organi. I tre uomini che si trovavano sulle auto, tutti nomadi residenti nel campo del Poderaccio, adesso sono accusati di omicidio volontario con dolo eventuale. E mentre il sindaco Dario Nardella annuncia il lutto cittadino, il ministro dell'Interno Matteo Salvini, esprime il suo cordoglio alla famiglia e dice che presto sarà a Firenze «per affrontare la questione della sicurezza e per porre un argine alla criminalità diffusa in alcune zone della città».

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Intanto qualche momento di tensione in serata alla manifestazione organizzata da Fratelli d'Italia dov'è arrivata la notizia della morte del 29enne. Un gruppo di manifestanti si è staccato dal corteo e ha cercato di entrare nel vicino campo del Poderaccio, presidiato dalle forze dell'ordine. I manifestanti hanno scandito slogan per chiedere lo smantellamento del campo e qualcuno ha cercato di entrare forzando il cordone di polizia. Poi qualche offesa è volata, poco lontano, anche nei confronti di una famiglia straniera che vive lì vicino. 




Sul fronte dell'inchiesta le accuse per i tre uomini sono aggravate dal fatto che per gli inquirenti impegnandosi nell'inseguimento a tutta velocità loro hanno accettato il rischio di uccidere qualche malcapitato, cosa che purtroppo è accaduta. Domani mattina il pm Tommaso Coletta conferirà l'incarico al consulente tecnico nominato per l'esecuzione dell'esame medico legale sul cadavere del 29enne. Cadute, invece, le accuse sollevate inizialmente nei confronti del 43enne rom inseguito. Era alla guida di una Opel Zafira che è stata speronata e poi è andata fuori strada incendiandosi. L'uomo, che ha riportato 30 giorni di prognosi per un trauma cranico, è adesso considerato dai carabinieri come un semplice testimone del fatto.

Non è stato lui a far scattare l'inseguimento. Sono stati i suoi tre familiari, tra cui il suocero Amet Remzi e il nipote Mustafa Dehran - entrambi arrestati - che dovranno rispondere anche dell'accusa di lesioni gravi in concorso nei suoi confronti. Avevano deciso di mettere in atto una spedizione punitiva verso il 43enne, che venerdì scorso al Poderaccio aveva aggredito il suocero con un pugno al volto, accusandolo di continue intromissioni nella sua vita familiare e minacciandolo di lasciare la moglie.

Per questo, ieri il suocero e gli altri familiari hanno deciso di attenderlo nel parcheggio di un centro commerciale di via Canova. Il 43enne si è dato alla fuga, inseguito dalle altre due vetture, fino alla carambola all'incrocio tra via Canova e via Martini. In tarda serata gli esponenti di FdI, guidati dal deputato Giovanni Donzelli, hanno lasciato la zona della manifestazione insieme a un centinaio di persone con le quali hanno poi fatto un minuto di silenzio all'incrocio tra via Canova e via Martini. Le forze dell'ordine continuano a presidiare l'ingresso del campo vicino al quale stazionano ancora alcuni manifestanti.​​

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