«Flows in itinere», un'App connette la storia millenaria di Napoli col presente

«Flows in itinere», un'App connette la storia millenaria di Napoli col presente
Martedì 23 Maggio 2017, 17:33 - Ultimo agg. 19:31
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Dal 25 al 28 maggio in piazza del Plebiscito, trasformatasi per il terzo anno consecutivo nel più grande villaggio interattivo della scienza, presso il Padiglione 4 sarà possibile partecipare al laboratorio dimostrativo che intende proporre al visitatore il confronto tra il viaggio nel passato e quello del futuro: il primo mediante la diretta esperienza di conoscenza delle tecniche e delle finalità degli antichi assi viari, il secondo attraverso una coinvolgente visita virtuale che, grazie alle più attuali risorse della tecnologia digitale, condurrà il pubblico nel cuore della città partenopea.

L’allestimento, curato dal professor Armando Cartenì (docente di pianificazione dei trasporti - UniNA, DICEA), dal professor Federico Rausa (docente di Archeologia Classica - UniNa, DSU) e da Pietro Storti del Progetto città d’arte, da una parte svelerà i segreti dei capolavori ingegneristici di epoca romana in una vera e propria officina che mostrerà la progettazione di un battuto stradale, dall’altra permetterà di vedere, all’interno di una scenografia abitabile che rimanda ad un vagone ferroviario, un breve video che simula il funzionamento di una app pensata per chi si avvicina a Napoli per studio, lavoro o turismo, e che ha l’obiettivo di facilitare la mobilità all’interno dell’area metropolitana usando tutte le forme di trasporto disponibili e mettendole in relazione con il patrimonio artistico e culturale della città. Tutto in una “connessione”, tema di questa 31esima edizione di Futuro Remoto, tra la viabilità dioggi e le evidenze storico-archeologiche greche, romane o aragonesi.

«Flows in itinere significa coniugare uno spostamento con l’offerta culturale del luogo di destinazione, il tutto attraverso le più recenti tecnologie di comunicazione e di informazione - spiega il professor Armando Cartenì -. Si pensi, ad esempio, ad un professionista che si reca in una grande città per lavoro e che ha a disposizione solo poche ore da poter dedicare ad attività culturali possibilmente vicino al suo albergo, ovvero ad un turista che decide di visitare una città d’arte italiana per sole 24/48 ore e non sa su cosa concentrarsi, è anche a questi utenti che si rivolge il progetto Flow in itinere. A differenza dei molteplici prodotti già presenti in commercio, l’App Flow in itinere potrà, tra le varie funzioni previste, suggerire in base alle esigenze specifiche del viaggiatore una o più soluzioni culturali personalizzate tra cui scegliere. L’App la si immagina direttamente collegata ad un servizio di trasporto, ad esempio attivata nel momento in cui si acquista un biglietto del treno o dell’aereo e che rimanga consultabile per tutta la durata del viaggio».

«È indubbio che la grande eredità lasciata dai Romani consista nell’avere lasciato indissolubili conseguenze che investono i più diversi ambiti, linguistico, artistico, letterario, religioso, grazie alla costruzione di una rete stradale di oltre 120.000 km, autentico sistema linfatico dell’impero romano – sottolinea il professor Federico Rausa -. E ciò perché le antiche viae publicae romane, diremmo oggi le strade statali, non furono solo carreggiate dalle avanzate caratteristiche tecnologiche per concezione progettuale e messa in opera, ma anche autentici vettori culturali, capaci, laddove esse penetravano, di innescare processi di sviluppo economico e promozione culturale. Meritano di essere ricordati, a titolo esemplificativo e fra i tanti, gli esempi della romanizzazione delle provincie di Gallia, Germania e Britannia dove, cessata la contrapposizione militare, la “conversione” delle vie ad un uso commerciale favorì l’avvio di virtuosi processi di sviluppo economico. Lungo il loro percorso si mossero, infatti, flussi commerciali di materie prime e manufatti artigianali e industriali diretti verso i mercati interni o anche verso quelli esterni lungo le rotte commerciali del Mediterraneo».

«Le città italiane sono estremamente carenti di servizi di questo tipo, nonostante siano tra le più ricche al mondo per la qualità e la quantità dell’offerta culturale.  L’App che abbiamo potuto immaginare - chiosa Pietro Storti -, grazie a una proficua collaborazione interdisciplinare, cerca di colmare questo vuoto con una risposta che ha l’obiettivo di offrire in un futuro prossimo un servizio utile, colto e accattivante».
 
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