Tra produzione 4.0 e robot
l'uomo è sempre più strategico

Tra produzione 4.0 e robot l'uomo è sempre più strategico
di Cristian Fuschetto
Lunedì 19 Giugno 2017, 09:10
3 Minuti di Lettura
Rispondendo alla domanda di un operaio, Frederick Taylor spiegò con franchezza pari al suo genio gestionale: «Voi siete pagati per lavorare, non per pensare». Era il 1911. A distanza di un secolo, intelligenza artificiale e internet delle cose fanno notare anche ai più distratti che a pensare e finanche a parlare tra loro sono oggi le macchine. Requiem per il lavoro? «Nient’affatto, il fattore umano nei processi di produzione 4.0 diventa sempre più strategico». A parlare è Antonio Maria Zinno, presidente di SSM, giovane azienda di Pomigliano specializzata in progettazione nei settori automotive e aerospaziale con solide collaborazioni con gruppi come Fca, Proma e Ferrari.

In programma trenta nuove assunzioni
SSM ha dato una decisa sterzata nella direzione del digital manufacturing sotto il segno dell’integrazione tra intelligenza delle macchine e intelligenza dell’uomo. Ha brevettato dei visori smart per aumentare le performance degli operai e già fornisce soluzioni avanzate per la simulazione dei processi di fabbricazione di qualsiasi prodotto in modo da ottimizzare i costi delle imprese, soprattutto le più piccole. Con queste soluzioni si sta affermando sul mercato internazionale (ha sedi in Repubblica slovacca, Brasile, Turchia e Cina), tanto da dover assumere nuovo personale: ai novanta dipendenti attuali (età media 35 anni) andranno ad aggiungersi altri trenta nei prossimi sei mesi. Una piccola smentita agli apocalittici dell’“invasione” dei robot: il lavoro non si distrugge, semmai si crea e in ogni caso si trasforma.
 
Gli operai diventano bionici
«Abbiamo sviluppato – spiega Zinno – un occhiale dotato di telecamera in grado di riprendere e analizzare l’attività umana su lavoro. In questo modo è innanzitutto possibile capire se ci sono problemi di sicurezza per il lavoratore, e allo stesso tempo individuare margini per rendere più efficaci le sue operazioni». Un esempio? La distinzione dei colori delle cuciture degli interni auto. Fino a poco tempo fa, gli esperti sulla catena di montaggio di automobili effettuavano visivamente questi controlli. Ora, però, viene utilizzato un sensore per automatizzare il processo.

Questo sistema lavora a una elevata risoluzione di misura ed è in grado di distinguere colori che all’occhio umano sembrano identici. Il costo del sensore è molto alto e oggi possono permetterselo solo grandi gruppi, il visore dell’azienda campana integrerà questa funzione a costi più contenuti mettendolo a disposizione anche di aziende più piccole. «Il progetto prevede lo sviluppo di un macchinario che integrandosi nel processo industriale permette di ottimizzare il prodotto valutando i difetti geometrici ed estetici», prosegue il numero uno di SSM. 

Storicamente specializzata in automotive, la SSM sviluppa progetti di ricerca con i Dipartimenti di Ingegneria Chimica, dei Materiali e della Produzione Industriale, e d Ingegneria Industriale della Federico II, con la Facoltà di ingegneria dell’Università Vanvitelli e con il Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
 
Fabbrica 4.0, cresce la domanda per le Pmi italiane 
La richiesta del mercato è forte, a partire dall’Italia dove cresce l’esigenza e quindi la domanda di transizione dalle linee tradizionali a quelle basate su sistemi integrati di analisi e gestione dei dati di produzione in tempo reale. Anche per rispondere a questo bisogno è da poco nata dalla famiglia di SSM una startup che si sta facendo notare. Si chiama Linup e dopo aver vinto l’anno scorso il Premio Lamarck nel corso dell’edizione napoletana dello Smau, è volata proprio in questi giorni in Germania tra la folta delegazione campana in missione allo Smau – Italia RestartsUp Berlin.

«Simuliamo il funzionamento di uno stabilimento di produzione. Venticinque anni fa – conclude Zinno – l’automobile veniva disegnata a mano, oggi viene fatto tutto in virtuale. Serve fare lo stesso per le fabbriche e non solo per i prodotti. Siamo in grado di valutare in anticipo la funzionalità di ambienti in 3D e l’impatto cinematico dei flussi della produzione. Si tratta di aspetti essenziali se si considera che attualmente il mercato esige produzioni flessibili. In sei mesi una linea di produzione va aggiornata e a volte rivoluzionata». Spiace scomodare Bauman, ma anche la fabbrica è diventata liquida. 
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