Sud, si torna a crescere
grazie ai robot

Sud, si torna a crescere grazie ai robot
di Nando Santonastaso
Giovedì 20 Luglio 2017, 09:43
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Inviato

ROMA. Nel Mezzogiorno che cresce spuntano anche i robot. Cresce il numero delle imprese che li adotta nei percorsi produttivi al punto che la loro percentuale è quasi il doppio della media nazionale. È l'effetto di Industria 4.0, il piano del governo che punta sul digitale e sull'innovazione e che al Sud sembra essere meno sconosciuto di quanto si potesse immaginare. Non sono grandissimi numeri, però anche perché l'uscita dalla crisi è ancora graduale sebbene corroborata da indicatori sempre più positivi e convincenti. Ma dal Check up Mezzogiorno elaborato da Confindustria e da Srm e presentato ieri mattina in viale dell'Astronomia emerge che proprio dall'industria che arrivano le maggiori soddisfazioni per l'economia meridionale. Cifre importanti, come il + 3,4% del settore registrato a fine 2016 o il +12,3% che emerge dall'export dei primi tre mesi, cinque punti in più di quello relativo alle altre aree del Paese. C'è, insomma, un clima decisamente migliore ma non al punto da immaginare a breve e medio termine che anche gli altri fattori che hanno appesantito e stoppato la crescita del Sud volgano al sereno. Lo dimostra il fatto, puntualmente emerso dallo studio dei ricercatori coordinati da Massimo Sabatini di Confindustria e Massimo De Andreis di Srm, che la disoccupazione giovanile resta una emergenza assoluta, con il 56,1 % degli under 35 senza lavoro e ben un milione e ottocento mila neet, i ragazzi cioè che non cercano un lavoro e non hanno un titolo di studio adeguato.

È proprio a questi dati che fa riferimento il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, nella conferenza stampa alla quale partecipano anche il presidente del comitato delle Regioni di Confindustria, Stefan Pan, e il vice presidente Natale Mazzuca: «Ho la sensazione- dice Boccia con il consueto realismo- che siamo alla ricreazione. Abbiamo svoltato, siamo usciti dall'emergenza ma siamo ancora in una fase di transizione». Per i giovani, aggiunge il presidente, «serve un grande piano, intergenerazionale, per farli entrare nelle fabbriche. Non si può continuare a parlarne senza fare niente. Basta chiacchiere, servono i fatti». E cioè «il taglio del cuneo fiscale per tre anni per i nuovi assunti che costerebbe un terzo del progetto pensioni di cui abbiamo sentito parlare nei giorni scorsi. Dire che vogliamo assicurare una pensione ai giovani e non il lavoro è offensivo». Boccia non ha dubbi, la questione giovani soprattutto al Sud «rischia di essere il detonatore del futuro. Se vogliono risolverla dando le pensioni ad altri ed un contentino ai giovani siamo sulla strada sbagliata. Le generazioni passate dovrebbero essere più generose, è ora che comincino a pensare ai loro figli».

Insomma, Confindustria torna a rilanciare l'esigenza di un patto per i giovani che passi attraverso il potenziamento delle politiche di coesione europee, anche perché, insiste Boccia, l'Italia non può più essere considerata il sud Europa ma per quello che è, il centro del Mediterraneo. Resta, però, sullo sfondo l'indiscutibile concretezza di un Mezzogiorno che ha ripreso a marciare, che è diventato un polo insuperabile per l'attrattività turistica ( dieci milioni di visitatori nelle regioni meridionali con una spesa di 3,6 miliardi di euro nel 2016). Che vede crescere il fatturato non solo delle grandi imprese ma anche, per la prima volta dall'inizio della crisi, quello delle piccole imprese, in particolare del settore manifatturiero. Che, ancora, consolida nell'export di macchinari e della farmaceutica un trend di crescita del tutto competitivo anche su scala europea. Ma la vera novità, come detto, che emerge dal Check up Mezzogiorno arriva dall'incremento delle macchine utensili, una delle roccaforti della crescita dell'industria del Nord. C'è molto di questa sorpresa nell'incremento del PIL che già l'anno scorso era stato pari a quello della media nazionale ma che anche nei primi mesi del 2017 si conferma sulla stessa falsariga. Il miglioramento della quantità e della qualità delle macchine utensili nelle aziende meridionali, secondo i dati illustrati ieri dal direttore Ucimu, l'associazione di Confindustria che rappresenta i produttori del settore, è indice di un'accelerazione verso volumi produttivi assolutamente all'altezza delle sfide imposte dalla competizione globale al sistema industriale di ogni Paese europeo. Insomma, il tentativo di recuperare il terreno perduto negli anni della crisi sembra essere diventato il dna delle imprese meridionali. L'andamento della spesa per investimenti pubblici, prima di tutto infrastrutturali, non accompagna questa tendenza». E a peggiorare lo scenario contribuisce ancora un'offerta insufficiente di credito «che fatica a seguire la domanda, soprattutto delle imprese».

È uno degli elementi negativi emersi dal rapporto, una sorpresa a tutti gli effetti se si considera che spesso nel recente passato era stato garantito da parte delle banche un impegno massiccio a sostegno delle aziende meridionali. In realtà, stando ai dati illustrati ieri gli impieghi totali al Sud sono tornai a calare e la stessa intensità creditizia (cioè il rapporto tra impieghi e PIL), «registra un'inattesa frenata, solo in parte spiegabile con la crescita moderata del PIL stesso. Così, mentre il profilo di rischio delle imprese tende progressivamente a migliorare, l'espansione della domanda di credito non riesce ad essere del tutto soddisfatta dall'allentamento, seppur dicibile, delle condizioni praticate per l'offerta di credito», spiega il rapporto.