Premio per la ricerca under 35:
tre napoletani sul podio del Mit

Premio per la ricerca under 35: tre napoletani sul podio del Mit
di Rossella Grasso
Martedì 29 Maggio 2018, 10:46 - Ultimo agg. 10:52
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A Fuorigrotta, nei pochi metri quadrati che separano le sedi di ingegneria della Federico II e l’Istituto Italiano di Tecnologia, lavorano tre brillanti ricercatori. Flavio Farroni, Velia Siciliano e Francesca Santoro si sono aggiudicati il premio della Mit Technology Review che ogni anno seleziona in Italia 11 ricercatori under 35 per l’originalità e la rilevanza del loro impegno scientifico, tecnologico e imprenditoriale.

Tre napoletani su 11 è un ottimo risultato e testimonia quanto la ricerca in Campania stia dando i suoi frutti. Per i tre ricercatori questo succede grazie a iniziative come il polo di San Giovanni a Teduccio e alle aziende che sempre più sono spinte a conoscere le realtà locali. A questo si aggiunge che fare ricerca a Napoli non è più una chimera come un tempo: Flavio ha deciso di investire qui le proprie competenze senza emigrare, Velia e Francesca, invece, hanno proprio deciso di tornarci.
 


Dopo un dottorato con Ferrari e numerose attività in collaborazione presso aziende come Ducati Corse e Pirelli, Flavio ha messo su con altri due colleghi Megaride, uno spinoff della Federico II e startup innovativa incubata presso Campania New Steel. Il team sviluppa modelli e procedure utili ai costruttori di veicoli, agli sviluppatori di pneumatici, ai team corse ed alle società di gestione dell'infrastruttura stradale e del traffico, in cerca di soluzioni nel campo delle simulazioni real-time, degli algoritmi per la sicurezza stradale e di comunicazione interveicolare V2V e V2I in scenari di smart mobility. Flavio è stato premiato per il suo impegno nello sviluppo di modelli fisici per lo studio e la riproduzione dei fenomeni riguardanti l’interazione tra pneumatico e strada. Un’iniziativa che ha già attirato l’attenzione dei grandi player internazionali che confermano quanto la sua ricerca sia non solo originale ma anche utile. E per Flavio, che coordina la commissione startup dell'Ordine degli ingegneri, anche orgogliosamente made in Naples.

Dopo anni in giro per il mondo, Francesca prima in Germania poi a Stanford, e Velia a Londra e al Mit di Boston, hanno deciso di tornare e di portare a Napoli tutto quello che hanno imparato all’estero. «Siamo cervelli in prestito più che in fuga – hanno detto – per noi ricercatori è importante imparare all’estero quante più cose possibili per poi migliorare la ricerca nei nostri laboratori». E così è stato. Velia e Francesca sono tornate in Italia grazie ad un reclutamento «Tenure Trak», un sistema che consente alle aziende e alle università di assumere ricercatori a tempo determinato prima, e a tempo indeterminato poi, se si superano con successo le valutazioni di una commissione scientifica  in base a una call internazionale. Si tratta di un metodo applicato negli Stati Uniti e che anche l’Istituto Italiano di Tecnologia ha deciso di adottare, rendendo le due dottoresse le più giovani a livello nazionale a capeggiare un team di ricerca.  L’internazionalità si respira a pieni polmoni nel loro laboratorio dove si parla in inglese perché tra i collaboratori ci sono laureandi e ricercatori provenienti da diverse parti del mondo.

Francesca, ingegnere bioelettronico, si è aggiudicata la menzione del Mit per il suo impegno nella fabbricazione di un cerotto 3D con cella solare, flessibile, monouso e a basso costo che serve a stimolare la riparazione di brani di pelle danneggiata. Questo cerotto converte la luce in "impulsi" elettrici che possono accelerare la proliferazione cellulare della pelle e quindi accelerarne la riparazione. Si tratta di un approccio unico che supera la limitata disponibilità di sostituti della pelle attuali e può avere una commercializzazione diretta dopo la convalida clinica. Basti pensare ai grandi ustionati che grazie al cerotto solare potrebbero guarire in tempi brevi. Il prototipo del cerotto sarà pronto entro i prossimi 5 anni.

Invece Velia, biotecnologo medico, sta lavorando a come combattere i tumori a partire da specifiche modifiche di alcune cellule del sistema immunitario. La sua ricerca presto porterà a soluzioni specifiche e per questo con una risposta migliore. Il MIT ha premiato Velia per la sua ricerca sull’ integrazione di multipli segnali immunosoppressivi che inducono una forte attività dei macrofagi in ambiente tumorale. Car-T è una forma di immunoterapia basata sulla manipolazione genetica del genoma delle cellule T che è risultata in un enorme successo nel trattamento di tumori del sangue (leucemia linfoblastica acuta e linfoma a cellule B). Questa terapia però non trovava ancora applicazione nei tumori solidi. Ci ha pensato Velia con i suoi macrofagi che si infiltrano in quasi tutti i tumori solidi.

Flavio, Velia e Francesca il 12 giugno andranno a Bologna a ritirare il premio.
Un’occasione di far circolare le proprie idee e fare rete a livello internazionale.  Il premio è il frutto di anni di lavoro e sacrifici ma i tre hanno tenuto duro e ce l’hanno fatta. «La resilienza è la maggiore virtù del ricercatore – dice Velia, sorridendo – nonostante le batoste e le difficoltà essere perseveranti premia sempre».

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