​De Vincenti: «Sud, verso le zone
speciali possibile accordo con Ue»

De Vincenti: «Sud, verso le zone speciali possibile accordo con Ue»
di Nando Santonastaso
Sabato 25 Marzo 2017, 09:13 - Ultimo agg. 10:51
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Ministro De Vincenti, ci sono ancora dubbi e resistenze sui vantaggi che il piano Industria 4.0 potrebbe garantire ad un’area ricca di produzioni tradizionali e artigianali come il Sud: condivide queste perplessità? Non c’è il rischio di perdere altre quote di occupazione specie giovanile?
«Al contrario, Industria 4.0 significa ampliare le possibilità di far conoscere le produzioni di qualità che caratterizzano il Mezzogiorno d’Italia, potenziandone le capacità di penetrazione sui mercati internazionali: 4.0 ridefinisce le dimensioni efficienti dei processi produttivi e consente di riscoprire il ruolo e gli spazi di mercato di quelle produzioni tradizionali e artigianali di cui lei parla. È quindi una risposta positiva alle sfide della globalizzazione che apre nuove possibilità di lavoro proprio per i giovani, che sono i più portati nell’utilizzo delle nuove tecnologie digitali». 

Ma nei Patti con Regioni e Città metropolitane del Mezzogiorno c’è qualcosa che somigli almeno allo scenario indicato da Industria 4.0?
«Più di qualcosa. C’è una impostazione di politica industriale fatta di interventi destinati a promuovere l’innovazione: ottimizzazione dei processi produttivi, automazione, gestione avanzata della logistica. Oltre ai consistenti investimenti per realizzare la copertura completa della Banda Ultra Larga, ricordo gli interventi di sostegno ai processi produttivi di eccellenza (aerospazio, automotive, cantieristica, agroalimentare, moda, ecc.), gli aiuti alla ricerca e all’innovazione, gli interventi per la promozione di impresa, nonché gli strumenti per facilitare il credito alle imprese che investono in innovazione. Complessivamente, nella predisposizione dei Patti per il Mezzogiorno si è posta molta attenzione agli interventi finalizzati allo sviluppo economico e produttivo dei territori, prevedendo circa 1,75 miliardi di risorse FSC 2014-2020 per quest’area tematica, che corrispondono ad un importo totale di investimenti pari a circa 7,3 miliardi».

A proposito dei Patti: i sindacati e Confindustria lamentano che Regioni e Città metropolitane abbiano utilizzato i Patti per completare progetti bloccati piuttosto che guardare al nuovo, ad esempio ai settori della ricerca e dell’innovazione: che ne pensa?
«Ho appena spiegato, con gli esempi della politica industriale, che le cose stanno in modo ben diverso. Che poi sul versante infrastrutturale e ambientale oltre a progettare nuovi interventi, come pure nei Patti facciamo abbondantemente, si completino opere rimaste ferme per anni è solo un bene: nulla è più inutile di una infrastruttura rimasta a metà o di un risanamento ambientale rimasto sulla carta. I cittadini hanno diritto di vedere finalmente realizzate opere e bonifiche necessarie al loro territorio». 

Il governo, come ha detto il premier Gentiloni, sarà sempre più impegnato sul Sud: a cosa pensa esattamente Palazzo Chigi?
«Primo: a realizzare concretamente i progetti che abbiamo messo in campo con il Masterplan e i Patti, perché non basta progettare, è ora di realizzare. Secondo: a sviluppare le grandi nervature infrastrutturali che colleghino tra loro le regioni del Sud e colleghino il Sud con il Centro-Nord, perché l’Italia sia sempre più l’Italia unita. Terzo: a sostenere con il credito d’imposta gli investimenti delle imprese nel Mezzogiorno e con la decontribuzione le assunzioni dei giovani meridionali, perché le eccellenze del Sud possano giocare fino in fondo la propria partita. Quarto: stiamo definendo con la Commissione Europea i criteri di definizione di possibili zone economiche speciali e gli strumenti attivabili per promuoverne l’attrattività e farne perni di sviluppo. In sintesi è proprio come ha detto il Presidente Gentiloni: il Governo è sempre più impegnato sul Sud».

Le startup sono una bella realtà in molte aree del Mezzogiorno: pensa che sarà possibile garantire loro il sostegno finanziario di cui hanno bisogno per veder crescere le loro idee?
«Ricordo prima di tutto che le start-up, in particolare quelle innovative, godono oggi, grazie alle innovazioni introdotte dal Governo Renzi, di incentivi rilevanti, che dal 2017 sono stati resi stabili dalla Legge di bilancio, ovvero non devono essere rinnovati di anno in anno. Questi si aggiungono agli altri strumenti di sostegno agli investimenti che abbiamo varato e che fanno sì che le condizioni per investire nel Mezzogiorno non siano mai state così vantaggiose come oggi. Le imprese che investono nel Sud in impianti e macchinari godranno nei prossimi 3 anni di un credito d’imposta - 45% per le piccole, 35% per le medie e 25% per le grandi - cumulabile col super ammortamento e, se ricadenti nella fattispecie rilevante, addirittura con l’ iper-ammortamento; chi assume un giovane nel 2017 gode della decontribuzione totale; abbiamo messo in campo programmi di finanziamento gestiti da Invitalia e finalizzati primariamente al Mezzogiorno, da Smart&Start per le start-up innovative, al Fondo Rete Incubatori, rivolto principalmente ad iniziative nel settore manifatturiero, al programma Autoimprenditorialità rivolto ai giovani imprenditori». 

Che ne pensa dell’acqusizione di Banca del Mezzogiorno da parte di Invitalia?
«Per il finanziamento delle imprese meridionali il governo sostiene l’acquisizione della Banca del Mezzogiorno da parte di Invitalia proprio allo scopo di focalizzare maggiormente la sua attività sulla mission originaria di finanziamento all’economia meridionale, che si era in parte persa. Come si vede, il novero di strumenti in campo è notevole, si tratta di creare anche le condizioni ambientali e di fiducia per cui essi producano i frutti sperati. Deve inoltre cambiare la percezione sul fare impresa a meridione. Il nuovo rapporto della Fondazione Ugo La Malfa dimostra come in realtà, nonostante le esternalità ambientali, le imprese più produttive del Sud siano più profittevoli di quelle analoghe del Nord, considerando differenziali di produttività e salariali. Insomma, esiste un chiaro margine di convenienza per investire ma bisogna ritrovare la fiducia».

A che punto è la spesa dei fondi Ue della nuova programmazione? Il Sud è meno in ritardo degli altri anni o è cambiato poco finora?
«Sono stati già stati attivati interventi che corrispondono a 13,6 miliardi, cioè oltre il 26% dei fondi FESR e FSE disponibili. Questo dato di avanzamento segnala un miglioramento molto significativo rispetto al passato e riguarda sia i programmi operativi nazionali (PON) sia quelli regionali (POR), sia il Centro-Nord che il Sud».

Ma l’instabilità politica non può condizione anche prospettive a breve termine di questo governo?
«Compito del Governo è lavorare per risolvere problemi e spingere sull’acceleratore della crescita, che c’è ma che non viene ancora percepita a sufficienza. Soprattutto al Sud. Si lavora oggi, giorno per giorno, per aprire prospettive che rispondano ai bisogni dei cittadini italiani».
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