Poly, la più piccola stampante 3D
eco è made in Campania | Foto

Poly, la più piccola stampante 3D eco è made in Campania | Foto
di Rossella Grasso
Giovedì 2 Novembre 2017, 15:22
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«La verità è che ogni relazione duratura si basa sull’essere appassionati alle stesse cose». Ne è convinto il team di 3D Rap, giovane startup nata nel piccolo borgo di Capocastello, in provincia di Avellino che, della passione per le nuove tecnologie ha creato un progetto davvero originale. Domenico, Antonio, Beniamino, Davide, Giovanni e Adriano hanno ideato e creato Poly, la prima stampante 3D portatile, totalmente ecosostenibile, multi-tool, per grandi e bambini che può stampare di tutto, anche i cioccolatini. Hanno tutti meno di 30 anni, eppure sono già riusciti a sbalordire i visitatori del Technology Hub 2016 di Milano: nessuno aveva mai visto prima una stampante così piccola ed ecosostenibile adatta a qualsiasi tipo di uso, dal gioco agli affari.
 

 


Poly è una stampante 3D la cui struttura è interamente stampata in 3D. È multitool, che utilizza un firmware e un software open source, fatta completamente in PLA, materiale biodegradabile totalmente ecologico. È azionata da un motorino per DVD, e questo chiude la triade delle parole chiave alla base della filosofia di 3DRap: open-source, eco-friendly, e upcycling. Poly è dotata di ugello estrusore, laser per incisioni, un kit per il cioccolato, tutti rapidamente sostituibili grazie a un meccanismo di attacco e sgancio magnetico. Ha un’area di stampa di 6cmx6cmx6cm e può realizzare, oltre a innumerevoli oggetti in plastiche diverse (pla, abs e altro), disegni e sculture di cioccolato.

«Stiamo pensando di aggiungere anche altri tools per non mettere nessun limite alla fantasia - racconta Domenico Orsi, uno dei talentuosi cervelli di 3D Rap, continuando - Noi consideriamo Poly un ottimo gadget sia per quanto riguarda l’appassionato di tecnologia che non conosce bene il mondo della stampa 3D ma che vuole conoscerlo senza spendere tantissimo, oppure come un ottimo strumento educativo che strizza l’occhio ai bambini: con la sua estetica e con la sua facilità di utilizzo, può essere usato come un giocattolo educativo che stimola la creatività sfruttando diversi materiali e tecniche».

La storia del team somiglia a quelle storie di successo di menti brillanti che si incontrano in un garage e iniziano a costruire. Tutto è avvenuto non in Silicon Valley, ma nella verde Irpinia. Sei ragazzi, quattro studenti di ingegneria, un designer e un web developer, tutti campani, abitano a poche spanne di terra l’uno dall’altro, ma si sono trovati per caso, accomunati dallo stesso entusiasmo per l’innovazione. In principio fu Arduino, a cui si è aggiunta la fucina inarrestabile dell’universo open-source. Ciò ha dato la possibilità al gruppo 3DRap di creare le proprie stampanti 3D, stabilendo ciò che sarebbe poi diventato uno dei punti saldi della mission dell’azienda: l’autoproduzione.

«Tutto il progetto nasce dallo studio dei motori dei lettori DVD – continua Domenico - Poi abbiamo recuperato pezzi di stampanti 2D, computer ormai considerati archeologia da rottamare per produrre il nostro piccolo prototipo. Successivamente abbiamo creato macchine biodegradabili per il nostro laboratorio, che all’inizio erano fatti con pezzi di scarto, poi ci siamo specializzati e abbiamo raggiunto un alto livello professionale, tanto che abbiamo iniziato a costruirne anche per aziende che hanno bisogno di macchine su misura». Tutto questo è prodotto a Capocastello, uno di quegli angoli di Italia dalla storia antica, dalle stradine che si intrecciano e si arrampicano su un terreno roccioso, ricco di tradizione, di fascino nostalgico, dove nemmeno la linea telefonica prende bene.

Dietro una delle porte di legno del borgo c’è quello che nessuno si aspetterebbe di trovare: un laboratorio popolato di stampanti 3D, simulatori di guida, quadricotteri e altre creature misteriose.
Questa apparente discrasia tra lo spazio carico di tradizione e il contenuto proiettato all’innovazione più all’avanguardia è uno degli aspetti più affascinanti dell’attività di 3D Rap. «Se il tempo sembra muoversi con pigrizia da queste parti – dicono i ragazzi di 3D Rap - la risposta non è necessariamente la fuga». Partendo da queste mura, da questo borgo, da questa terra dove tutto sembra immobile, 3D Rap ha costruito una rete di contatti che finora è arrivata in 70 paesi del mondo. A fine novembre partirà la campagna di crowdfounding su Kickstarter. «Il nostro progetto è già molto avanzato - conclude Domenico - speriamo di riuscire a trovare quanti più finanziatori possibile per industrializzare il nostro prodotto».

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